Mia Madre, la bibbia e la mia omosessualità. Una situazione che non mi dà pace
Email inviataci da Emanuele, rispondono i Webmaster di Gionata
Vi scrivo per dirvi che la scoperta del progetto Gionata è stata una rivelazione. Tuttavia, il contenuto della mia mail è meno “entusiastico” da un certo punto di vista. Vorrei evitare di essere prolisso, quindi se commetterò l’errore di annoiarvi, mi scuso in anticipo, e in anticipo dico che ciò che scrivo è per una necessità di chiarimento. Io sono gay e credente.
Premetto che non credo nell’istituzionalizzazione della religione come un esercizio collettivo (non che lo condanni, sia chiaro, anche perché sono a conoscenza del “diffondete il Verbo”), ma sono un cultore della fede come esercizio privato ed intimo. Mi spiego meglio: non amo sentire la mia fede collegata alle Scritture, di cui ho una certa avversione, ma amo sentirmi credente solo ed esclusivamente rispetto a Dio.
Magari sbaglio, magari sono nel giusto. Non siamo noi a stabilirlo, e questo mi va bene.
La mia famiglia da almeno 4 anni, circa, ha abbracciato la religione evangelica e la cosa è diventata man mano sempre più un problema.
All’inizio ero anche entusiasta della loro scelta di fede, principalmente perché essa era fondata su un modo di vivere la religione stessa e la vita come qualcosa di aperto, “tollerante” soprattutto nei confronti della diversità e pacifico. Non è più così da almeno un anno.
Gli eventi legati a manifestazioni bibliche, riportate nelle stesse Scritture, aumentano a vista d’occhio. Ogni piccolo evento sciocco è visto come manifestazione divina, e la cosa mi starebbe anche bene, visto che di natura sono tollerante e rispettoso della diversità che non danneggia l’altro, se non fosse che le restrizioni relative alla fede evangelica sembra siano divenute forzate ed estremizzate.
Parlo precisamente di mia madre che ha affermato che l’omosessualità è peccato (detto da colei che ha sempre difeso l’omosessualità e, occasionalmente, la transessualità) e la cosa mi ha gettato nello sconforto e in un’irrequietezza senza precedenti.
So che magari questa ansia non è giustificata, dato che sono adulto e vaccinato e quindi non più dipendente dalle sue cure; credo anche (e uso il verbo ‘credere’ apposta) che il mio coming out (i miei non sanno ancora della mia natura) non dovrebbe aizzare un putiferio, se non ideologico.
Ossia se non con una condanna per il peccato in sé. Questa irrequietezza è data anche dalla mia ormai incapacità di sentirmi dalla parte di Dio in quanto tale e non in quanto figura biblica, perché io credo fermamente, ma questi eventi mi hanno portato a credere che veramente ci sia qualcosa che non vada in me, sento come se non fossi sotto la sua ‘ala’.
Tutta questa premessa è per introdurre una conversazione avvenuta fra me e mia madre ancora prima della sua dichiarazione contro l’omosessualità. Discutevamo della natura omosessuale perché se ne parlava in tv, e mia mamma giustificò quella che chiamerei, senza nessuna intenzione di essere blasfemo, ‘omofobia di Dio’ con la Genesi, e cioè con la creazione di Adamo ed Eva che erano, effettivamente, uomo e donna.
Cosa significa quindi? Che un fondo di verità nella Bibbia che condanna l’omosessualità c’è? Io ammetto che ho sempre visto l’episodio di Adamo ed Eva come un’allegoria del dovere di ‘procreazione’, ma ciò non solo andrebbe a creare un’ipocrisia delle mie opinioni sulla Bibbia, che non ritengo all’altezza della fede ma ciononostante consulto per delle risposte; ma andrebbe anche ad avallare la concezione per cui Dio ci ha creati per procreare. E allora mi chiedo, oltre a noi gay, dove andrebbero le coppie sterili?
In sintesi mia madre non condanna l’omosessualità seguendo le leggi del Levitico, i passi dei Corinzi e quant’altro (almeno non ne ha fatto parola con me), ma attinge solo al mito di Adamo ed Eva.
Spero sappiate darmi delle risposte in merito, perché è una situazione che non mi dà pace. Grazie mille!
Cordialmente. Emanuele
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La risposta…
Ciao Emanuale comprendiamo le tua difficoltà… la lettura dei passi biblici fatta in maniera letterale è sempre fonte di idee discutibili. Su gionata.org troverai le riflessioni di tanti biblisti che fanno notare come abbia poco senso leggere in maniera letterale e decontestualizzata la bibbia per poi trarne presunte “verità di fede”.
Certo non è facile quando una persona a noi vicina fa sue queste tesi, per semplicità o perché questo gli è stato insegnato. Capiamo la tua angoscia. Tu stesso ci dici, giustamente, che il brano di Adamo ed Eva è un brano allegorico, che poco a che fare con la sessualità …
Anche se troverai molte riflessioni sul tema sappi che serve a poco quello che potrai dire a chi legge la bibbia in maniera letterale perché raramente si pone problemi di esegesi o di scrittura, per lui quella e la verità nuda e cruda, punto e basta.
Ma torniamo a te a tua madre, che fare? Non c’è una sola risposta, ma sappi che quando ti sentirai pronto, quanto ti sentirai sereno e gli dirai che sei gay, solo allora avrai le tue risposte.
Molti amici gay testimoni di Geova o pentecostali ci hanno raccontato che dopo il loro coming out i loro genitori, dopo l’inevitabile tensione e sofferenza iniziale, hanno imparato a superare quei versetti riscoprendo davvero quell’amore evangelico che è il cuore del Vangelo ed il motivo del nostro credere.
Ma non c’è fretta. Tu leggi e approfondisci la bibbia, impara a vivere con serenità la tua vita, costruisci pian piano il tuo cammino lavorativo e sentimentale e quando ti sentirai pronto sarà il momento di “uscire fuori” e fare chiarezza con i tuoi genitori.
Dovrai avere pazienza con loro, se noi ci abbiamo messo anni a dirci “sono gay” con loro bisogna avere altrettanta pazienza.
Ricorda che Dio tifa per te, per la tua felicità. E’ morto sulla croce, lo strumento di umiliazione massimo del mondo antico, per gridare a tutti noi che lui ci ama così come siamo e per mettere fine alle infinite regole dei Farisei biblici di turno, per farci comprendere che la “pietra scartata dai costruttori” sarà la testata d’angolo del suo Tempio.
Perché le persone gay, lesbiche, trans e quanti sono messi ai margini, perché sono scandalo per i benpensanti di turno, ci ricordano che le parole del Vangelo, spesso abusate e stravolte, ci dicono con chiarezza che ‘Dio mi ha insegnato a non chiamar profano o impuro alcun uomo’ (Atti 10,28)
Caro Emanuele, non sappiamo se queste righe saranno state per te una risposta, ma sono sicuramente un invito a camminare e a superare certe letture escludenti della bibbia, solo così cresceremo e aiuteremo le persone che ci sono care a camminare serenamente con noi.
Un abbraccio forte…
i webmaster di Gionata