Nati due volte. La mia transizione per tornare nelle braccia di Dio
Testimonianza* di Gabriel di Speranza, rete dei cristiani transgender
Quando penso alla mia vita, direi che la vedo molto ricca di eventi importanti che mi hanno reso la persona che sono oggi.
La mia vita spirituale non è sempre stata semplice e lineare. Ho sperimentato la preghiera ma anche i dissidi spirituali, la confusione, la rabbia, la delusione della vita, la lotta interiore che mi ha portato a lasciare la Chiesa cattolica.
Da ragazza sono stata in convento e durante queste esperienze, sia in Piemonte che a Medjugorje, mi sembrava di essere in Paradiso, ma purtroppo mi sbagliavo, mi illudevo di essere nel posto giusto.
Come spesso accade, all’inizio era tutto bello, ma più andavo avanti più mi accorgevo che c’era qualcosa che non andava, non ero più felice, sentivo di non essere me stessa, e da lì è cominciato un periodo di inquietudine e lotta spirituale che mi ha portato a uscire dal convento.
All’uscita dal convento ho avuto la mia prima relazione affettiva con una donna, in cui mi sono sentita finalmente me stessa, anche se ho sofferto per la perdita di alcuni amici che mi hanno abbandonato quando hanno saputo che ero lesbica. Sono rimasta molto ferita e lì è cominciata la battaglia di cui ho parlato all’inizio.
Dopo tanti anni trascorsi a Reggio Emilia, ho deciso di trasferirmi a Roma, perché sentivo il bisogno di fare un mio percorso personale e lavorare su me stessa.
È stato un cammino che ha comportato un cambiamento interiore, non solo spirituale, ma anche psicologico e fisico. Alla fine, infatti, ho compreso di essere una persona transgender e ho preso la decisione di iniziare il percorso di transizione che oggi mi rende felice e realizzato.
Oggi posso dire che mi sento veramente me stesso, quel me stesso che ero sempre stato e che ha avuto molto bisogno di tanta pazienza per emergere, passando attraverso esperienze forti e anche dolorose.
Per me è stato un ritorno nelle braccia di Dio, mi sono sentito e mi sento amato e accolto per quello che sono, nonostante i tanti giudizi negativi che sono stati rivolti in passato nei miei confronti.
Adesso che mi sento più forte che mai è subentrata in me anche la chiamata di Dio: l’ho sempre avuta nel cuore, ma era avversata da tanti pregiudizi e disistima personale.
Fortunatamente ho trovato un’accoglienza speciale, amorevole e accudente nella Inclusive Anglican Episcopal Church, una comunità che mi ha aiutato a innamorarmi di nuovo del mio Signore.
Oggi faccio parte di questa meravigliosa realtà, in cui facciamo un cammino di fede tutti insieme, nelle catechesi, nell’ascolto, nell’accoglienza e nell’amore vicendevole.
Nessuno è perfetto, ma stiamo camminando verso la perfezione, e questo percorso di fede e speranza mi sta aiutando a fare anche passi in avanti concreti nella mia vita. Il sentiero da percorrere è ancora lungo, ma l’amore vince su tutto, anche sul tempo.
* Le persone transgender a volte vedono in Dio un giudice severo, minaccioso, escludente che non li ama e li disprezza. Altre volte lo avvertono come completamente inesistente, indifferente, distante e disinteressato alle proprie sorti e gli ricambiano lo stesso atteggiamento. Altre volte (e non sono poche) fanno esperienza di Dio come compagno di viaggio, guida, ancora di salvezza nei momenti di difficoltà. A Lui si affidano prima del coming out, a lui ricorrono nel momento del bisogno, in lui cercano consolazione nei momenti di sconforto. A lui nella preghiera confidano le loro speranze. Il progetto “Nati due volte” vuol raccontare i cammini di fede che le persone transgender percorrono, nonostante le comunità cristiane spesso siano una fonte di esclusione, per creare un ponte di conoscenza tra questi due mondi. Ringraziamo per il supporto Speranza, la rete on line dei cristiani transgender. Per contattarla scrivere a tendadigionata@gmail.com.