Mio figlio è gay! Come posso aiutarlo?
Brano tratto da un articolo pubblicato da Stéphanie Thibault su Planet.fr (Francia) il 31 maggio 2012, liberamente tradotto da Massimo B.
Prima della confessione del “gran giorno”, forse nutrivate già alcuni dubbi sulle preferenze omosessuali di vostro figlio.
E ora che questi è uscito allo scoperto, siete ancora subissati da mille domande, tra cui la seguente: devo cercare di instaurare, di provocare un dialogo in famiglia o lasciare che le cose facciano il loro corso?
Secondo Maryse Vaillant, psicologa e autrice di «Etre mère: mission impossible?» (Essere madre: missione impossibile?), la risposta dipende anzitutto dalla posizione che si aveva sull’argomento “omosessualità” ancor prima d’esserne personalmente coinvolti.
‘Se il nostro atteggiamento è di condanna verso questo modo di essere, se cioè si vive in un’ottica di rifiuto, è meglio lasciar perdere e non giungere per forza ad un dialogo, che non porterebbe a niente di positivo’, è il consiglio della psicologa.
‘Se invece l’argomento era già stato affrontato con uno stato psicologico positivo, allora se ne può parlare. Ad ogni buon conto, la cosa migliore resta sempre quella di affrontare il proprio figlio a quattr’occhi.
E se non si sa esattamente come comportarsi, basterà dirgli ‘Sappi che ho capito e questo non cambierà assolutamente né i sentimenti, né la stima che ho nei tuoi confronti’. Il resto verrà in maniera naturale, al momento opportuno
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Cosa posso fare per aiutarlo?
‘La prima cosa da fare è, ovviamente, dire al proprio figlio che noi ci siamo, per lui’, riporta la dottoressa Vaillant. Essere un adolescente o giovane adulto omosessuale è difficile, anche in una società in cui i costumi sono cambiati.
Proprio per questo è fondamentale fargli sapere che lui potrà sempre contare sul nostro appoggio, qualsiasi cosa gli capiti. La casa e la famiglia devono poter rimanere il rifugio in cui si può rimanere se stessi, senza essere giudicati, criticati, rifiutati.
‘La miglior cosa che si possa fare è quella di rimanere aperti e tolleranti. E’ fondamentale stare accanto al proprio figlio nei momenti di sconforto, pur dovendo, in quanto genitori, mantenere un atteggiamento “inquadrato”’, ci spiega la Maryse Vaillant.
“E’ necessario saper trovare un buon compromesso. Ad esempio, si può accettare di farlo venire in visita a casa col suo ‘amichetto’. Ma gli si può anche dire che non siamo d’accordo che venga sempre a casa con lui, il suo nuovo compagno’.
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Come dirlo ai familiari, agli amici?
Se fare coming-out rappresenta un momento difficile per il giovane interessato, dover affrontare gli sguardi, i commenti della famiglia e degli amici lo è altrettanto per i genitori. ‘La cosa migliore è sempre quella di dirlo in modo molto semplice, ad esempio: ‘Non so se lo sapete, ma Mathieu verrà a casa col suo compagno’, è il consiglio della dottoressa Maryse Vaillant.
‘Non è una vergogna avere un figlio omosessuale, quindi non c’è alcun motivo per non andare a testa alta’.
Tuttavia, non è nemmeno poi tanto raro dover sopportare delle critiche, cozzare contro l’incomprensione dei parenti ed anche vedere persone che ci evitano. Tutto questo è chiaramente molto spiacevole ma, sempre secondo la dottoressa Maryse Vaillant, l’aspetto più importante è rimanere onesti, con gli altri ma soprattutto con se stessi.
‘Dobbiamo capirle, le persone. Per alcune, l’omosessualità è una tara; è sempre più facile, se non si riesce a capire qualcosa, respingerlo, rifiutarlo. Ma più noi ci mostriamo tolleranti, più lo saranno anche gli altri intorno a noi. Non dobbiamo allora avere neanche una minima esitazione nel far vedere agli altri che il nostro cuore è grande e che noi siamo pronti ad amare nostro figlio, qualunque cosa succeda.
E se la gente non capisce, peggio per lei! Si può fare a meno degli amici, ma certamente non si può fare a meno del proprio figlio’.
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Testo originale: Faut-il forcer le dialogue ou laisser courir?