Mio fratello è gay in paese africano dove l’omosessualità è un tabù
Testimonianza di Ronald raccolta da Adélard e pubblicata sul sito GayChristianAfrica il 4 marzo 2020, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Mi chiamo Ronald, vengo dall’Africa orientale. Mio fratello è gay, e non vedo nulla di strano in lui. Personalmente ritengo che l’essere fratelli non abbia niente a che vedere con l’orientamento sessuale: non mi importa se è gay o etero, siamo fratelli, ed è questo che mi interessa. Credo che tutto il resto non dovrebbe trovare posto in famiglia, ma fuori può essere dura, soprattutto quando qualcuno mi chiede “Chi è la ragazza di tuo fratello?”, oppure “Tuo fratello è gay?”.
Be’, la nostra è una società che non è ancora pronta ad affrontare certe realtà, e certi argomenti sono ancora un tabù. Non saprei come rispondere alle domande di cui sopra, non perché mi vergogni di mio fratello, ma perché voglio che la gente comprenda senza pregiudizi.
È difficile, ma quel che è sicuro è che starò sempre dalla parte di mio fratello, e non mi vergognerei a dire che è gay. So che non è una scelta, che la sua natura è quella, perciò starò dalla sua parte perché è mio fratello, come farei per qualsiasi fratello o sorella, in quanto so per certo che il suo essere gay non è qualcosa di sbagliato.
So che per molta gente è un problema, ma questo non mi tocca. Non giudicherò mai mio fratello, e non gli volterò le spalle: quando avrà bisogno di me, ci sarò sempre per lui, perché sono suo fratello. In una famiglia, o tra fratelli, hanno la precedenza l’amicizia e l’amore, non l’orientamento sessuale. Non credo che la sua sessualità possa distruggere le nostre relazioni famigliari e la nostra unità.
Quando ci ha detto di essere gay, è stata una sorpresa per me. È stato tipo WOW!!!, tipo uno scherzo, non riuscivo a crederci. Ho pensato davvero che stesse scherzando, ma mi chiedevo se fosse tutto vero. Mi faceva ridere, mi sembrava divertente. Nella nostra società, chi è gay non dice nulla e si nasconde: tutti facciamo finta che la cosa non esista.
Le persone omosessuali vivono di nascosto la loro sessualità, come se vivessero con una maschera; perciò, confessandoci il suo orientamento sessuale, è come se avesse aperto una porta e ci avesse fatto scoprire una parte di sé che non conoscevamo, la sua vera identità. Non ci stava dicendo di voler cambiare qualcosa per abbracciare qualcos’altro: l’ho capito, ed ecco perché per me non è mai cambiato nulla, non lo vedo diverso, è sempre lui, mio fratello, com’è sempre stato.
Percepisco che ha bisogno della nostra presenza, del nostro sostegno e del nostro amore, perché sa bene che il suo mondo non ci è famigliare, ma lui ci dà fiducia, magari anche in mezzo a malintesi e domande senza risposta. Non siamo riusciti a capire tutto, è un mondo nuovo per noi, per me, ma ha comunque voluto che facessimo parte della sua vita vera, anche quando abbiamo qualcosa da aggiungere o consigliare, anche da parte nostra, fratelli e sorelle.
Nulla è cambiato per me da quel momento, lui per me è lo stesso di prima, non mi vergogno di stare accanto a lui, e non mi sento a disagio quando siamo assieme. Direi che ho molto rispetto per lui, e dato che so poco sulla sua sessualità, a volte sono curioso di saperne di più, ma non voglio fargli troppe domande. Quando sono confuso su un argomento, chiedo a lui, e sa che, quando ha bisogno di parlare con qualcuno, io ci sono.
Una sera sono andato a un club gay con i suoi amici. Mentirei se dicessi che è stato facile: è stata una grande sfida per me, ma ero curioso. Una cosa bella della curiosità è che ti apre la mente. Hai bisogno di sapere chi sei, di non avere un’identità confusa, perciò la curiosità ti porta a vedere le cose con occhi nuovi. Non ero a mio agio all’idea di andare in un club gay, ma sapevo che mio fratello aveva bisogno di me, aveva bisogno anche di un luogo in cui essere se stesso, e quindi l’ho fatto per lui.
Una volta dentro, mi sono trovato a disagio con quelle persone, ma vedere mio fratello felice ha reso felice anche me, e alla fine mi sono divertito con lui e i suoi amici. Abbiamo passato dei momenti magici assieme. Non ho visto nessuna cosa strana nel club, era un club normale.
In molti Paesi africani l’omosessualità è un tabù, qualcosa di vergognoso, ma la gente deve sapere che questo dipende anche da noi etero. Il nostro ruolo è grande nel ridurre la discriminazione contro le persone omosessuali: forse non capiremo tutto, ma hanno bisogno del nostro sostegno, e noi dobbiamo offrire, a loro e al loro orientamento sessuale, il rispetto che meritano.
Non possono passare tutta la vita a lottare per i loro diritti: se noi ci apriamo a loro, loro potranno vivere come chiunque altro. Sono esseri umani come tutti gli altri, sono fatti così. Dire loro che devono cambiare è sbagliatissimo, è come dire a un ragazzo etero che deve smettere di amare le ragazze e cominciare ad andare dietro ai ragazzi: come vi sentireste voi? Sarebbe possibile? Può succedere una cosa del genere?
Testo originale: My brother is gay
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