“Natura” un concetto in evoluzione. La rilevanza delle moderne scoperte scientifiche per la valutazione etica delle unioni omosessuali
Estratto dal testo di Michael Rosenberger*, contenuto nel saggio cattolico “Benediktion von gleichgeschlechtlichen Partnerschaften” (La Benedizione delle coppie omosessuali), curato da E. Volgger e F. Wegscheider (Austria), editore Puster, anno 2020, pp.105-115, liberamente tradotto da Antonio De Caro
Mentre nella cultura moderna i concetti “natura” e “naturale” sono connotati positivamente, il concetto di “legge (o diritto) naturale”, che ha influenzato per secoli la morale cristiana, negli ultimi decenni è stato svalutato. Solo una rilettura differenziata può riscattarlo. Proprio la natura e il diritto che ne consegue possiede un alto potenziale per una nuova valutazione morale delle relazioni omosessuali.
1. Porre confini all’arbitrio: origini del pensiero sul diritto naturale nell’antichità greca (pp.106-107)
I filosofi greci, soprattutto nel periodo sofistico, interrogandosi sulla moralità del diritto, distinsero leggi positive e leggi naturali. Le leggi delle diverse città-stato potevano essere diverse; ma ci sono norme che riguardano la natura umana in assoluto e per questo sono universali.
Di fatto, però, anche la “natura umana” è l’effetto di una interpretazione, quindi culturalmente situata, è un prodotto del pensiero che assegna un significato alle esperienze. Quindi anche il diritto naturale, soggetto a paradigmi storici e culturali, è provvisorio: per esempio, dipende anche dalle scoperte scientifiche. Anche per Tommaso d’Aquino bisogna distinguere fra una legge divina inalterabile e leggi morali soggette al cambiamento (S. Th. I-II, qq. 93-94).
2. “Non fare cambio di partner”: Paolo e la ricezione del diritto naturale nel Nuovo Testamento (pp.107-109)
La filosofia stoica diffuse l’idea del diritto naturale nel mediterraneo e quindi influenzò anche la giovane Chiesa cristiana. Paolo collegò l’idea del diritto naturale con gli stimoli dell’Antico Testamento e della cultura ebraica. Per questo motivo, quando Paolo (come in 1Cor 6.9-10) condanna la sessualità omosessuale, lo fa per proteggere l’etica cristiana da ogni contaminazione con le usanze greco-romane, e quindi con l’idolatria (p. 107), seguendo il pensiero del Levitico; in Rm 1.26-27 è evidente l’influenza dell’idea stoica del diritto naturale trasmessa da Filone di Alessandria e Giuseppe Flavio (p. 108).
Secondo Paolo la colpa consiste nel “fare cambio di partner”, scegliendo partner dello stesso sesso al posto di quelli di sesso diverso. Quindi gli è estranea l’idea di una condizione omosessuale stabile e costitutiva, che non viene scelta. Però nel momento in cui, per stabilire una norma morale cristiana, riprende l’idea filosofica del diritto naturale, delega la competenza dell’etica sessuale alla ragione umana, cioè alla filosofia o alla scienza. È come se Paolo suggerisse una divisione dei poteri in cui il pensiero umano (filosofico e scientifico) possiede piena autonomia per decidere che cosa sia la “natura”.
3. L’omosessualità non è una malattia: i recenti progressi della scienza moderna (pp.109-110)
L’idea dell’illuminismo è che gli esseri umani avessero una natura razionale e normativa, e quindi ritenevano l’omosessualità una patologia o un crimine. Quindi l’idea del diritto naturale può essere distorta per il male delle persone. Ma dagli anni ’70 in poi le scienze hanno modificato in modo molto rapido la valutazione sociale dell’omosessualità.
Fattori genetici, ormonali, cerebrali, psicologici rendono l’omosessualità, nella maggior parte dei casi, un orientamento irreversibile, ma perfettamente naturale. Questo dato deve fondare ogni considerazione etica, poiché non può esserci dovere senza possibilità di scelta. Tutte le persone devono poter accettare il proprio orientamento sessuale come parte integrante della propria identità.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità non considera più l’omosessualità come una malattia o una disabilità, poiché “la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”. Le sofferenze delle persone omosessuali sono per lo più una conseguenza del rifiuto sociale, ma non della loro personale condizione.
