Mentre don Nando prega contro l’omofobia altri fanno tutto il contrario
Riflessioni di Massimo Battaglio
Don Nando Ottaviani è un simpatico prete che tutti noi conosciamo. Parroco di tre comunità nel territorio di Capannori (Lucca), non ha mai fatto segreto di sostenere la causa lgbt.
Lui dice che non è vero: dice di sostenere tutte le cause in cui sono in gioco le creature di Dio, tra cui la nostra. Adesso, dopo aver sentito dell’affossamento del ddl Zan, si è messo in testa di pregare per le vittime di omofobia. Anzi: di dedicare loro una messa, tutti i mercoledì.
Dal momento in cui ha annunciato l’iniziativa su facebook, don Nando ha cominciato a ricevere telefonate in continuazione: giornalisti, persone lgbt e non che ringraziano, qualcuno che polemizza. Anche noi gli abbiamo telefonato, per chiacchierare un po’, confermargli che gli vogliamo bene come ne vuole a noi, e farlo conoscere ai pochi che ancora non sanno di averlo come amico.
Ciao don Nando. Allora, che ti sei messo in testa questa volta?
E cosa vuoi che mi sia messo in testa? Ho visto delle persone che soffrono – sai che leggo sempre i vostri post – e ho sofferto con loro. E come sempre, in questi casi, ho pensato a un modo per far sentire la nostra vicinanza – mia, della mia comunità e, s possibile, della Chiesa. Di fronte alla sofferenza, un cristiano non deve giudicare. Anzi, non deve neanche domandarsi tante cose. Deve avvicinarsi, condividere il dolore e portarlo al Signore. E, data la mia professione, queste cose, io le attuo pregando e invitando a pregare.
Sai: ho detto messe per le vittime della strada (mi è capitato proprio l’altro giorno, che me lo chiedessero i miei parrocchiani), per i malati di covid, per chi è senza lavoro… perché non dovrei pregare per le vittime di un’ingiustizia così grande come l’omofobia? La gente chiede, don Nando risponde. Mi sembra normale.
Tanti l’hanno presa bene, mi sembra.
Oh, c’è anche tanta gente che sbraita. Io li lascio fare e vado avanti per la mia strada. Magari prego anche per loro. A me pare che esprimere solidarietà è compito di ogni cristiano. Polemizzare, no. Io leggo dei fatti, vedo delle situazioni. Vedo come è stata affossata in modo così vile una legge che voleva solo proteggere tante persone dalla violenza. E mi pare che, di fronte a queste situazioni, bisogna mostrare vicinanza, accoglienza, amore. Non “accettare”, perché “accettare” vuol dire che “tocca prendere per buono”, ma proprio accogliere, amare. Qualcuno non è d’accordo? Poverino.
Cosa dici del comportamento della Chiesa sul ddl Zan?
Dico che quando non si cerca di capire, di incontrarsi, non si fa niente di buono. E dico che in politica, così come nella Chiesa, ognuno deve fare la parte sua. Invece, qui, abbiamo tanti politici che pensano di essere più preti dei preti, e tanti preti che pensano di essere politici più dei politici.
Bene. Allora ci sentiamo presto, almeno via social. Se vuoi dare un volto alle vittime per cui preghi, segui omofobia.org.
Lo sto già facendo. Ho seguito la vicenda di quella ragazza di Pesaro, l’altro giorno, pestata dai genitori, e prima, quella della trans di Altopascio e tante altre, anche vicino a qui. Continuerò a seguire, a pregare, a invitare a pregare e a volervi bene.
Quando don Nando ha parlato di “qualcuno” che “non è d’accordo”, alludeva a un altro prete, di cui però preferiamo non parlare per pietà e per non dargli una visibilità che non merita: un tale che ha reagito alla rottamazione della legge contro l’omolesbobitrasfobia indicendo tutta un’altra messa: “in ringraziamento per il blocco del ddl Zan”. Ha anche spiegato:
“Il Signore ha agito e ha sostenuto tutte le persone di buona volontà” . E ha aggiunto: “La pericolosità e l’ambiguità della legge stava soprattutto nell’introdurre nella legislazione italiana e nell’insegnamento scolastico, mascherata come lotta all’omo-transfobia, l’ideologia del Gender per la quale ogni persona ha diritto di scegliere a proprio piacimento di essere maschio o femmina”.
La volgarità delle imprecisioni nella spiegazione fa pensare che il sacerdote in questione non abbia mai letto il ddl e non abbia minimamente seguito il dibattito. Il riferimento stantio alla “ideologia del Gender” conferma la sua ignoranza. Perché una persona che, nel 2021, pensa ancora di cavarsela invocando il nemico immaginario della “ideologia del gender” (anzi, della bufala del gender) ha solo due possibilità: o ignora, o è in malafede. Un po’ come quel monsignor Anatrella, il prete-psicologo che parlò per primo di “gender”, che ora si trova sospeso dalla pratica pastorale per aver abusato di almeno cinque dei suoi pazienti (di sesso maschile).
Al nostro sacerdote – che temiamo non essere l’unico – vorremo solo far sapere che il suo gesto è molto più ideologico di tutte le nostre supposte ideologie: talmente ideologico (e cioè basato su una falsa coscienza della realtà) da diventare, liturgicamente parlando, un vero e proprio abuso. Se infatti si attribuisce a qualcuno una falsa idea per contestargliela, si finisce automaticamente per contestare quel qualcuno. E, se lo si fa attraverso la liturgia, si commette appunto un abuso liturgico, ovvero si piega la liturgia alle proprie idee false per condannare persone reali. Se poi quella liturgia è la Santa Messa, temo che si compia un vero e proprio sacrilegio.
I nostri cari sacerdoti, tanto attenti alle postille del Magistero quando c’è da condannare, dovrebbero stare attenti fino in fondo e astenersi da certi slanci. Non sarebbe stato certo il ddl Zan a impedire loro di professare le loro convinzioni. Ma dovrebbe essere proprio la tradizione, la loro deontologia professionale, a metterli in guardia dall’abusare dell’eucarestia per affermarle più comodamente.
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà.” (Mt 23,23)