Negli USA i tradizionalisti attaccano James Martin per il suo libro su Chiesa e persone Lgbt
Articolo di Ludovica Eugenio pubblicato sul settimanale Adista Notizie n°33 del 30 settembre 2017, pagg.8-10
Nel suo recente libro sull’accoglienza delle persone Lgbt nella Chiesa, dal titolo Building a Bridge: How the Catholic Church and the LGBT Community Can Enter into a Relationship of Respect, Compassion, and Sensitivity, il noto gesuita statunitense p. James Martin, columnist del settimanale dei gesuiti America, nominato ad aprile consultore della Segreteria per la Comunicazione da papa Francesco, ha compiuto un passo decisivo: quello di invitare i responsabili della Chiesa ad amministrare con maggiore compassione ed empatia il rapporto con le persone Lgbt e di ricordare ai cattolici Lgbt che fanno parte della Chiesa come qualsiasi altro cattolico. Questo era stato in sintesi il commento positivo dell’arcivescovo di Newark (New Jersey) card. Joseph Tobin, tra i primi a recensirlo con toni entusiastici (v. Adista Notizie n. 23/17).
Il libro era stato approvato dai superiori gesuiti prima della pubblicazione, ed era stato giudicato positivamente anche dal card. Kevin Farrell, nuovo capo del Dicastero vaticano Famiglia, Vita e Laici.
Prima della pubblicazione del libro, a ottobre del 2016, Martin aveva anche tenuto un apprezzatissimo intervento all’assemblea di New Ways Ministry, l’associazione fondata da suor Jeannine Gramick e da p. Robert Nugent che da decenni – tra gli strali dei vescovi statunitensi e del Vaticano (v. Adista nn. 51, 58, 62/99; 43, 45/00) – si occupa della cura pastorale delle persone omosessuali e Lgbt: riprendendo la prescrizione del Catechismo della Chiesa cattolica, secondo cui esse vanno trattate con «rispetto, compassione e sensibilità», in quell’intervento, intitolato “Un ponte a due sensi”, Martin aveva focalizzato l’attenzione sul contributo che i responsabili ecclesiali possono dare all’integrazione delle persone Lgbt nella Chiesa, ma anche su quello di queste ultime nel loro rapporto con la Chiesa. In quel contesto gli era stato conferito anche il “Bridge Building Award”, per aver contribuito a sviluppare il dialogo sulle tematiche Lgbt nella Chiesa cattolica.
Ma il libro di p. Martin è risultato indigesto all’ala della Chiesa più conservatrice e restia all’accoglienza di persone omosessuali, bisessuali, transgender, la quale negli ultimi mesi ha scatenato contro il gesuita, soprattutto sulla carta stampata e in rete, un’ondata di odio mediatico, fomentata dall’aspro rimprovero rivoltogli dal prefetto della Congregazione per il Culto divino e i Sacramenti, card. Robert Sarah, alla fine di agosto scorso. Procediamo con ordine.
Le critiche del card. Sarah
Il prelato, strenuo difensore della visione tradizionale cattolica sulla sessualità, nemico giurato di una presunta “ideologia di genere” colpevole di “distruggere la famiglia”, sostenitore per le persone Lgbt di una vita di astinenza sessuale come unico stile di vita accettabile, ha rifiutato del tutto le argomentazioni contenute nel libro di Martin. In un articolo comparso sul Wall Street Journal il 31 agosto, ha ribadito che l’omosessualità «è in contrasto con la natura umana» e che i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso sono «grave peccato e dannosi al benessere di coloro che vi sono coinvolti». Martin non si è lasciato intimorire e argutamente, dalle pagine del settimanale America, ha definito la posizione del card. Sarah «un passo avanti», visto che, nel suo articolo, usava il termine «Lgbt, che alcuni cattolici tradizionalisti rifiutano».
