Mons. Charamsa torna a parlare di “Chiesa, omosessualità ed omofobia”
Articolo di Roberto Arduini pubblicato sul sito tag24.it il 27 novembre 2015
Krzysztof Charamsa è tornato a parlare, lo ha fatto da Radio Cusano Campus, nel programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio. Una bomba. Una intervista fiume. Charamsa è tornato a parlare. E non ha fatto zero a zero. Anzi. Ha esposto le sue teorie a 360°, ha parlato di Vaticano, di Chiesa, di omosessualità e di omofobia, ma anche di misoginia e paura del diverso. Senza nascondere una qualche preoccupazione nei confronti di Papa Francesco.
“La Chiesa è il fronte estremo dell’omofobia. La Chiesa indottrina i fedeli all’odio nei confronti delle minoranze. Nella Chiesa, però, è pieno di gay. Ci sono più gay nel mondo ecclesiastico che nella società civile, su questo non ho dubbi. In Vaticano non vedono l’ora che Francesco muoia, è come se ogni giorno gli mandassero a dire che nonostante i suoi sforzi loro sono irriformabili. Io resto sacerdote e mi sento sacerdote, ora più che mai. La Chiesa considera anche le donne come esseri inferiori”.
Krzysztof Charamsa, sacerdote di 43 anni, ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede e segretario aggiunto della Commissione teologica internazionale vaticana, docente alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, membro del sant’uffizio .almeno fino allo scorso 3 ottobre, quando ha detto al mondo non solo di essere omosessuale, ma di avere un “compagno”, è tornato a parlare. Lo ha fatto, contattato telefonicamente da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, nel corso del format ECG Regione.
Krzysztof Charamsa non si è pentito del suo coming out: “Il coming out è una cosa che dovrebbe essere la più semplice di questo mondo e invece è drammaticamente impossibile in una società permeata di omofobia, piena di rifiuto e di negatività nei confronti degli omosessuali. Io lavorando in Vaticano ho vissuto nel quartier generale dell’omofobia. Ho lavorato in quella che era la Santa Inquisizione, una istituzione di paranoica omofobia che viene inculcata nella società cattolica. Più la società è sottoposta all’influsso della Chiesa cattolica, più l’omofobia è palpabile. Il potente influsso della Chiesa Cattolica genera e alimenta in modo disumano il muro dell’omofobia. Basta pensare che alla fine di questa estate nell’incontro di Comunione e Liberazione un prete si è permesso di paragonare una relazione omosessuale a chi si mette il dito nell’orecchio.
Questa è ignoranza, è pregiudizio, offesa verso una parte dell’umanità, quella cui appartengo, che pur essendo una minoranza esige rispetto. La Chiesa, invece, manda messaggi di disprezzo e di disgusto. Inculca lo schifo e il disprezzo degli omosessuali. Ho dato alla Chiesa tutta la mia vita. Davanti a un coming out come il mio, davanti al coming out di un funzionario dell’inquisizione, la Chiesa avrebbe dovuto, per un momento, riflettere su sé stessa”.
Nel suo attacco al Vaticano, Charamsa è durissimo: “Non hanno diritto di offendere una parte di umanità che chiede rispetto. La Chiesa non ha mai condannato l’omofobia, anzi in maniera subdola e nascosta infonde disprezzo, paura e odio verso gli omosessuali, trattandoli come esseri inferiori. La chiesa non solo è omofobica, ma anche misogina. Non odia solo gli omosessuali, ma anche le donne. E’ maschilista, patriarcale e considera in realtà le donne come esseri un po’ inferiori. Le società permeate dalla Chiesa sono quelle che più hanno problemi nel rispettare le donne, gli omosessuali, i diversi, gli immigrati. La Chiesa, in questo momento, è l’agenzia che in maniera nascosta indottrina la massa all’odio e all’avversione verso le minoranze”.
Charamsa ha affrontato anche il tema legato al celibato: “Imposto come accade oggi non può essere una cosa sana. Il celibato può essere una scelta, non un obbligo. Come succede nella chiesa orientale. Non solo gli omosessuali ma anche gli eterosessuali devono fare coming out nella Chiesa cattolica. Ci sono tantissimi preti che di nascosto hanno relazioni con delle donne. Devono dirlo, devono uscire allo scoperto. La Chiesa orientale dimostra perfettamente che l’amore verso un’altra persona non toglie nulla all’amore verso Dio. Il celibato inizia a distaccarsi dalla realtà dell’umanità”.
