Negli Stati Uniti i cattolici si rivoltano contro i licenziamenti dei dipendenti gay da parte della loro Chiesa
Articolo di Joseph Gerth* pubblicato sul sito del quotidiano The Courier-Journal (Stati Uniti) il 6 aprile 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
[Le email] hanno cominciato ad affluire a valanga nelle ore e nei giorni successivi al mio articolo sul trattamento riservato a gay e lesbiche da parte dell’arcidiocesi cattolica di Louisville [nel Kentucky].
Quell’editoriale è probabilmente quello che ha ricevuto il numero maggiore di commenti via email nella mia carriera. La larga maggioranza degli scriventi (molti dei quali dichiarano di essere cattolici) ritiene scorretto che le istituzioni cattoliche licenzino le persone omosessuali che si sono sposate.
Molte email parlano dello scandalo degli abusi sessuali che ha colpito anche l’arcidiocesi di Louisville, la quale negli ultimi sedici anni ha dovuto pagare 25 milioni di dollari di risarcimenti, mentre numerosi sacerdoti sono finiti in manette dopo che la Chiesa ha ignorato i loro crimini (crimini, non solo peccati) e li ha spostati di parrocchia in parrocchia, in modo che potessero continuare a molestare bambini e ragazzine.
Alcuni hanno criticato il fatto che la Chiesa permetta di mantenere il proprio posto di lavoro a gente che viola diversi precetti cattolici, e che tratti poi molto duramente gay e lesbiche.
Altri hanno scritto che Gesù si circondava di persone ai margini della società, di lebbrosi, peccatori, di gentaglia e paria. La Chiesa, invece, mette ai margini proprio chi è tradizionalmente costretto a vivere come outsider.
“Sono cattolica praticante, ho fatto tutte le scuole in istituti cattolici, poi ho frequentato un’università cattolica […] Non capisco. Basta guardare la gente con cui Gesù mangiava, a cui predicava, a cui si accompagnava: i rifiuti della società, quelli che non erano accettati” scrive Vonda Norris.
Tutti avrete sentito cosa è successo. Lo scorso anno, quattro giorni prima della fine delle scuole, il preside della Holy Spirit School, che è anche il mio parroco, ha convocato nel suo ufficio una delle counselor che si occupano di orientamento e le ha detto che un genitore aveva segnalato il suo matrimonio con un’altra donna: la counselor è stata licenziata.
Il preside ha semplicemente messo in atto le linee guida dell’arcidiocesi sui dipendenti [dei suoi istituti] che si sposano con una persona dello stesso sesso. L’arcidiocesi aveva già mostrato la sua ostilità verso le persone omosessuali, per esempio quando l’arcivescovo Joseph Kurtz proibì a uno scout di divenire capo [per via della sua omosessualità].
“Penso sia corretto dire che potrei contare sulle dita di una mano (ma forse su un dito solo) i suoi articoli che mi hanno trovato in sintonia, ma questa volta sono totalmente d’accordo con lei. Sono cattolico praticante, e l’atteggiamento di Kurtz verso i cattolici omosessuali, e gli omosessuali in generale, mi confonde e mi fa arrabbiare” ha scritto Art Rothgerber.
Alcune delle persone che hanno scritto sono gay e lesbiche che da anni hanno relazioni sentimentali, e alcuni di essi si sono sposati, ma la maggior parte no, sono normalissimi cattolici eterosessuali che sono nati in famiglie cattoliche, hanno frequentato scuole cattoliche e forse hanno imparato delle cose sulla compassione, l’accettazione e la misericordia che la gerarchia cattolica ancora non è disposta ad accogliere.
“Se l’arcidiocesi licenzia una donna perbene perché si è sposata con la sua compagna di vita, ovvero un’altra donna, vuol dire che non segue l’insegnamento di Gesù, e non è cosa da poco. Mi fa vergognare di essere una cattolica praticante” scrive Cathy McLeod.
Mary P. Sheridan scrive che le fa male vedere che la Chiesa (la sua Chiesa) tratta gay e lesbiche in questo modo: “Il giudizio spetta solo a Dio. A noi, suoi seguaci, spetta invece amarci l’un l’altro come Dio ha amato noi. Mi sembra che questo principio dovrebbe essere la nostra bussola morale”.
Naturalmente non tutti sono d’accordo con me. Brynn Kohler mi accusa di “retorica anticattolica”. Niente di più lontano dalla verità. Sono cresciuto andando a Messa tutte le domeniche, e sono figlio di cattolici più devoti alla Chiesa di quanto la Chiesa fosse devota a loro.
Mio padre si sedeva nel suo banco ogni domenica a dire il Rosario per penitenza, e durante la mia infanzia né lui né mia madre ricevettero una sola volta la Santa Comunione, a causa di quello che la Chiesa vedeva come un atto imperdonabile: i miei si erano sposati qualche anno dopo il divorzio di mia madre dal suo primo marito, di cui aveva scoperto una relazione con un’altra donna. La prima volta che ho visto mia madre ricevere l’Eucarestia è stato al mio matrimonio, quando avevo 37 anni e mio padre già non c’era più.
L’annullamento del matrimonio, che cancella il peccato del divorzio e del secondo matrimonio, a volte richiedeva anni di tempo e migliaia di dollari; andava bene per i Kennedy, non per i poveri. Negli ultimi anni, tuttavia, la Chiesa è venuta incontro a chi ne ha bisogno e ha reso l’annullamento più facile da ottenere.
Non sono un buon cattolico come lo erano i miei genitori. Manco spesso e volentieri alla Messa domenicale, ma non ho pensato nemmeno una volta di abbandonare la fede cattolica, anche quando ho saputo che i passati arcivescovi mi hanno messo in pericolo da bambino, perché rimandavano nelle parrocchie i preti predatori.
Hunter Seitz mi accusa di avere iniziato “una diatriba semplicistica”. In un certo senso, ha ragione. Il problema è semplice, e forse anche la soluzione potrebbe essere estremamente semplice. La mia idea è: cominciamo a trattare i dipendenti omosessuali della Chiesa come chiunque altro. Cominciamo a pensare che sono peccatori tanto quanto noi. Che a volte peccano ripetutamente, a volte a giorni alterni. E cominciamo a pensare che i loro peccati non sono peggiori dei nostri, solo perché loro sono omosessuali.
Trattiamo allo stesso modo i nostri e i loro peccati. Sono i cattolici che lo chiedono.
* Gli editoriali di Joseph Gerth compaiono quasi tutte le domeniche e, saltuariamente, in altri giorni della settimana. Email: jgerth@courierjournal.com
Testo originale: Letter writers agree: Catholic church shouldn’t discriminate against LGBTQ community