Maria Goretti e il martirio del corpo della donna
Riflessioni di Loris Cozzolino* autore della Pagina Facebook Ogni santo giorno
Maria era una bambina. Dodici anni è il tempo in cui si sviluppa la sua parabola umana. Figlia di braccianti marchigiani, si trasferisce con la famiglia agli inizi del ‘900 nell’agro pontino per cercare di sopravvivere.
Al momento della morte, Maria è alta solo un metro e trentotto centimetri, presenta una denutrizione grave ed è pesantemente afflitta dalla malaria, piaga endemica di molte zone malsane della penisola fino a metà del secolo scorso.
La storia di Maria potrebbe terminare qui e inserirsi nelle tante storie di infanzia negata e di estrema povertà; ma Maria subisce le molestie di Alessandro Serenelli, il figlio di un alcolizzato violento con cui i Goretti condividono l’abitazione. Il giovane infine prova a stuprare la bambina e di fronte alla resistenza di Maria, Alessandro la ferisce mortalmente con 13 colpi di punteruolo.
Pare che Alessandro Serenelli abbia poi confessato di aver ucciso Maria per finire in carcere ed avere così una vita migliore dell’inferno in cui si trovava. Ma questa è un’altra storia.
Si disse che Maria Goretti avesse perdonato il suo assassino in punto di morte e questo, unito alla difesa della propria intimità, ha spianato la via degli altari alla piccola che venne canonizzata nel 1950 alla presenza della madre e dei fratelli e dell’assassino ormai convertito!
Dopo il primo martirio, per il piccolo corpo di Maria ne inizia un altro ben peggiore.
Quel corpo di giovane donna denutrita, violatata e vittima di una bieca violenza, viene usato e strumentalizzato da tutti. Il clero, secondo una vecchia e rigida ripartizione dei generi purtroppo ancora in parte presente, ne fa un modello edulcorato per propagandare l’unico valore “concesso” alle donne, ossia quello della verginità.
Il governo fascista la strumentalizza per avere una santa patrona atta a consacrare le bonifiche e le nuove fondazioni urbane della zona pontina. Negli anni 60 e 70 viene invece costantemente rifiutata e sbeffeggiata da certi circoli femministi che la percepiscono come qualcosa di retrogrado e reazionario.
Tutti dimenticano la bambina; è il suo corpo devastato che interessa e ovviamente il suo imene intatto (lo so, è un’espressione forte).
Piccola Maria tu sei davvero santa e non perché forse hai perdonato chi ti uccise ma perché il tuo corpo e la tua vita sono l’altare stesso di ciò che la donna ha subito e patito e ahimè continua a subire, da ogni genere di uomo e di società.
Quella stessa donna che Dio ha, invece, reso il più alto, formidabile e sublime viatico di Grazia.
* Loris Cozzolino, classe 1986, archeologo paleocristiano, passione smodata per l’agiografia, l’esegesi biblica e la teologia di genere. Non rassegnato ad un’immagine di Chiesa legalistica e respingente, nella marginalità e nello “scarto” vede il Volto del Cristo di Dio. Il suo blog di agiografie lo trovate al link https://www.gionata.org/tag/ogni-santo-giorno/
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