Nel disegno di Dio è stato una cosa buona accettarmi come gay
Testimonianza di Yves* pubblicata sul sito cattolico Reflexion et partage (Francia) il 2 novembre 2000, liberamente tradotta da Marco Galvagno
Non è stato facile accettarmi come omosessuale, dato che ero profondamente credente e praticante, ma la chiesa cattolica (non solo il papa e i vescovi, ma anche molti cristiani ed anche i miei stessi genitori) facevano a gara nel ripetermi che la mia attrazione per gli uomini era un abominio, un atto contro natura che mi rendeva debosciato. Come poteva Dio, che mi ha creato così e che solo amore, come poteva rendere le mie amicizie maschili cattive? I miei slanci amorosi erano poi così diversi da quelli dei miei compagni che uscivano con delle ragazze? Erano viziati dall’inizio solo perché il 90% delle persone preferisce la compagnia dell’altro sesso. Ero l’unico a provare questo malessere?
Mi ci sono voluti molti anni di domande, riflessioni e preghiere e un matrimonio conclusosi con un divorzio, il sostegno di un prete, l’incontro di altri ragazzi come me e la mia partecipazione a un’associazione (di cristiani omosessuali) per giungere a questa convinzione: sì era una cosa buona che fossi omosessuale, che l’accettassi e che cercassi di vivere la mia condizione al meglio possibile. Dio non mi rifiutava non mi rendeva un paria, ma un figlio che amava teneramente come fa con tutti i suoi figli.
Mi ci sono voluti vari anni di dubbi e di disprezzo nei confronti di me stesso prima che riconoscessi che Dio non poteva rinnegare colui che aveva creato, né che voleva vietarmi di vivere questo amore umano, per il quale Dio si rallegra negli eterosessuali.
Ho dovuto rileggere la Bibbia in modo meno letterale per scoprire che coloro che l’avevano scritta, ispirati da Dio, non potevano fare altro che descrivere la creazione come l’incontro tra un uomo e una donna, che gli autori del Deuteronomio avevano come priorità la salvaguardia del loro popolo e quindi la procreazione, che San Paolo non sapeva niente dell’omosessualità come condizione costitutiva della personalità. Dai tempi biblici la società è cambiata. I deputati francesi hanno votato una legge che riconosce l’esistenza di fatto delle coppie omosessuali. È un atto di giustizia che protegge i diritti di due persone che vivono sotto lo stesso tetto, ma anche un riconoscimento del vero amore ( non temiamo d utilizzare questa parola) che può esserci tra due persone dello stesso sesso.
In 40 anni di lotta, con i suoi momenti di gioia, ma anche di disperazione e i suoi insuccessi, mi stupisco di voler ancora appartenere a una chiesa che spesso mi ha maltrattato. Tuttavia se i cristiani (e non solo i suoi pastori) sapessero quanto la chiesa sia debitrice nei confronti delle persone omosessuali che operano nel suo seno e vivono la loro condizione segretamente; se i cristiani riconoscessero i tesori di pazienza, di devozione e attenzione ai più poveri di cui gli omosessuali danno prova ogni giorno (aiuto ai malati di aids, agli anziani, lavoro nel settore della sanità o dell’istruzione) non sarebbero così pronti a condannare migliaia di loro fratelli e sorelle o non fingerebbero d accettarli solo a parole.
Testimonio la forza dello Spirito che mi ha concesso non solo di conservare intatta la fede, ma anche di rafforzarla. Testimonio anche per i numerosi amici omosessuali, cristiani e no, che vivono il Vangelo senza rinnegare ciò che sono.
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* Testimonianza scritta in occasione del giubileo del 2000 .
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Testo originale: C’était bien dans le dessein de Dieu que je sois homosexuel