“Mi hai fatto come un prodigio”. Dalla veglia di preghiera di Bologna
Testimonianza di Luca B., volontario del progetto Gionata
Le parrocchie della prima periferia urbana sembrano somigliarsi un po’ tutte in fondo: una piccola chiesa circondata da grandi palazzi, il vociare dei ragazzi dell’oratorio, la recita del rosario… Una signora saluta un ragazzo davanti alla chiesa. “Avete letto di quell’articolo di quel giornalista omosessuale? Ha detto di non vergognarsi della sua omosessualità, davvero molto bello…”.
Devo essere nella parrocchia giusta – penso – è davvero insolito assistere ad un dialogo del genere, fra persone adulte con questa libertà, è davvero bello. Sono qui anche loro per la veglia di stasera insieme alle altre persone che si aggregano a poco a poco nei banchi di quella piccola chiesa: ragazzi e ragazze giovani, ma anche famiglie con bambini, anziani, i ragazzi del coro che assieme al sacerdote venerdì si sono riuniti per pregare per le vittime dell’omofobia e transfobia.
“Mi hai fatto come un prodigio, sono stupende le tue opere”
“…il 17 maggio 1990 l’OMS cancellava l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. […] In questa occasione noi vogliamo invitarvi ad unirvi a noi nella preghiera e nell’azione affinché nelle nostre Chiese e nella società vengano meno le discriminazioni, l’esclusione e tutte le violenze fisiche e verbali nei confronti delle persone omosessuali e transessuali”.
Queste sono state le parole di apertura della veglia che ha avuto come titolo “Mi hai fatto come un prodigio, sono stupende le tue opere” preso dal salmo 139; la Liturgia della Parola aveva come filo conduttore l’amore di Dio che dona agli uomini una nuova umanità, a partire dal Salmo dove Dio viene lodato per la creazione di tutte le sue opere, nella lettera ai Galati S. Paolo (Gal 3-26,29) porta un nuovo significato alla discendenza di Abramo, una umanità che è accomunata da Cristo, dall’appartenenza a lui che è in grado di eliminare ogni disuguaglianza tra i cristiani, il discorso si allarga poi nel Vangelo (Gv 15,9-12) dove Gesù con il suo nuovo comandamento di amore ci invita ad amare tutti come lui ha amato noi.
.“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”. La forza di questo messaggio è sottolineato anche dalla lettura di due testimonianze sull’esperienza di fede soprattutto come cristiani prima che omosessuali.
Nell’omelia il sacerdote che riprende le parole di Giovanni e di Paolo sottolineando come per la fede in Cristo siamo tutti uno in lui, non ci sono più differenze culturali, etniche, sessuali. “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri” siamo tutti chiamati ad amare ciascun uomo, i nostri amici ed i nostri nemici, poiché siamo stati scelti da lui per questo.
.“…C’è più gioia in cielo per un omosessuale convertito…”. Le intenzioni dei partecipanti sono state forse la testimonianza più bella di tutti, un momento di ringraziamento per tutti gli omosessuali che hanno trovato la strada per seguire Gesù, un momento di preghiera per tutte le difficoltà, la rabbia, la sofferenza, l’odio che l’omo-transfobia seminano nel cuore delle persone omosessuali richiedo molta fatica per essere superate, senza la fede sarebbe molto più difficile tutto ciò.
La veglia è stata organizzata dal gruppo “Noi siamo Chiesa” dell’Emilia-Romagna e dal “Gruppo in cammino” di Bologna: quest’ultimo è un gruppo di una trentina di persone credenti, gay e lesbiche che hanno scelto di camminare insieme condividendo le esperienze ed aspirazioni di vita, cercando di crescere nella fede, nell’amicizia, nelle relazioni. Il gruppo esiste da oltre 30 anni con provenienze, età, esperienze tra le più varie, il desiderio e l’intenzione sono quelli di un’autentica e sincera della ricerca spirituale e la disponibilità a mettersi in gioco insieme ad altri.
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VENERDì 15 MAGGIO> BOLOGNA, Veglia di preghiera per il superamento dell’omofobia, Parrocchia San Bartolomeo della Beverara in Via della Beverara 90 a Bologna, ore 21. Organizzata da Noi Siamo Chiesa Emilia-Romagna in collaborazione con il gruppo di cristiani omosessuali In Cammino.