Le parole di Nausica Della Valle ci ricordano i danni che fa l’omofobia
Articolo di Alberto Mazzocchi* pubblicato sul sito del Fatto Quotidiano il 3 marzo 2019
“L’omosessualità è una deviazione, un disturbo. Dietro a essa c’è Satana, quindi il male”. È grazie a questi lampi di Medioevo – e mi perdoni il tanto vituperato Medioevo, ché pure ottime cose ha prodotto – che dall’ottovolante della nostra modernità veniamo sbalzati all’improvviso, come in un incubo che non volevamo più rivivere, sul campo di terra battuta sotto le mura di Zurigo, dove i sodomiti, in fila, aspettano di arrostire su una catasta di legno. E il merito, almeno in questo caso, è della giornalista (1) Nausica Della Valle. La nostra, tra tautologie e sillogismi che Jacques de La Palice scànsati, ci ricorda che “l’omosessualità è un peccato” uguale a “furto e omicidio, perché sono gli uomini che danno loro una priorità”. E che “i ricercatori ne stanno cercando il gene. Ma non lo trovano, perché Dio non l’ha creato”. Ah, beffe e ancora beffe a voi, cari scienziati, e alla vostra idiosincrasia nei confronti del creazionismo!
Ora, forse queste somme rivelazioni sarebbero già abbastanza “somme” di per sé, è evidente, se non fosse che la nostra sedicente “guerriera in Gesù Cristo” avrebbe anche una storia personale da raccontare, così sintetizzabile: per circa cinque lustri sono andata pazza per prugne e vongole, ma ora sono guarita; pannocchie e maritozzi sono più buoni.
Cosa fare, dunque, per diffondere quello che per la nostra principessa è il verbo dell’Altissimo? Niente di meno che un convegno, a Biella, dal titolo Perché non sono più lesbica.
Da qui in avanti mi spoglio dell’arma dell’ironia, che in certi casi aiuta a edulcorare riprovazione e incazzature. Perché la questione, in realtà, è molto seria. Riassumo in breve: la conferenza si sarebbe dovuta tenere nell’auditorium di Città studi, ma a seguito del cancan mediatico l’Università ha ritirato la propria disponibilità a cedere la sala poiché “in contrasto con i principi educativi” che cerca “di diffondere e sostenere, tra cui quelli di tolleranza e accettazione dell’altro”. Risultato: incontro annullato.
Posizioni come quelle di Nausica Della Valle, almeno stando a quanto ha dichiarato sin qui, si rifanno alla teoria riparativa e all’idea che l’omosessualità sia, se non una malattia da cui guarire (lei parla di “malattia dell’anima”), quanto meno qualcosa di negativo a cui porre un rimedio. Tutto ciò offende milioni di gay. E condiziona migliaia di famiglie (penso a quei genitori che non accettano l’omosessualità dei figli, che nella migliore delle ipotesi li costringono a farsi seguire dagli psicologi e che, nella peggiore, non li considerano più parte della famiglia).
Ecco perché in uno Stato laico come il nostro, che tra i principi fondamentali della sua Costituzione recita che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale […] senza distinzione […] di condizioni personali” e che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine […] sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona”; ecco perché in uno Stato laico come il nostro, dicevo, mi aspetto che una Università, pubblica, prenda posizione e vieti manifestazioni che offendono i diritti – qui, semplicemente, il diritto di amare chi mi pare – dei cittadini. A costo, in questo caso, di mettere in secondo piano l’articolo 21.
Ho scritto “in questo caso” di proposito. Infatti non c’è nulla che vieti, a Nausica Della Valle, di esprimere ciò che desidera in una struttura privata (2). Sarò il primo a dirle: “Ti ascolto”. Salvo, poi, provare a gettare acqua sulla catasta di legno pronta per il rogo. E dissentire.
(1) Il nome, nell’elenco nazionale dell’Odg, non compare. Tanto che mi sono detto: “Stai a vedere che si tratta della principessa della Valle del Vento di Miyazaki!”.
(2) Dopo il no dell’Università, gli organizzatori [Cristiani uniti per servire Biella, un gruppo di quattro chiese evangeliche conservatrici, n.d.r.] hanno chiesto una sala di Palazzo Boglietti ma l’amministrazione ha deciso di non ospitare l’evento.
* Sono cresciuto in un paese dove finisce la strada, in cima a una montagna, che curiosamente si chiama Piazzatorre ma non ha né una piazza né una torre. Ora vivo a Milano, che è un posto terribile. E che mi piace, molto.
In mezzo sono passato dall’Eco di Bergamo, dove ho scoperto che presentarsi con rasta, maglietta zapatista e bermuda dal maresciallo dei carabinieri non è saggio. Poi Repubblica, Radio Capital e, infine, alla redazione del Fatto.it. Ho scritto un libro, Nessuna resa, sono maestro di sci (ma una legge vecchia di quasi 60 anni mi impedisce di insegnare) e amo il vino (naturale, meglio; sloveno, ancora meglio). “Quando ero piccolo, mi innamoravo di tutto” cantava un poeta. Ora sono un po’ più grande, e mi innamoro ancora. Nonostante tutto.