4. Arrestarsi in mezzo alla strada. Lo scritto della Congregazione per la Dottrina della Fede (1986), (pp.110-113)
Alcuni anni prima che l’Organizzazione Mondiale per la Sanità eliminasse l’omosessualità dall’elenco delle patologie, la Congregazione per la Dottrina della Fede ne aveva anticipato alcune posizioni: infatti, nella Cura pastorale delle persone omosessuali (1986) si prende atto dell’autonomia e dei progressi delle scienze umane, la cui autorità va riconosciuta.
Di conseguenza, si afferma che l’omosessualità può essere una condizione permanente, un orientamento che va rispettato. Quindi: se cambiano le certezze scientifiche sulla natura umana, cambia anche la dottrina (p.111). Ma a questo punto la Congregazione per la Dottrina della Fede non riesce a completare il percorso, probabilmente per paura di entrare in contrasto con l’etica sessuale delineata in Humanae vitae e Persona humana (che sottolineano l’importanza della procreazione).
Di conseguenza, viene aggiunto che la tendenza sessuale, in sé non peccaminosa, va considerata oggettivamente disordinata, poiché conduce a un comportamento moralmente cattivo. Queste affermazioni sono grossolane, offensive e sprezzanti. Quindi: sull’orientamento sessuale, la Chiesa ha seguito la scienza; sulle relazioni e sulla sessualità omosessuale no. Ciò costituisce un tradimento della legge naturale.
5. Superare il blocco: riflessioni di teologia morale per una nuova visione delle unioni omosessuali (pp.114-115)
Alcuni teologi vorrebbero risolvere la questione eliminando ogni riferimento alla “legge naturale”, fondando invece l’etica sessuale sulla dignità e i diritti della persona. Ma questi due valori sono tra le conseguenze più preziose della legge naturale: senza di essa, infatti la dignità e i diritti umani verrebbero fondati solo sul diritto positivo, cioè sulla cultura storicamente situata di una società (che come tale può anche cambiare) e quindi non potrebbero essere considerato universali e inviolabili.
La condizione e le relazioni omosessuali possono, invece, essere giustificate in base ad una nuova visione della legge naturale: la natura conosce infatti più di una funzione della sessualità. La riproduzione è solo una di esse; ma poi la sessualità ha anche la funzione di conservare e rafforzare l’individuo e la coppia. Non è più sostenibile affermare, come vuole la tradizione cattolica, che in ogni atto sessuale vengano espresse in modo perfetto tutte le funzioni della sessualità, che dipendono dalle diverse circostanze di vita.
Quindi un atto sessuale che per vari motivi non può portare alla riproduzione non è di per sé contro natura, ma appartiene alle possibilità offerte dalla natura e può procurare alle persone un senso di identità e vita piena. Ciò rappresenta un potenziale etico che non va sprecato né disprezzato, poiché «dove due persone si legano per amore in modo durevole ed esprimono questo amore nell’incontro sessuale, non vi è motivo di credere che ciò sia innaturale» (p. 115).
Nella tradizione giuridica ed ecclesiale il matrimonio è considerato come un contratto concluso dai due coniugi. Da tale contratto deriva il dovere di comportarsi in modo giusto e rispettoso verso l’altro, cioè di proteggere i valori alla base di quell’unione.
Se, in base al ragionamento fatto prima, si accetta che anche le relazioni omosessuali sono naturali ed eticamente significative, anche la Chiesa, come lo Stato, dovrebbe offrire alle coppie omosessuali la possibilità di impegnarsi liberamente in un contratto di unione, una benedizione.
La teologia ha l’obbligo di prendere in seria considerazione le scoperte delle scienze, di valutarle e di integrarle in modo adeguato al proprio sistema di riferimento. Quando questo avviene, fa bene alla stessa teologia e la rende feconda, nel servizio degli esseri umani, che ne aspettano l’aiuto.
* Michael Rosenberger, professore universitario e presidente dell’Istituto di Teologia Morale, Facoltà di Teologia, Privata Università Cattolica di Linz (Austria).