“Maschio e femmina”. E “Dio ci creò anche omosessuali e transessuali”
Comunicato Stampa del 10 giugno 2019
Cammini di Speranza si esprime a caldo sul documento della Congregazione per l’educazione cattolica sul tema “gender”. Bene l’apertura al dialogo, alla riflessione in sede scientifica e alla diffusione della cultura delle pari opportunità e non discriminazione. Cerchiamo insieme di non alimentare paure che spesso serpeggiano incontrollate soprattutto negli ambiti educativi e famigliari.
Cammini di Speranza, associazione nazionale delle persone LGBT cristiane, membro fondatore del Global Network of Rainbow Catholics, esprime interesse per il documento emanato oggi dalla Congregazione per l’educazione cattolica “Maschio e femmina li creò – per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione”.
“Leggiamo positivamente diversi segnali di apertura – ha dichiarato il portavoce di Cammini di Speranza Andrea Rubera -, dal riportare la discussione dagli ambiti ideologici a quelli scientifici, al non mettere in discussione i percorsi di formazione scolastica ed extrascolastica sui temi delle pari opportunità e della lotta alla discriminazione per ogni causa (incluse le “tendenze affettive”), punto che sembra sgombrare ogni dubbio sull’opportunità di attività di educazione all’inclusione e all’accettazione e valorizzazione delle differenze”, al rimettere in circolo l’idea di pari opportunità tra uomo e donna nel rispetto delle differenze e senza alcuna subordinazione”.
“Su altri punti – continua Rubera – il percorso è ancora lungo. Le vite e i percorsi spesso dolorosi e accidentati delle persone transessuali e intersessuali non sembrano trasparire nella loro completezza dal documento che sembra soffermarsi sul pericolo di una indeterminata fluidità di concezione del genere. Su questi temi, il riferimento appare per lo più alla scienza medica mettendo in secondo piano diretti interessati e loro famiglie. Nell’incontrare le persone non possiamo rimanere indifferenti ai loro percorsi spesso dolorosi: pensiamo alle persone intersessuali a cui viene attribuito un genere alla nascita a seguito di intervento chirurgico, senza che loro possano esprimersi sulla percezione di sé. Accompagnare, inoltre, le persone transgender significa anche uscire dai confini della dimensione biologica per accogliere la loro piena dimensione spirituale e identitaria.”
Il percorso è quindi ancora lungo e da costruire all’interno delle comunità cristiane. Il rischio che si creino fantasmi inesistenti nei contesti famigliari e scolastici e che si blocchi ogni tentativo di formazione all’inclusione (riconoscerne il valore dovrebbe essere interesse di tutti) è ancora alto.
Va riconosciuto il valore dell’apertura ad un confronto sereno e non ideologizzato. Le donne e gli uomini omosessuali e transessuali cristiani italiani, sono a disposizione per costruire insieme, se ne ravviserà l’opportunità un percorso di conoscenza e approfondimento.
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