Nel Mercoledì delle ceneri per superare la paura della morte
Riflessioni pubblicate sul sito Queer Theology (USA), liberamente tradotte da Silvia Lanzi
Il Mercoledì delle ceneri è l’inizio della quaresima. Nella mia giovane chiesa, non si teneva da conto, praticamente per noi non esisteva visto che saltavamo direttamente alla domenica delle palme. Due parole di riassunto.
La quaresima sono i quaranta giorni che portano alla pasqua (non contando le domeniche). Nella Chiesa delle origini era il periodo in cui i nuovi cristiano si preparavano, con il battesimo, ad entrare a far parte della comunità cristiana. Per gli altri cristiani era un tempo di preghiera, di digiuno, di carità e per un esame di coscienza personale.
Ed è proprio per iniziare, la Chiesa osserva il mercoledì delle ceneri. Si bruciano i rami della domenica delle palme dell’anno prima e ci si fa l’un l’altro il segno della croce dicendo: “Ricordati che polvere sei e polvere ritornerai”.
È strano ricordarsi della propria fragilità umana con un segno di croce. A volte lo evitiamo o lo ignoriamo, diciamo che ci deprime e ci fa troppo male. Ed è tutto vero. Ma penso che sia anche quello che lo rende meraviglioso.
Non so voi, ma io cerco di non passare molto tempo a pensare alla mia mortalità. Non mi piacciono i rischi. Non vado a sciare e non pratico sport estremi. Cerco addirittura di non uscire quando fuori fa troppo caldo (il che vuol dire, visto che vivo in Minnesota, passare un sacco di tempo in casa). Insomma, cerco, in tutti i modi di mantenermi in salute.
Ma ammetto anche che, come cristiani, noi siamo persone della resurrezione. La morte non ha potere su di noi. In qualche modo, il mercoledì delle ceneri è uno dei giorni più potenti e sovversivi del calendario cristiano. Siamo polvere, e polvere diventeremo. Comunque la morte non ha potere su di noi. Non c’è nulla di cui avere paura. Quando muoriamo, finiamo dritti nelle braccia amorevoli di Dio.
Penso ai fieri attivisti che facevano parte di ACT UP e combattevano contro l’AIDS. Nel momento in cui capirono di non avere niente da perdere, diventarono più forti. Si incatenarono ai cancelli e fecero sit-in alla Casa Bianca, chiedendo più fondi e più ricerca scientifica sull’HIV, mettendosi in gioco in prima linea.
Quando si supera la paura della morte, si è capaci di fare cose meravigliose. Non è disattenzione per la vita umana o spregio di un normale grado di sicurezza. Invece è un andare lucidamente incontro al pericolo per combattere e liberarci. Possiamo farlo perché sappiamo che la morte non è la risposta finale.
Il viaggio della quaresima è una lotta contro la paura della nostra stessa mortalità. È la lotta con il tempo in cui scegliamo di starcene al sicuro, invece di fare quello che è giusto. È il momento di pentirci di come e quando abbiamo partecipato a ingiustizie sistematiche, e di quando non abbiamo parlato chiaro. Non si tratta di un momento di autoflagellazione, ma è una valutazione onesta, così quando arriverà il momento di fare la cosa giusta la faremo, non importa quanto ci costerà.
Testo originale: Getting over the fear of death