Natale: risveglio e illuminazione
Riflessioni di Mario Bonfanti* pubblicate sul blog della comunità MCC Il Cerchio il 25 dicembre 2019
Uno dei simboli più caratterizzanti il Natale è la luce.
Perché il 25 dicembre?
Già a partire dalla sua origine il Natale è intrinsecamente legato col simbolismo della luce.
Come già ben sapranno i lettori, la data del 25 dicembre venne stabilita per cristianizzare la popolare festa dei saturnali romani e del Dies Natalis Solis Invicti.
Se infatti precedentemente il cristianesimo festeggiava la nascita di Gesù a inizio del nuovo anno (e ancora oggi la Chiesa Ortodossa lo celebra il 7 gennaio), dal IV secolo la data viene anticipata. La prima menzione certa della data del 25 dicembre risale al 336 e la si riscontra nel Chronographus, redatto dal letterato rmano Furio Dionisio Filocalo.
Festività solari
La data attuale della nascita di Gesù si sovrappone approssimativamente alle celebrazioni per il solstizio d’inverno e alle feste dei saturnali romani (dal 17 al 23 dicembre).
Inoltre già nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile) e il Dies Natalis Solis Invicti, la festa dedicata alla nascita del Sole (Mitra), introdotta a Roma da Eliogabalo (imperatore dal 218 al 222) ufficializzato per la prima volta da Aureliano nel 274 d.C. con la data del 25 dicembre.
Se nei primi due secoli della cristianità era ampiamente diffusa la celebrazione del 6 gennaio come giorno della nascita di Gesù, successivamente si registra il prevalere della data del 25 dicembre, probabilmente a motivo della grande popolarità della devozione al Sole Invitto.
Il Natale costituisce probabilmente l’esempio più significativo di come una tradizione pagana sia stata assorbita dal Cristianesimo, assumendo un nuovo significato.
Nonostante l’introduzione del Natale cristiano, i culti pagani collegati alla celebrazione del sole perdurarono per molti anni, tant’è che ancora nel Natale del 460 tale circostanza portò papa Leone I ad affermare: «È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei». (Papa Leone I, 7° sermone tenuto nel Natale del 460 – XXVII – 4)
Anche in altre regioni la sovrapposizione fra gli antichi culti pagani del sole e la celebrazione del Natale cristiano continuò almeno fino alla fine del XII secolo, come segnalato dal vescovo siriano Jacob Bar-Salibi: «Era costume dei pagani celebrare al 25 dicembre la nascita del Sole, in onore del quale accendevano fuochi come segno di festività. Anche i Cristiani prendevano parte a queste solennità. Quando i dotti della Chiesa notarono che i Cristiani erano fin troppo legati a questa festività, decisero in concilio che la “vera” Natività doveva essere proclamata in quel giorno».
Il simbolo della luce
Il valore religioso originario del termine lux si scopre nella origine etimologica del corrispondente aggettivo greco leukòs, ripreso dal latino lucus, il bosco sacro, la macchia chiara all’interno del bosco dove si celebravano i riti sacri.
Etimologicamente la parola luce deriva dal latino “lux lucis”, dalla radice indoeuropea leuk-. Il corrispondente termine in greco è l’aggettivo leukòs, «brillante, bianco». Il greco, per indicare la luce, usa poi il sostantivo phōs, la cui radice corrisponde a quella del verbo phainō, che significa “mostrare”, “rendere manifesto”. Il termine greco phos originariamente non indica soltanto la luce come mezzo per vedere, ma anche la luce che emana la verità raggiunta tramite la conoscenza.
È questo significato che la filosofia ha visto nella luce, intesa come ciò che permette di vedere, di distinguere le forme, di conoscere la profondità della realtà: è proprio la luce che rivela e svela ciò che non è illuminato e non ci è dato di conoscere.
La luce quindi diviene simbolo metafisico e spirituale di illuminazione, rivelazione o scoperta di una verità nascosta, che una volta svelata spalanca gli occhi dell’uomo a una visione nuova della realtà e della (propria) vita.
Illuminazione
Come scrisse Pablo Neruda: “Nascere non basta, è per rinascere che siamo nati. Ogni giorno”. E come Gesù dice a Nicodemo, nel Vangelo di Giovanni: “In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio“. (3:3), dove la cifra “regno di Dio” sta ad indicare la Vita, il senso, il significato profondo e pieno dell’essere.
Celebrare il Natale, quindi, non è tanto festeggiare il compleanno di Gesù o ricordare la sua nascita, inventandosi l’improbabile corredo di grotta, neve, personaggi di ogni foggia da mettere nel presepe.
Il Natale ci ricorda che il divino, il sacro, l’uno, il senso non è altrove: non è né nel passato né nel futuro, non è né in cielo né fuori di noi, non è né altro né altrove… ma è te proprio qui ed ora!
Come narra questo meraviglioso racconto sufi: A un maestro sufi venne chiesto quale fosse l’identità di Dio. Egli rispose: «Con mente libera dagli affanni, ho visto Dio con l’occhio del cuore. Gli ho domandato: “Chi sei tu?”. Mi ha risposto: “Tu”».
Ma per poter vedere dio in noi, abbiamo bisogno di ri-posarci nel qui ed ora, di stare nel momento presente, di aprirci all’ascolto e scorgere la scintilla divina in ognun@ di noi.
Buon Natale di risveglio e illuminazione a tutt*
* Sono il reverendo Mario Bonfanti, ordinato sacerdote nel 2002 e uscito dalla Chiesa Cattolica nel 2012 per essere autenticamente me stesso: spiritualmente e sessualmente impegnato nello stesso tempo. Dopo un avvicinamento alla Chiesa Anglicana ho aderito alle Metropolitan Community Churches . Attualmente mi definisco “prete queer” in quanto pastore di una comunità MCC a nord di Milano e appartenente alla teologia e al movimento queer.