Nella chiesa cattolica è giunto il tempo per i cristiani LGBT+ di andare dal cortile alle piazze
Testimonianza di padre Giovanni Belloni sull’incontro della Tenda di Gionata in Varicano con papa Francesco, 21 settembre 2022
Nel giro di due anni la Tenda è riuscita ad incontrare papa Francesco un paio di volte. La prima, poco dopo la chiusura della pandemia, nel cortile di San Damaso (il 16 settembre 2020)
Il Papa, prima ancora di prendere posto, veniva già stato assalito dalle urla di qualcuna delle nostre madri presenti, chiedendo una benevola attenzione e simpatia per i loro figli e figlie omoaffettivi.
In seguito, a telecamere spente, la nostra Mara ebbe l’occasione di condividere col Papa la sofferenza che le aveva procurato la Chiesa che amava. Francesco la rincuorava, e con essa, passando di bocca in bocca, incoraggiava tutte le mamme che, urbi et orbi, si trovavano nella stessa situazione. Un incontro che in un certo senso ha… gasato un po’ tutti noi della Tenda… pure coloro che non erano presenti …
La seconda volta i giorni scorsi, in piazza San Pietro, (il 22 settembre 2022) un centinaio di noi erano tra le migliaia di persone che occupavano la spazio antistante la Basilica.
Il cortile è sinonimo di relazioni limitate a poche persone. Si ha tempo per parlare e di essere ascoltati. Ovviamente i vicini non sono tutti bravi e buoni… ci può essere qualcuno che la vuol fare da padrone e può mettere gli altri in un senso di inferiorità, di subalternità e di non accettazione per quel che si è. Non è raro il caso che si voglia un vicino diverso da quello che ci si trova accanto, perché, non per colpa sua, non corrisponde a quello che è il classico modo di essere al mondo…
Il cortile è la parrocchia che il più delle volte raccoglie persone che hanno una risposta per tutte le problematiche, anche le più complesse, che si agitano oggigiorno… convinte come sono che sui temi etici si possa ripetere quanto ci è stato detto in passato, ignari che si debbano trovare nuove parole per nuove domande!
La piazza, invece, ha una dimensione molto più ampia. È il vicino che ci troviamo accanto occasionalmente: si possono fare quattro chiacchiere, e poi finisce tutto lì… La piazza dà opportunità di incontri e di rapporti con persone le più disparate…
La Piazza che ci ha accolto i giorni scorsi era delimitata dalle colonne del Bernini, che stanno a simboleggiare l’abbraccio della Chiesa per ognuno di noi…
Penso che oggigiorno siamo tutti testimoni di una Chiesa che sa accogliere le persone omosessuali, e lo fa con serenità, relazionandosi con “persone” credenti e non credenti, demolendo così ogni ostacolo alla reciproca stima e accoglienza. Ma c’è anche una Chiesa con al suo interno alcune presenze intolleranti e di rifiuto, dove questo argomento resta un tabù di cui non si vuole nemmeno parlare, o se se ne parla, lo si fa in un modo negativo…
Mi sembra che sia giunto il momento nella storia del nostro “movimento” di sentirci partecipi di “questa” Chiesa, senza pensarne o sognarne una differente.
Non continuiamo a sottolineare che nella nostra esistenza abbiamo avuto la sfortuna di incontrare persone in autorità (non autorevoli però!!!) incapaci di qualsiasi dialogo costruttivo, avendo costoro la mente ed il cuore pieni di pregiudizi, alimentati da una incapacità ad affrontare una problematica così complessa con quegli strumenti che oggi sono a nostra disposizione, ma che ignorano.
Io ho lasciato Piazza San Pietro con la preghiera e la speranza che il buon Dio aiuti ognuno di noi a vivere il “noi ecclesiale”.
Tempo fa un giovane mi metteva tra le mani un libretto di poche pagine, intitolato Via Crucis di un ragazzo gay, dal quale traggo l’ispirazione che ci dovrebbe guidare per il futuro.
Dal testo estraggo ciò che il giovane dice alla Quinta Stazione: Gesù è aiutato da Simone di Cirene: “La prima volta che ho fatto coming out, è stato per chiedere aiuto. È stato per sentirmi in parte sollevato, scaricato, dal peso della realtà che mi pesava sulle spalle. E in tutti i coming out che son seguiti a quel primo, mi sono sentito sempre più scaricato, sempre più leggero.
“Ti ringrazio, Signore, per i ‘Simone di Cirene’ che hai messo sulla mia strada. Per gli amici, per le persone, per i fratelli, cui ho potuto – quando tutto mi sembrava troppo pesante, incredibilmente pesante – dare un po’ di quel peso; con cui ho potuto sentirmi accolto, con cui ho potuto parlare, senza sentirmi giudicato; con cui son riuscito a sentirmi più leggero.
“A chi ne ha bisogno, Gesù, dona questi ‘Simone’, perché altrimenti la realtà ci sembra più pesante di quanto non sia in verità. Dona questi ‘Simone’ che liberino dalla paura, che liberino dal giudizio, che liberino dal peso, che ridiano fiato”.
Lasciamo Roma col desiderio di fare anche noi, ognuno di noi, lo stesso! Lasciamo il cortile del chiacchiericcio e dell’incomprensione e delle chiusure preconcette! Andiamo nelle piazze, dove molto probabilmente avremo modo di incontrare persone che necessitano di una nostra parola o della nostra testimonianza… e oltre… cosa vuole dire? Lo Spirito Santo ce lo indicherà!!!
Sul testo evangelico, una precisazione è d’obbligo. Matteo dice che “mentre i soldati uscivano dal pretorio, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la croce di Gesù” (v. 32). Ignaro di cosa stava accadendo in quei giorni a Gerusalemme, forse stava rientrando a casa, o forse… molto probabilmente a malincuore, ha “dovuto” compiere la spiacevole prestazione!
Uscendo nelle diverse piazze che possiamo incontrare sul nostro cammino, il nostro agire sia come quello di “Simone di Cirene”, ma compiuto con un sentimento di riconoscenza per ciò che noi stessi abbiamo ricevuto e ci ha fatto tanto, tanto bene.
Che il Signore ci aiuti tutti a vivere questa pagina di Cangelo!!
Fraterni saluti
Don Giovanni