Mi sento attratto dal mio migliore amico e non so che fare!
Email inviataci da Andrea, risponde Arianna Petilli, psicologa e psicoterapeuta
Da qualche anno esco con un ragazzo nella stessa compagnia. All’inizio era tutto normale ci si salutava come amici e finiva lì, ma da qualche tempo il nostro rapporto si è intensificato.. passiamo molto più tempo insieme, quando possiamo, ci stuzzichiamo a vicenda.
Io non sapevo che mi potesse piacere un ragazzo perché ero anche fidanzato con una ragazza, però da quando lui è entrato nella mia vita non ci ho più capito davvero nulla! I miei non accetterebbero mai questa situazione ed io ho paura, non so con chi parlare per avere un confronto..
Grazie in anticipo se mi ascolterete.
Andrea
La risposta…
Carissimo Andrea, capisco bene come i sentimenti e il desiderio che scrivi di provare per questo ragazzo possano averti mandato in confusione. Hai fatto bene a scriverci, in fondo la comprensione di noi passa anche attraverso la condivisione e il confronto. Da quanto scrivi mi sembra di capire che, prima di questo ragazzo, tu non ti fossi mai interrogato sul tuo orientamento sessuale. Eri fidanzato con una ragazza e, probabilmente, eri sicuro della tua eterosessualità.
Se in questo momento ti senti smarrito è più che comprensibile. In fondo viviamo in una società in cui ci insegnano a dare per scontata l’eterosessualità di chiunque, compresa la nostra. Scoprirsi attratti, da un punto di vista erotico, mentale ed emotivo da una persona del nostro stesso sesso, può allora attivare tutta una serie di interrogativi e, spesso, di paure.
Nel tuo caso, per esempio, la paura che scrivi di provare, forse non l’unica, è quella che i tuoi genitori potrebbero non capire e, nella peggiore delle ipotesi, rifiutarti.
Da anni lavoro con genitori di figli gay e lesbiche che, sconvolti dal coming out del loro figlio, sentono il bisogno di parlare con qualcuno che li aiuti a fare un po’ di chiarezza.
A onor del vero ci tengo a precisare che, per fortuna, non tutti i genitori reagiscono alla scoperta dell’omosessualità del proprio figlio con rabbia, rifiuto e confusione, purtroppo, comunque, molto spesso sono proprio queste le reazioni più immediate.
Devi considerare che i tuoi genitori sono cresciuti in un’epoca in cui il modo di considerare l’omosessualità era molto più critico rispetto a quanto non sia oggi. Probabilmente sono vissuti pensando che l’omosessualità sia una malattia, un peccato o una trasgressione.
Niente di tutto questo, ovviamente, è corretto ma, soprattutto se nell’arco della loro vita i tuoi genitori non hanno mai conosciuto persone gay o lesbiche dichiarate, potrebbero aver bisogno di tempo per mettere in discussione i loro pregiudizi.
Proprio il tempo è una variabile centrale in queste situazioni. In base alla mia esperienza di psicologa che affianca queste famiglie posso assicurarti che, nella maggior parte dei casi, per quanto le prime reazioni dei genitori al coming out del proprio figlio possano essere ostili, con il tempo le loro posizioni diventano meno critiche se non, addirittura, di totale sostegno.
Ovviamente questo tempo è soggettivo, varia da persona a persona, ma la cosa che più conta è che anche per i genitori esiste la possibilità di scardinare la propria omofobia, nessun caso è da considerarsi a priori un caso perso.
A tal proposito, sulla mia pagina Facebook e sul mio canale YouTube, troverai diversi video in cui, mettendo a disposizione la mia esperienza professionale, affronto il tema “genitori e coming out” fornendo suggerimenti, per esempio, su come rivelare la propria omosessualità in famiglia, su come interagire dopo il coming out con genitori rifiutanti, oppure, ancora, su quali possono essere le strategie e gli strumenti utili per aiutare i genitori a modificare il loro modo di considerare l’omosessualità. Spero tu possa trovarli utili.
Per concludere, caro Andrea, è più che comprensibile che il rapporto con questo ragazzo abbia generato in te molte domande, dubbi e paure.
Il mio consiglio, comunque, è quello di continuare a fare quello che mi sembra di capire dalla tua mail tu stia già facendo, ovvero goderti queste emozioni e viverle fino in fondo e con spensieratezza. Del resto, solamente vivendo passo dopo passo la nostra vita possiamo divenire consapevoli di chi siamo, di che cosa e chi ci piace e di quali siano gli ingredienti fondamentali per la nostra felicità.
Un caro abbraccio e buona vita.
Arianna Petilli
*ARIANNA PETILLI è psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale iscritta all’Ordine degli Psicologi della Toscana con il numero 6500. Svolge l’attività clinica privata a Firenze occupandosi, prevalentemente, di disturbo ossessivo compulsivo, disturbi del comportamento alimentare e disturbi d’ansia. Lavora, inoltre, con pazienti gay e lesbiche aiutandoli nel processo di accettazione del proprio orientamento sessuale e nell’affrontare le difficoltà legate all’omofobia, sociale e interiorizzata.
Organizza incontri di formazione e gestisce percorsi di approfondimento rivolti alle coppie, eterosessuali e omosessuali. Lavora con i genitori di figli gay e lesbiche per aiutarli a elaborare la scoperta, qualora per loro destabilizzante, e per condurli verso una visione dell’omosessualità più affermativa e meno condizionata dai pregiudizi. E’ stata relatrice in forum e convegni, nazionali e internazionali ed è autrice del lavoro di ricerca “Religione e omosessualità: uno studio empirico sull’omofobia interiorizzata di persone omosessuali in funzione del grado di religiosità” che, per la prima volta in Italia, analizza approfonditamente l’impatto degli insegnamenti del Magistero della Chiesa Cattolica sulla vita delle persone omosessuali e indaga sugli effetti che una pastorale cattolica, inclusiva e accogliente, può avere sui gay e sulle lesbiche cattolici. Per maggiori informazioni consulta il suo sito su www.ariannapetilli.it e guarda i suoi video su Facebook e su YouTube.