Nella chiesa Avventista non possiamo più parlare delle persone LGBT+ senza ascoltarle!

Lettera aperta* dell’organizzazione Avventista LGBTQ+ Kinship DA-CH** inviata ai responsabili della Chiesa Avventista del Settimo Giorno di lingua tedesca il 4 ottobre 2024, parte seconda. Liberamente tradotta dai volontari del Progetto Gionata
Abbiamo notato che la posizione chiamata Side B (lato B), sempre più diffusa negli ambienti evangelici, sta guadagnando terreno anche nella Chiesa Avventista. Questa posizione riconosce che l’orientamento omosessuale è una realtà permanente nella vita di una persona, ma continua a interpretare i testi biblici come una condanna delle relazioni affettive tra persone dello stesso sesso.
Parallelamente a questa nuova prospettiva, nelle nostre chiese continuano a circolare concetti più datati e problematici.
La parte positiva della posizione Side B è che finalmente viene accettato un dato ormai condiviso dalla comunità scientifica: l’orientamento sessuale è radicato nella personalità di una persona, sia biologicamente che psicologicamente, e non può essere cambiato.
Un altro elemento positivo è una maggiore consapevolezza, all’interno della nostra chiesa, delle difficoltà vissute dalle persone queer. Tuttavia, rimane da vedere se questa consapevolezza porterà a cambiamenti reali e duraturi.
Ci preoccupa profondamente il fatto che la posizione Side B presenti la castità obbligatoria come l’unica via che Dio ha previsto per i credenti con un orientamento omosessuale. Questa visione cerca di conciliare l’interpretazione tradizionale della Bibbia con le nuove conoscenze scientifiche, ma è ancora molto giovane nella storia della chiesa e si basa esclusivamente su pochi esempi di persone che vi si sono adattate.
Come nel caso del movimento ex-gay, il rischio è che si stia generalizzando un’esperienza individuale, facendo credere che tutti possano e debbano seguire la stessa strada. Temiamo che questa posizione possa, nel tempo, portare alla stessa delusione e sofferenza che hanno caratterizzato il fallimento delle cosiddette “terapie riparative”.
Siamo convinti che nessuno abbia il diritto di negare a una persona il bisogno fondamentale di affetto e di compagnia. La sessualità è parte integrante di una relazione di amore autentico, ed è importante anche per la salute e la felicità delle persone queer, così come lo è per gli eterosessuali. Ridurre tutto alla sola dimensione sessuale è un approccio riduttivo e disumanizzante, che rischia di condannare l’amore tra persone dello stesso sesso senza considerare la sua interezza.
L’esperienza di SDA Kinship International (Seventh-day Adventist Kinship International)
SDA Kinship International è un’organizzazione privata di supporto per avventisti queer, attiva a livello mondiale. È stata fondata negli Stati Uniti nel 1978 da credenti avventisti gay ed è cresciuta costantemente nel tempo, includendo anche molte persone eterosessuali che offrono il loro sostegno.
L’obiettivo di SDA Kinship è creare spazi sicuri per gli avventisti queer, incoraggiarli nella loro fede e offrire supporto nei momenti di difficoltà. L’organizzazione è nata dall’esperienza di tante persone che hanno provato, senza successo, a cambiare il proprio orientamento sessuale o a vivere relazioni eterosessuali forzate.
Molti hanno vissuto per anni nella paura e nel nascondimento, temendo il giudizio della propria famiglia e della chiesa.
Questo ha portato molti a sviluppare problemi di salute mentale, a sentirsi oppressi e, in alcuni casi, completamente esausti. Chi ha deciso di rivelare la propria identità ha spesso subito emarginazione e rifiuto da parte della propria comunità e della propria famiglia. Alcuni hanno perso la loro fede. Altri, purtroppo, hanno deciso di togliersi la vita.
