Il mio coming out in una città di provincia come donna transgender
Articolo di Lillian Reed pubblicato sul sito USAtoday.com (Stati Uniti) il 23 giugno 2017, libera traduzione di Silvia Lanzi
Brianna Grazyna chiede all’uomo di ripetere, anche se ha sentito bene quello che le ha detto. “Sei disgustoso”, ripete l’uomo, stavolta un po’ più forte, in un fastfood di Hanover (Stati Uniti). La quarantaquattrenne Brianna Grazyna, di Hanover, ha fatto coming out come donna transgender nel 2014, dopo aver combattuto per anni con la sua identità.
“È stato un momento molto esaltante. Nessuno poteva impedirmelo” dice “perché ora so chi sono“. Brianna si ferma per un attimo e lo guarda negli occhi. “Non sono un essere umano anch’io?” chiede, prima di lanciare un bacio e uscire dal locale.
Sono passati tre anni da quando Brianna, che abita ad Hanover, ha fatto coming out come donna transgender. Ha voluto condividere la sua storia durante il Pride Month per unirsi a quanti stanno facendo tutto il possibile per vedere realizzata la loro vera identà. Nata biologicamente uomo, si è sempre considerata una donna intrappolata nel corpo sbagliato. Ma è stato nei 2014, a quarant’anni, che finalmente da Brian è diventato Brianna.
Brianna e sua madre, Caroline Regiec, si sono trasferite dal Maryland ad Hanover nel 2005. Ed è lì, dice, che ha iniziato a sforzarsi di venire a patti con la sua vera identità.
“Ho cercato di nascondermi meglio che potevo. Ed è stato così finché non ho fatto coming out. Avevo periodicamente dei piccoli esaurimenti, non mi riconoscevo più“. “Che mi accettino o no sono un essere umano” dice Brianna “Non è una scelta o uno stile di vita. Chi potrebbe volerlo? Io. Perché è quello che sono, e voglio essere me stessa. Ma è pericoloso”.
Cresciuta nell’hinterland di Baltimora, Brianna aveva intrapreso una terapia di genere: sentiva però questo la ostacolava nella comprensione della sua vera identità. Ad esempio ricorda che le avevano chiesto di usare i giochi con cui giocava a casa, dice, ed era stata rimproverata dai dottori perché aveva scelto “giochi da ragazza”.
“Ero una specie di mostro, come se mi mancasse qualcosa. Allora non esisteva il termine ‘transgender’. Pensavo di essere gay o roba simile. Ero spaventatissima che mi portassero via“.
Anni dopo e a casa da sola, Brianna provò dei vestiti femminili. Poi vVlide che un cugino gay era diventato lo zimbello della famiglia, così tenne quesra cosa per sé. Da adulta, Brianna cercò di riempire il vuoto della sua vita, un vuoto che era sempre lì, immersa in una realtá familiare di professionisti con la divisa. Ad un certo punto considerò la carriera militare, poi pensò di diventare gesuita.
Ingrassò, esacerbando così il disagio che già provava. Nel 2014 era talmente infelice da contemplare il suicidio. Alla fine ebbe un’illuminazione vedendo un programma televisivo su Kristin Beck, il Navy SEAL statunitense in congedo, che nel 2013 aveva attirato l’attenzione della nazione facendo coming out come donna transgender. Capì di dover dire subito tutto a sua madre. “Le dissi lo so’“, ricorda sua madre Caroline. Le due parlarono e piansero per due giorni, discutendo finalmente di ciò che non si erano dette per così tanti anni. Caroline le chiese ad alta voce come avrebbe potuto sopportare il peso della perdita di suo figlio e, nello stesso tempo, gioire finalmente per l’incontro con sua figlia. Le dissi: “Mamma, tu non hai mai avuto un figlio”.
Il processo di transizione in una piccola cittadina come Hanover, a volte, è stata un’esperienza difficile per tutte e due. Brianna non è una mammoletta. Ha capelli blu cobalto e una personalità estroversa. Quando la gente la riconosce, li sente sussurrare. A volte la molestano, come al fastfood. Hanno vandalizzato parecchie volte la sua macchina. Una volta un negoziante locale si è perfino rifiutato di servirla.
“Non esco di casa senza pensare che potrebbe essere l’ultima volta,” dice Brianna. “C’è gente che và alla cassa e si lamenta perché sono nel negozio“.
Solo pensando a queste cose, a Caroline si stringe il cuore. Ha paura tutte le volte che la figlia esce di casa, e non si tranquillizza finché non è tornata. Comunque, ci sono anche delle vittorie. Brianna dice che i più giovani l’accettano molto di più, e che a volte le fanno delle domande. Ogni tanto un signore le tiene la porta, o una signora la invita per il te. È molto felice di essere una pioniera per quei ragazzini che, in strada, la guardano con quello che lei chiama uno “sguardo perso e malinconico” – qualcosa che una volta aveva anche lei.
“Quello che mi fa andare avanti e mi fa rimanere con i piedi per terra” dice “è la speranza che qualcuno, un bambino, un adulto, vedendomi, senta nascere la speranza di vivere senza nascondersi”.
Tutto quello che vogliono Brianna è sua madre Caroline è stare in pace. “Rispetto al passato, dal 2014 ad adesso, mi sembra di aver vissuto una vita intera” dice Brianna. “Ed è fantastico.”
Testo originale: Trans woman says coming out was ‘euphoric, dangerous’