Amo una donna! Ho lasciato il mio ragazzo e ora che faccio?
Email inviataci da Rubina, risponde Cinzia del gruppo La fonte di Milano
Ciao a tutti, volevo condividere la mia storia. Ho scoperto la mi attrazione verso le donne a 30 anni, quando ascolto la mia testa vorrei un uomo, una famiglia e quando ascolto il mio istinto amo e sono attratta dalle donne. Mi sono innamorata di una donna, per questo ho lasciato il mio ragazzo con cui stavo da 12 anni e con cui ho condiviso tutto.
Nutro per lui un amore molto profondo, enormemente, e questo distacco per me è molto doloroso, un dolore quasi fisico, non ho mai pensato ad una vita senza di lui e perciò la scoperta della mia omosessualità è stata sconvolgente.
Non so come uscirne, so che ci vuole tempo….. ma non riesco a vedere la mia vita accanto ad una donna… oltretutto i miei non lo accetterebbero mai… quanto è difficile la vita… mi sento cosi diversa, non so più che senso abbia.
Rubina
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La risposta…
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Ciao Rubina, ho letto più volte la tua breve lettera. Confronto le tue parole con la mia esperienza, con l’esperienza di molte amiche e amici, le loro storie. Mi chiedo cosa intendi quando dici che ami profondamente il tuo, ormai ex, ragazzo? Che differenza c’e` tra questo amore e quello che, in parallelo, dici di avere per le donne, per una donna in particolare che nomini, ma cosi, quasi di sfuggita.
La tua lettera e` dominata dalla figura di un uomo, lo sai? L’omosessualità`, di cui presumi essere ‘affetta’, e`come un pozzo maleodorante accanto a un giardino bellissimo dal quale ti senti esclusa. La mia, la nostra omosessualità, e` vocazione, missione, bellezza e incanto dell’amore, attraverso tutte le sue tappe, lungo le età della vita. E` scoperta complessa, anche dolorosa, ma pure luminosa di se. E` incontrovertibile certezza di essere cosi. E` orgoglio di essere quello che si e`.
Io realizzo il mio essere nell’incontro con una donna. Vivo con lei, nell’amore, la pienezza della mia femminilità, della mia sessualità. Mi accompagno a lei attraverso i giorni, le piccole cose della quotidianità. E` la mia confidente. La mia compagna in un giardino bellissimo in cui dimoro.
Questo livello di consapevolezza, al quale sono arrivata certo per gradi e in un cammino di anni, e` pero` stato chiaro sin dall’adolescenza. Sapevo quale fosse la meta, non sapevo come arrivarci. Cosi e` l’esperienza dalla grande maggioranza delle persone omosessuali che ho incontrati. Un lungo itinerario verso se, verso l’altro, verso il proprio luogo tra gli altri. Magari pure armati per la resistenza.
Non lo nego, la famiglia e` spesso il primo e anche l’ultimo nemico da sconfiggere, se posso usare questo termine per indicare un rapporto d’amore altrettanto importante e difficile nella vita di chi si riconosce gay o lesbica. E allora ti dico, fai chiarezza dentro di te. Ciò che esprimi nella tua lettera e` in primo luogo una forte avversione, contro quella che pure ritieni essere, ineluttabilmente, la tua natura. Si chiama omofobia.
E` una cosa che uccide, sai? Lo spirito, ma anche il corpo, di molti, ovunque nel mondo. Se non ce la fai da sola, fatti aiutare. Da un professionista serio, obbiettivo, veramente formato nella sua professione. Non da qualche sedicente guaritore di quella che non e` in alcun modo una perversione ne` una malattia.
Di omosessualità non si ‘guarisce’. Non e` come i capelli che ti fai la tinta e, oh che bello, ora sei bionda.
E` una cosa seria, ha a che fare con il nostro destino, un destino buono (cito don Giussani), il coraggio di essere nel cammino del Vangelo, buona notizia che ci sono venuti a raccontare e che ci salva come siamo, a partire da oggi, e ci conduce nel giardino a riposare. Coraggio dunque.
Cinzia del gruppo La Fonte di Milano