Riceviamo sempre più testimonianze di persone che hanno vissuto questo dramma, e siamo profondamente addolorati per la sofferenza che hanno patito nella nostra chiesa. Questa situazione deve cambiare.
Oggi, molti leader della chiesa avventista affermano di voler mostrare rispetto e compassione verso le persone queer. Alcuni riconoscono persino che c’è un problema e che servono chiarimenti. Ma parole e buone intenzioni non bastano più.
Troppo spesso vediamo indifferenza e silenzio davanti a situazioni di discriminazione. Questo ha minato la credibilità della leadership della chiesa agli occhi della comunità queer. Ora è necessario passare dalle parole ai fatti.
La formula “Ama il peccatore, odia il peccato”
Spesso, nelle discussioni su questo tema, si sente ripetere la frase: “Dio ama il peccatore, ma odia il peccato.” Secondo questa logica, le persone queer dovrebbero essere accolte nella chiesa, ma il loro amore sarebbe considerato un peccato.
Questa affermazione non rende giustizia alla realtà delle persone queer. Riduce la loro identità a un singolo aspetto del loro comportamento. Chi parla di “stile di vita omosessuale” o di attrazione per lo stesso sesso come “tentazione al peccato” non ha capito cosa significa l’orientamento sessuale.
Senza rendersene conto, questa mentalità porta a condannare come peccaminosa un’intera dimensione della personalità di una persona. Per molti credenti queer, questa dottrina ha portato a un’autentica disperazione. Hanno pregato, digiunato, chiesto aiuto, ma non hanno mai potuto cambiare il loro orientamento. Alcuni sono arrivati a credere di essere intrinsecamente malvagi e senza speranza.
Se una chiesa chiede ai suoi membri queer di rinunciare per sempre all’amore e alla compagnia di una persona amata, deve essere in grado di giustificare teologicamente questa richiesta. Deve spiegare con chiarezza perché l’amore tra persone dello stesso sesso sarebbe così grave da giustificare la loro esclusione dalla comunità e, addirittura, la loro condanna eterna. Non basta appellarsi all’obbedienza cieca.
Alla luce delle nuove conoscenze storiche, psicologiche e bibliche, sempre più cristiani – anche quelli con una visione conservatrice della Bibbia – stanno rivedendo le loro posizioni. Comprendono che la dottrina tradizionale non è così chiara come si pensava, e che ha causato ingiustizie e sofferenze enormi.
È giunto il momento di riesaminare attentamente questi insegnamenti, coinvolgendo direttamente le persone queer nel dibattito. Non possiamo più parlare di loro senza ascoltarli.
* Il 4 ottobre 2024, l’organizzazione avventista LGBTQ+ Kinship DA-CH presente in Germania, Austria e Svizzera, aderente a Seventh-day Adventist Kinship International, ha inviato una lettera aperta ai dirigenti della Chiesa Avventista nei paesi di lingua tedesca. L’obiettivo è promuovere un dialogo per una maggiore comprensione della difficile situazione vissuta dagli avventisti queer e favorire relazioni più costruttive. La lettera, di 11 pagine, è stata scritta in tedesco e inglese.
** Seventh-day Adventist Kinship International è un’organizzazione fondata nel 1976 a Palm Desert, California (USA), con l’obiettivo di supportare gli avventisti LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, asessuali e intersessuali) e i loro sostenitori, offrendo un ambiente sicuro per la crescita spirituale e il dialogo.
SDA Kinship Europe è la sezione europea di Seventh-day Adventist Kinship International, che è presente in tutto il mondo con circa 5.500 membri in 112 paesi (dicembre 2024).. Non è affiliata ufficialmente con la Chiesa Avventista del Settimo Giorno ma opera per promuovere l’inclusione e il dialogo all’interno della comunità avventista, fornendo sostegno a chi cerca di conciliare la propria fede con la propria identità queer.
Testo originale: Open letter from SDA Kinship DACH to the leaders of the Inter-European Division of Seventh-day Adventists (file PDF)