Un amore gay nella Germania nazista. Vivere tra le bombe
Testo* pubblicato sul sito dell’United States Holocaust Memorial Museum (Stati Uniti), liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Vivevamo tra molte bombe che esplodevano.
Caddero poche vere bombe a Berlino nel 1941 e all’inizio del 1942. Le “esplosioni di bombe” a cui si fa riferimento qui sono i forti conflitti all’interno della comunità ebraica su come reagire alle deportazioni naziste. Avrebbero dovuto andare quando glielo ordinavano? Dove andavano i mezzi di trasporto e cosa li aspettava?
- Avrebbero dovuto darsi alla clandestinità?
- I gruppi dell’He-halutz avrebbero dovuto stare insieme?
- O i membri dovevano stare con le loro famiglie?
In quel momento la scelta non era chiara.
Nathan Schwalb del He-halutz svizzera avvertì i gruppi He-halutz di Berlino di non attenersi all’ordine di deportazione. Ma molti genitori e la leadership ebraica erano contro ogni atto illegale e speravano di poter iniziare una nuova vita nell’est. Quando gli ebrei omettevano di segnalarsi, la polizia tedesca li radunava forzatamente, compresi i capi della comunità.
Cosa li aspettava?
Nei primi mesi delle deportazioni i nazisti dicevano alle loro vittime che si sarebbero stabiliti all’”est”. Le voci si diffondevano, ma poche persone avevano informazioni affidabili. Gad ricordò più tardi: “Informazioni di quanto succedeva veramente nell’est non iniziarono a trapelare prima del 1942. Si sentivano voci alla BBC su degli ‘abusi’ durante il trasporto e nei campi di concentramento…
Nell’agosto del 1942 ricevemmo una lettera da Nathan Schwalb a Ginevra. Scatenò il dibattito. Ci avvertiva ancora dei campi di sterminio nell’Europa dell’Est e diceva ai capi del He-halutz di Berlino di fare tutto il possibile per evitare la deportazione, anche fuggendo o entrando in clandestinità”
Nathan Schwalb
Nathan Schwalb (a sinistra) era la mente dell’ufficio internazionale del He-halutz di Ginevra, in Svizzera. Già nel 1941 aveva tentato di convincere la leadership ebraica di Berlino a organizzare vie di fuga. Durante la guerra Schwalb organizzò il sostegno ai gruppi He-halutz nell’Europa occupata dai tedeschi.
Uno di questi gruppi era lo “Chug Chaluzi” di Berlino, che fu guidato prima da Jizchak Schwersenz (a destra) e poi da Gad Beck. Queste foto mostrano Schwalb e Schwersenz dopo la fuga di quest’ultimo all’inizio del 1944 e Schwalb e i suoi colleghi dell’ufficio del He-halutz.
I capi della comunità
Alfred Selbiger era responsabile dei programmi della Aliyah Giovanile ed era in contatto regolare con i gruppi sionisti giovanili. Il 9 novembre 1942 venne preso come “ostaggio” dai nazisti insieme a venti altri capi della comunità ebraica, come punizione per gli ebrei che non avevano obbedito all’ordine di deportazione. Selbiger e altri sette vennero messi a morte nel novembre 1942.
* Il giovane Manfred ha preso nota di questo turbolento periodo in un piccolo taccuino fatto a mano, che ha dato al suo amico e compagno gay Gad Beck, che, sopravvissuto all’Olocausto, ha donato il taccuino allo United States Holocaust Memorial Museum (Stati Uniti) nel dicembre del 1999. Un taccuino di 17 pagine che illustra la vita quotidiana dei due amici, del loro gruppo e della cultura in cui vissero.
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