Sono tantissimi, secondo Charamsa, gli omosessuali in Vaticano: “Questo è un altro punto che nella Chiesa costituisce un vero tabù. C’è una nube di omertà che avvolge questa realtà, che invece andrebbe studiata e analizzata anche dal punto di vista sociologico. Gli omosessuali nella Chiesa sono molti e sono molti di più di quanti se ne trovano nella società civile. In percentuale ci sono sicuramente più omosessuali all’interno del Vaticano che nella Società civile. Servirebbe su questo una ricerca scientifica e un’analisi della realtà. La maggior parte dei preti omosessuali sono fantastici sacerdoti. Io sono stato cacciato via non perché avevo un compagno, con lui avrei potuto tranquillamente continuare a fare quello che volevo. Io sono stato cacciato via perché ho rotto il silenzio. La società deve iniziare ad aiutare la Chiesa affinché essa possa aprire gli occhi”.
Secondo Charamsa la Chiesa dovrebbe aiutare e non abbandonare chi si sente perseguitato: “Il Vaticano in realtà parla di amore ma abbandona le minoranze, lascia da solo chi si sente abbandonato, promuove un linguaggio che non ci porta da nessuna parte. Chi dice frocio dice anche troia. E’ qui che comincia l’omofobia, è qui che inizia tutto il sentimento contro le donne. E’ nel nostro linguaggio, è nel chiudere gli occhi per queste cose alle quali siamo abituati, è per queste cose contro le quali la Chiesa non ha mai preso posizione. I giovani oggi hanno il dovere di iniziare a guardare negli occhi le persone che si sentono discriminate, a controllare il linguaggio e a contrastare certe imposizioni abusive delle Istituzioni. Tutti siamo uomini e tutti possiamo sbagliare e la Chiesa oggi vive un epocale errore nei confronti delle minoranze sessuali. E’ fondamentalista e irrazionale. I suoi seguaci diventano sempre più sofferenti e sempre più chiusi al dialogo”.
Eppure il parere di Charamsa nei confronti di Papa Francesco è positivo. E l’ex monsignore è particolarmente preoccupato per le sorti del Pontefice: ”Gli ho scritto, ma non ho avuto alcuna risposta. La Chiesa non vuole parlare con me. La Chiesa ha cercato solo di infangare il mio nome e ha fatto di tutto per screditarmi. Lo fa con tutti i preti che dicono la verità, in questo senso è una agenzia perfetta. Io non ho lasciato la Chiesa, ho semplicemente detto la verità. Sono gay, aspetto che la Chiesa inizi a parlare anche alle persone come me. Non chiedo compassione. Non necessito di alcuna misericordia. I cattolici sono un popolo fantastico, solo che sono un popolo facile da manipolare e da sviare rispetto al fantastico messaggio che Cristo ci ha inviato. Papa Francesco è il primo a dire che la diversità è la vera forza. Non è ipocrita, non può fare ciò che davvero vorrebbe realizzare. E’ una persona che vuole conoscere gli altri e ascoltarli, questo ho sperimentato in lui. Purtroppo è chiuso in un sistema di blocco, in un sistema irriformabile. Non è un mistero che si aspetta soltanto che termini il suo Pontificato. Non vedono l’ora di togliersi dalle scatole questo Papa. In Vaticano c’è una vera e propria fobia di Papa Francesco. Alla omofobia e alla misoginia ora nella Chiesa si è aggiunta la fobia per Papa Francesco”.
Cosa manca a Charamsa dell’Italia: “Mi mancano le mamme italiani. Mi mancano gli italiani. Mi mancano i giovani italiani, che sono zelanti. Mi manca l’apertura dell’italiano, la sua tolleranza, la sua comprensione dell’altro. Gli italiani sono un popolo che sa accogliere, anche se sotto l’influsso della Chiesa certe volte ci si svuota della curiosità che si deve avere nei confronti dell’altro”.