Tuttavia, notava Martin, la critica del cardinale «non coglie alcuni punti importanti», tra cui la necessità di riconoscere «l’immensa sofferenza che i cattolici Lgbt hanno patito per mano della loro Chiesa», e invitava allo stesso tempo Sarah a chiedersi perché i cattolici Lgbt e le loro famiglie rifiutassero in così grande numero l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità: «La Chiesa può riuscire a rispondere a questa domanda solo se ascolta quelle persone, costruendo parte di quel ponte a cui faccio riferimento nel libro», ha spiegato il gesuita, che rifiuta nettamente di essere definito dal cardinale «uno dei più accesi oppositori del messaggio della Chiesa sulla sessualità». «L’articolo del cardinale afferma erroneamente che il mio libro critica l’insegnamento della Chiesa, il che non è vero. Né lo faccio io», ha scritto, spiegando che il suo libro «non è un testo di teologia morale né un libro sulla morale sessuale delle persone Lgbt», ma «un invito al dialogo e alla preghiera, e sono certo che il card. Sarah concorderà sull’importanza di entrambi».
Odio mediatico
A partire da questo scambio, si è diffusa una vera campagna di odio contro il gesuita, oggetto di insulti e di distorsioni provenienti dall’interno stesso della Chiesa: i tweet del presidente del Center for Family and Human Rights Austin Ruse (Martin «fa male alle anime», «è un prete perfido, un maschio beta che porta i poveri gay alla perdizione»; è una «femminuccia», «effemminato», «è uscito allo scoperto»); quelli del sito CatholicVote.org, sorta di incitamento alla violenza contro Martin; centinaia e centinaia di commenti sulla sua pagina Facebook dello stesso tono, molti con istigazione alla violenza, come documenta nel dettaglio il settimanale cattolico National Catholic Reporter (7/9); articoli denigranti quasi ogni giorno su siti dell’estrema destra cattolica come Church Militant e LifeSiteNews, definiti dallo storico della Chiesa Massimo Faggioli «una cybermilizia cattolica» fortemente opposta alla Chiesa di papa Francesco (La Croix International, 18/9). Una galassia la cui rilevanza è stata messa in evidenza dall’ormai famoso articolo del gesuita p. Antonio Spadaro su Civiltà Cattolica dello scorso luglio dedicato a “Fondamentalismo evangelicale e integralismo cattolico” (v. Adista Notizie n. 28/17).
Martin, però, non si è lasciato schiacciare: queste reazioni estreme, ha detto, non sono che un frammento della risposta «in gran maggioranza positiva» al libro, di cui è stato testimone nelle decine di incontri di presentazione fatti a livello di Chiesa di base, tra i banchi delle chiese, in prestigiose università cattoliche come la Villanova University e la Fordham University, e nei colloqui con diversi vescovi: «Molti non l’hanno nemmeno letto, perché se lo facessero – afferma – non ci troverebbero molto da obiettare», come gli ha confidato un amico conservatore, che dopo la lettura gli ha chiesto: «Ma perché tutto questo rumore?».
Disinvitato da istituzioni cattoliche
Altre istituzioni cattoliche, tuttavia, sono state sopraffatte dalla pressione della polemica e dell’ondata di odio: in diverse hanno infatti annullato interventi del gesuita programmati da tempo. Il Theological College, seminario nazionale della Catholic University of America (CUA), a Washington, ha ritirato il 15 settembre il proprio invito a p. Martin a tenere una conferenza su Gesù (nemmeno sull’oggetto della polemica, dunque) ai primi di ottobre, pianificata da oltre un anno, motivando la decisione con «i crescenti attacchi negativi» sui social media e con la necessità di evitare «distrazioni e controversie» durante le celebrazioni per il centenario della scuola, pur non concordando «assolutamente» con le critiche al gesuita.
Il previsto intervento di Martin era stato definito «vergognoso» dal sito della destra cattolica Church Militant, e il tradizionalista p. John Zuhlsdorf, prete che vive negli Usa ma incardinato in Italia, autore del “Fr. Z.’s blog”, ha chiesto ai suoi lettori: «Vi sembra giusto che un aperto promotore di un’agenda omosessualista venga invitato in un seminario?». Il board della CUA, tuttavia, ha preso le distanze dall’iniziativa del Theological College: il rettore John Garvey ha infatti criticato la decisione presa in autonomia dal College, affermando di non condividerla e definendola un tentativo di fermare «il civile scambio di idee». Altri incontri cui avrebbe dovuto partecipare Martin sono stati disdetti dall’Ordine del Santo Sepolcro e dal Cafod, istituzione cattolica caritativa inglese, quest’ultima per timore di pubblicità negativa.