Mi fido di te! Non farti rubare la fiducia che ti fa sentire vivo
Riflessioni di Ivan, volontario di MI FIDO DI TE – servizio di ascolto on line per cristiani LGBT+ e i loro genitori
«Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33), dice Gesù. Scorrendo le Scritture sono molti gli inviti alla fiducia da parte di Dio. Credere è avere fiducia! Credere è correre con sicurezza verso le mani del Padre, certi che non le ritrarrà indietro e che non ci lascerà cadere.
La fiducia è il cuore della nostra fede. Non si dà fede, senza fiducia. Non si dà vita, senza fiducia. Abbiamo bisogno di qualcuno di cui fidarci, che ci accolga per quello che siamo e magari ci aiuti a capire che siamo degni di vivere, che siamo delle meraviglie stupende, dei capolavori inimitabili.
Abbiamo bisogno di qualcuno che presti la sua voce e le sue mani a Dio per dire ad ogni fratello e ad ogni sorella: puoi fidarti di me; sono tuo amico; sono tuo alleato.
E questo qualcuno si chiama Chiesa, la comunità, non dei preti, ma dei credenti tutti, chierici e laici insieme. Una nave che, accogliendo tutti, insieme naviga verso la meta, Dio. E quando qualcuno è escluso dalla nave, allora navigare verso Dio diventa difficile se non addirittura impossibile. Si, se vogliamo stringere una relazione con Dio, abbiamo bisogno di fratellli e sorelle, abbiamo bisogno della Chiesa!
E qui sorge spontanea una domanda: per i nostri fratelli e le nostre sorelle LGBT+ c’è un posto sulla nave-Chiesa che li accompagni verso la Meta oppure si trovano soli in mezzo ad un mare in tempesta? Forse oggi potremmo abbozzare una risposta che timidamente si avvicini all’affermativo, ma fino a poco tempo la risposta era inequivocabilmente no. E tuttora in diversi ambienti della Nave sembra non ci sia posto per le persone LGBT+.
La Chiesa alle volte sembra essere una nuova Betlemme che non ha un’umile stanza dove alloggiare la Sacra Famiglia; ma quella stessa Betlemme così poco accogliente è in grado di dare al Figlio di Dio una misera greppia dove essere adagiato.
Ecco cosa vuole essere «Mi fido di te»: quella mangiatoia in una Betlemme poco o per nulla accogliente dove una persona LGBT+ possa trovare un po’ di sollievo, possa sentirsi accolta, amata, ascoltata; possa imparare a fidarsi di una parola e di una mano amica.
Non vogliamo essere critici verso la Chiesa: ne facciamo parte! Siamo anche noi betlemmiti! Non siamo migliori. Semplicemente ci siamo accorti, anche per esperienza personale, che in ogni persona, gay, trans o etero che sia, si nasconde il Figlio di Dio.
E siamo certi che prima o poi altri betlemmiti se ne accorgeranno e verrano alla grotta, come i pastori, a portare i loro doni.
Nel nostro piccolo, oltre a voler sostenere chi vive la logorante lotta interiore tra la propria identità e la propria fede; vogliamo gridare che le persone LGBT+ hanno bisogno come tutte di essere accolte. Non possiamo continuare a tenerli ai margini della Chiesa o costringerli a fingere di essere ciò che non sono. Non possiamo continuare a distruggere il germe della fiducia che Dio ha seminato nei loro cuori per giungere a Lui. Non possiamo permettere che chi vorrebbe celebrare il sacramento della penitenza abbia timore di essere giudicato. Non possiamo negare un accompagnamento spirituale a chi è chiamato dal Signore.
Diamo speranza alla fiducia! Non lasciamoci rubare la fiducia che ci permette di vivere e di correre verso il Padre!
Non sfiguriamo il Volto e le Mani di Dio sempre pronti ad accogliere! Non compromettiamo la nostra vita spirituale per aver deturpato il Volto puro e bello di Dio.
E a te che hai bussato a quasi tutte le porte di Betlemme, cercando uno sguardo amico, dico: non temere. C’è un’altra porta a Betlemme a cui puoi bussare per ricevere semplicemente accoglienza per ciò che sei.
Ad accoglierti troverai dei volontari che come te si sono sentiti esclusi e poi accolti. Troverai dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, dei genitori che hanno scelto di starci vicino.
Troverai una comunità di credenti che cerca ogni giorno di seguire il Signore con il dono specifico della sua identità. Che prova a trovare la rotta in un mare spesse volte tempestoso.
Di solito quando si parla di orientamento sessuale o identità di genere, lo si fa per criticare o giustificare; ma in realtà abbiamo bisogno di riflettere, di condividere esperienze per cogliere come Dio si manifesta nelle nostre vite. Per capire come possiamo contribuire all’edificazione del Regno, partendo da ciò che siamo, senza fingere di essere qualcosa o qualcun altro!
Abbiamo bisogno di camminare insieme, fidandoci reciprocamente, per fidarci di Colui che ci ha creati e ci ha pensati da sempre. D’altronde «chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20)
Se vuoi contattarci per un semplice dialogo o qualsiasi cosa tu voglia condivederci, puoi scriverci a mifidodite@gionata.org
Ps. Anche il Figlio di Dio non accolto era betlemmita, era uno di noi!