Mons. Forte: “garantire i diritti degli omosessuali è un fatto di civiltà”
Articolo di Iacopo Scaramuzzi pubblicato sul sito Vatican Insider il 13 ottobre 2014
“La Chiesa non condivide che la stessa terminologia ‘famiglia’ possa essere indifferentemente applicata all’unione fra un uomo e una donna, aperta alla procreazione, e all’unione omosessuale. Detto questo, mi sembra evidente che le persone umane coinvolte nelle diverse esperienze hanno dei diritti che devono essere tutelati.
Dunque il problema è anzitutto non la equiparazione tout court, anche terminologica, ma naturalmente questo non vuole affatto dire che bisogna allora escludere la ricerca anche di una codificazione di diritti che possano essere garantiti a persone che vivono in unioni omosessuali.
E’ un discorso – credo – di civiltà e di rispetto della dignità delle persone”. Così mons. Bruno Forte, segretario speciale del sinodo, ha precisato, nel corso del briefing quotidiano in sala stampa vaticana, il testo della “relatio post disceptationem” letto oggi dal cardinale Peter Erdo, in risposta ad una domanda relativa a legislazioni che proteggano legalmente conviventi gay.
Lo stesso porporato ungherese, che aveva lasciato la parola a mons. Forte perché, ha detto, “quello che ha redatto il brano deve sapere cosa significa”, ha poi voluto aggiungere che “anche negli interventi liberi è emerso questo tema e alcuni hanno detto che sembra mancare in questi paragrafi, anche se in un punto c’è, un riferimento più preciso al fatto che ci sono anche convivenze disordinate” e la questione “va discussa durante la settimana” dai circuli minores, gruppi linguistici che emenderanno il testo presentato oggi, “e dopo”.
Sempre sullo stesso tema, mons. Forte ha risposto ad una domanda circa il fatto se quando si parla dei semi del verbo e elementi di santificazione e verità presenti anche fuori dal matrimonio tradizionale si parla anche delle convivenze omosessuali e dei matrimoni civili laddove essi sono celebrati?
“Mi sembra che l’atteggiamento del documento – ha risposto l’arcivescovo di Chieti – va nel senso di cogliere il positivo dovunque si trovi, e ce n’è certamente. Tagliare con l’accetta è facile, discernere e valorizzare tutto il postivo, anche in qeuste esperienze, credo sia un esercizio di onestà intellettuale carità spirituale”.
Nel corso del briefing, mons. Forte ha definito il frangente del sinodo un “work in progress”, lavori in corso, ed ha sottolineato che, dalla fine del sinodo straordinario, il prossimo 19 ottobre, all’inizio del sinodo ordinario, il 5 ottobre 2015, i vescovi di tutto il mondo dovranno “ascoltare i laici” nelle loro diocesi: “A volte però i nostri laici sono più clericali di noi preti, questo non va. Io dico ai laici: siate protagonisti! Mi aspetto un protagonismo a testa alta dei laici per trovare soluzioni vere”.
A chi domandava ragione dell’assenza dell’espressione “legge naturale” dalla relazione intermedia, mons. Forte ha risposto che “bisogna parlare un linguaggio comprensibile, e ‘legge naturale’ esprime una idea importantissima usando però una terminologia che nel mondo la maggior parte degli umani non capisce”.
Al dibattito odierno che ha seguito la presentazione della relazione – in cui non sono mancate “critiche”, “richieste di approfondimento” e di “chiarimento”, ha detto Erdo – diversi padri hanno evocato lo spirito del Concilio vaticano II.
“Alcuni padri – ha riferito mons. Forte – hanno detto che sembra di ascoltare lo spirito della Gaudium et spes, la Chiesa che guarda il mondo con simpatia, fa sue le attese, le sofferenze e le gioie degli uomini e le donne del nostro tempo”.
Il cardinale Louis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e esperto di storia del Concilio ha ricordato al proposito che il sinodo si concluderà con la beatificazione, domenica prossima, di Paolo VI, il Papa che ha concluso il Concilio, mostrando una Chiesa “non assorbita da se stessa ma missionaria, capace di ascoltare e dialogare con il mondo”.
E’ intervenuto alla conferenza stampa moderata dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, anche il cardinale cileno Ricardo Ezzati Andrello.