Matrimoni gay. Una stessa strategia per due opposte fazioni
Articolo di Francis DeBernardo tratto dal blog di New Ways Ministry (Stati Uniti), 23 novembre 2012, liberamente tradotto da Adriano C.
Trovo sempre sia un po’ curioso il fatto che persone di opposte posizioni politiche finiscano per adottare la stessa strategia per rispondere ad una diversa situazione. Un esempio: prima che l’uguaglianza del matrimonio divenisse legge nel Maryland, mia terra natale, un gruppo di sacerdoti interreligiosi si è riunito per firmare un atto di impegno nel quale decidevano che non avrebbero più firmato le licenze di matrimonio per le coppie eterosessuali, fino a che non avrebbero potuto farlo anche per le coppie lesbiche e gay.
Essi avrebbero continuato a svolgere la cerimonia religiosa per queste coppie, ma non avrebbero agito come agenti dello stato, fino a quando non si fosse riconosciuta l’uguaglianza anche del matrimonio per coppie gay e lesbiche.
Recentemente, George Weigel, uno scrittore cattolico conservatore, ha proposto una strategia simile per il clero cattolico, ma per uno scopo diverso. In un articolo su ‘First Things’, Weigel, preoccupato per i recenti successi elettorali nell’uguaglianza del matrimonio e la crescente accettazione sociale di tale fenomeno, suggerisce:
“… Sembra importante accelerare un dibattito serio nel cattolicesimo americano, sul fatto che la Chiesa non dovrebbe preventivamente ritirarsi dal business del matrimonio civile, il suo clero si opponga ad agire come agente del governo nel testimoniare matrimoni ai fini della legge statale.
“Se la Chiesa compisse questo passo drammatico ora, agirebbe profeticamente: rappresenterebbe una sfida allo stato (e alla cultura), sottolineando il fatto che ciò che lo Stato intende per ‘matrimonio’ e ciò che i cattolici intendono per “matrimonio”, sono radicalmente diversi, e che ciò che lo Stato intende per ‘matrimonio’ è sbagliato.
Se, tuttavia, la Chiesa fosse costretta a prendere questa posizione dopo che il “matrimonio gay” sia diventato legge nel paese, i cattolici sarebbero messi alla gogna come quei cattivi perdenti che raccolgono le loro bilie e fuggono dal gioco; se la Chiesa si ritirasse dal business dal matrimonio civile perderebbe la sua testimonianza-valore. Molti giovani sacerdoti preoccupati stanno discutendo tra di loro questa drammatica scelta, per il resto della Chiesa è il momento di partecipare al dibattito”.
Interessante. I progressisti e i conservatori finiscono con l’abbracciare la stessa strategia, ma per ragioni diverse. Joel Mathis, uno scrittore di PhillyPost.com, sottolinea che l’applicazione di questa strategia suggerita da Weigel non risolve alcun problema. Se i preti cattolici fossero costretti a sposare coppie gay e lesbiche, il boicottaggio potrebbe poi essere una risposta adeguata, ma questo non sarebbe assolutamente calzante:
“Questo potrebbe avere senso se la legalizzazione del matrimonio gay avesse costretto la Chiesa cattolica ad agire contro la sua coscienza collettiva, cioè, se la legge improvvisamente richiedesse ai sacerdoti di dare la loro benedizione alle unioni gay e lesbiche. Ma abbiamo una libertà del Primo Emendamento in materia di religione in questo paese, e ci sono zero probabilità che la Chiesa, contraria al matrimonio omosessuale, venisse costretta a compiere tali cerimonie. Il punto è che la Chiesa, o almeno la parte di essa che ascolta Weigel, non rispetta il resto di noi che vogliono il matrimonio omosessuale, sia che siamo cattolici oppore no.
Il che, è abbastanza irritante.”
Mathis continua a sottolineare che la strategia di Weigel è un male sia per la chiesa che per il resto della società. E’ un male per la Chiesa, perché alcune coppie potrebbero decidere di avere bisogno più di matrimonio civile che di un matrimonio sacramentale, e semplicemente rinunciare a quest’ultimo, accelerando così l’ulteriore calo di presenze alla partecipazione religiosa.
E’ un male per la società, sostiene Mathis, perché “… La società ha da sempre beneficiato di un’ampia partecipazione della Chiesa nella propria vita laica, dai suoi ospedali, al servizio delle adozioni, ai servizi per i poveri. C’è stata una tendenza crescente negli ultimi anni da parte della Chiesa di fare come i bambini che si prendono il loro pallone e se ne tornarnano a casa; a interrompere la fornitura di servizi a meno che tutte le persone coinvolte non giochino con le regole cattoliche. Non so chi ci guadagnerebbe se la Chiesa decidesse che, invece di rafforzare e sostenere la società, si mettesse in opposizione ad essa. Probabilmente nessuno. Ma è possibile che lo scopriremo presto”.
Egli conclude osservando quello che io considero il problema essenziale di tanti argomenti sulla libertà religiosa da parte dei conservatori: “La Chiesa cattolica non dovrebbe agire contro la sua coscienza. Ma la proposta di Weigel sul boicottaggio del matrimonio civile suggerisce una visione un po’ più ampia circa i confini della coscienza della Chiesa e che forse la giustifica. La Chiesa cattolica sta perdendo la battaglia sul matrimonio omosessuale in America, la questione ora è se si deciderà di perdere in un modo che possa causare una gran quantità di danno o meno”.
Quello che trovo più interessante è che, anche se il clero del Maryland di cui sopra e Weigel possono aver abbracciato la stessa strategia, nelle mani del primo, si presenta come una protesta di disobbedienza civile, ma nelle mani di quest’ultimo, sembra più come sbattere il naso senza curarsi del proprio volto.
Peggio ancora, è indicativo di una tendenza distruttiva di alcuni leader cattolici tradizionalisti nel costruire muri e fortezze intorno alla cultura cattolica di “proteggerla” dal mondo, piuttosto che costruire ponti verso il mondo per aiutare sia la chiesa e la società a crescere e a svilupparsi.
Testo Originale: When Opposing Sides Adopt the Same Strategy