Il mio primo Pride. Finalmente me stesso
Testimonianza pubblicata sul sito Queer Theology (Stati Uniti), libera traduzione di Silvia Lanzi
Avevo 24 anni quando andai al mio primo Pride. Andai a quello di Toronto (Canada) che fu imponente. Più di un milione di persone sciamarono nella città per una settimana di feste ed eventi culminati in un’enorme parata. Stavo giusto iniziando a rivelarmi un po’. Da un paio d’anni avevo ammesso con me stesso di essere gay (non avevo ancora parole per ciò che sentivo). Ma ero in una situazione in cui non avrei potuto aprirmi molto su questa mia identità. Ero giovane, lavoravo come pastore in una chiesa battista e vivevo ancora in casa con una madre molto conservatrice.
Ma qualche mese prima avevo conosciuto una donna che era diventata la mia prima ragazza. Prima che iniziassimo a frequentarci, mi aveva invitato ad andare con lei al Pride, sebbene, nel momento in cui si svolgeva, avevamo già iniziato la nostra relazione.
Mi sentivo isolato nel mio essere queer. Non avevo molte persone con cui parlarne e, anche se si vedeva chiaramente che lo ero, mi sentivo praticamente invisibile. Sentivo che le cose che dicevo erano costantemente censurate e io stesso cercavo di essere sicuro che non suonassero “troppo gay”. Non parlavo di certi cantanti o di certi programmi televisivi. Cercavo solo di tirare avanti. Ma il silenzio mi faceva solo soffrire.
Ero depresso e malato. Anche se stavo frequentando qualcuno, ero ancora nell’ombra e questo mi stava uccidendo. Avevo un sacco di ragioni per non fare coming out, ma vivere una vita così ha un serio impatto sulle persone.
Non ero sicuro di quello che mi aspettassi dal Pride. Ma, mente entravamo in città e vedevo le bandiere arcobaleno, iniziai a sentirmi su di giri. Ogni luogo in cui andavamo aveva la capacità di mostrarci chi eravamo. Potevamo prenderci per mano e ballare. Potevamo stare insieme in pubblico senza guardarci le spalle o avere paura di incontrare qualcuno che ci conoscesse.
Per tutta la settimana, persone che non conoscevamo, ci gridavano “felice Pride” mentre camminavamo per la strada sorpassandoli. Era come se in ogni posto in cui andavamo fossimo parte di una grande comunità. Per qualcuno che si era sentito così isolato era qualcosa di meraviglioso.
Sentivo che mi vedevano. Mi sentivo capito. Sentivo di poter essere me stesso. E una volta provate queste cose era molto più difficile tornarmene a casa nel mio cantuccio.
Ecco una cosa sulla libertà: una volta provata non ne hai mai abbastanza. Una volta che hai capito chi sei veramente, senza nasconderti o mentire, capisci quanto l’hai voluto. Dopo di che non c’è voluto molto ed il mio nascondiglio si è sgretolato. Certamente c’è stato un costo; ho lasciato il mio lavoro nella chiesa, sono aumentate le tensioni in famiglia, mi sono trovato in difficoltà e pieno di cicatrici. Ma ero anche libero. Potevo essere me stesso. E questo faceva la differenza.
So che non tutti possono andare ad un Pride (anche se città sempre più piccole ne ospitano uno). Non tutti ci possono andare perché la paura che qualcuno li riconosca è troppa, non per tutti dichiararsi è sicuro. Ma vi esorto a trovare un posto in cui possiate essere completamente voi stessi. Che sia partecipando ad un Pride, ad una chiacchierata via Skype con un amico queer, oppure frequentando una comunità cristiana inclusiva. Trovate un luogo dove potete essere voi stessi, dicendo la verità a qualcuno di cui vi fidate, o semplicemente andandovene per la vostra strada, rendendovi conto della bontà del vostro essere queer nella quiete del vostro cuore .
Fate qualcosa per celebrare la vostra identità. Fate qualcosa per onorare la vostra verità e felice Pride.
Gabriel Forum ha molti punti in comune con il Pride, è pieno di splendide e incoraggianti persone LGBT+ pronte ad accogliervi, ad abbracciarvi (seppur virtualmente) e a darvi una mano. Inoltre ha parecchie e utili risorse solo per voi. Ci piacerebbe se vi uniste a noi. Per saperne di più clicca su gabriel.forum
Testo originale: My first gay pride – queer theology