Mentre alla Camera approda la legge Zan continuano in Italia i casi di ordinaria omofobia
Riflessioni di Massimo Battaglio
Oggi, 3 agosto 2020, è una data importante perché si comincia a discutere il disegno di legge Zan contro l’omotransfobia alla Camera. E’ opportuno un aggiornamento delle nostre Cronache di Ordinaria Omofobia.
Le vittime della settimana sono tre: come la settimana precedente; meno di quella ancora precedente, quando se ne erano registrate otto.
- 23/07/2020: Policastro Bussetino (Salerno): Michele e il suo fidanzato sono in discoteca. Si danno un bacio. Un buttafuori interviene brutalmente per separarli. Si rivolgono ai gestori del locale ma non ottengono nulla. Anzi: sono invitati ad andarsene.
- 30/07/2020: Napoli: Una donna transgender, ospite di un centro residenziale covid, scende a comprare le sigarette. Viene accerchiata da ragazzini che la insultano e poi la aggrediscono a bastonate.
Il calo rispetto a due settimane fa non è casuale. Bisogna ricordare che, allora, si stavano svolgendo manifestazioni a favore e soprattutto contro il ddl Zan e che alcune delle aggressioni erano avvenute proprio in tali contesti. Ora, assodato che la discussione parlamentare ci sarà, gli animi sembrano un po’ placarsi.
Sembra un ragionamento tendenzioso ma i numeri sono chiari: nei mesi di giugno e luglio, da quando le discussioni politiche sull’omofobia sono iniziate, si è assistito a un raddoppio delle vittime. Si tratta in prevalenza di aggressioni fisiche (alla faccia di chi continua a blaterare di “libertà di opinione”); in un caso, si tratta di omicidio.
Non siamo ai livelli di luglio e agosto scorso, quando dai lidi del Papete arrivavano messaggi razzisti (e omofobi) capaci di scatenare odio e violenza a livelli mai visti. Ma ci avviciniamo. Sembra che, ogni volta che si parla a sproposito di gay, lesbiche e trans, qualche gay, lesbica o trans finisce nel mirino dei maneschi.
Ma, per un aggiornamento esaustivo, bisogna aggiungere aggiunti alcuni messaggi che ho ricevuto in via riservata e che vale la pena raccontare, anche se sono frammentari e incompleti.
- Il 24 luglio, un signore che non conosco mi scrive: “Sono stato picchiato. Erano in quattro. Non ho denunciato. Troppo giovani e troppa vergogna per me. Siamo sulla stessa barca”. Chiedo se è possibile sapere qualcosa in più e se il mittente ha piacere di parlare più distesamente. Mi risponde: “Paolo, Milano (nome e luogo di fantasia), 50 anni, insegnante”. Poi più nulla.
- Il 30 luglio, pubblico su facebook la foto di una manifestazione lgbt in cui si riconosce il viso di un ragazzo. Immediatamente mi arrivano due messaggi di questo tenore: “Buongiorno Massimo. Ti chiedo un favore: evitiamo di fare circolare ancora quella foto o perlomeno oscuriamo il viso. Il ragazzo è minorenne, ha enormi problemi familiari e rischia di essere (di nuovo) cacciato di casa e finire in casa famiglia. Grazie”. Eseguo e non aggiungo commenti.
- Nel frattempo, ci sono le mie cronache personali: gli insulti omofobi che ricevo via social da quando la ricerca Cronache di Ordinaria Omofobia comincia ad essere conosciuta, non si contano. Ma l’avevo messo in conto e mi ci diverto.
Il prossimo aggiornamento sarà tra una settimana. Ci piacerebbe poter saltare, ma temiamo che sarà un’altra settimana ordinaria.
>PER APPROFONDIRE: OMOFOBIA.ORG – Cronache di Ordinaria Omofobia
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