Nella chiesa cattolica è tempo di riconsiderare la moralità degli atti omosessuali
Noi sosteniamo che ciò in cui crediamo sia un principio fondativo più adeguato, doppiamente basato su una sana esegesi biblica e i migliori insegnamenti del Magistero sulla sessualità umana, che incorpora anche la riflessione delle scienze empiriche sull’esperienza umana. Tenendo in mente il nostro principio fondativo, così rivisto, e tutto quanto abbiamo detto sui rapporti sessuali complementari, giusti ed amorevoli nel cap.4, concludiamo questa sezione condividendo di nuovo il giudizio di Farley: “Il sesso fra due persone dello stesso sesso (come fra due persone di sesso diverso) non dovrebbe essere usato in un modo che sfrutta l’altro, lo riduce ad oggetto o lo domina; lo stupro omosessuale (come quello eterosessuale), la violenza o qualsiasi uso di potere contro vittime non consenzienti (o rese incapaci per ragioni di età, etc…) non è mai giustificato; la libertà, l’integrità, la riservatezza sono valori da affermare in ogni relazione omosessuale (come pure eterosessuale); una volta per tutte, agli individui non si deve fare del male, e va promosso il bene comune”.[1]
L’orientamento eterosessuale è un orientamento innato, profondamente radicato e stabile verso persone in prevalenza del sesso opposto; l’orientamento omosessuale, allo stesso modo, è un orientamento innato, profondamente radicato e stabile verso persone in prevalenza dello stesso sesso. “L’etica può avere per oggetto solo atti che sono liberi, atti imputabili alla responsabilità personale. Tutto ciò che è predeterminato, nella misura in cui è predeterminato, non è né morale né immorale; è semplicemente così”.[2]
L’orientamento omosessuale non viene scelto né può essere agevolmente cambiato; è semplicemente così. È, pertanto, in se stesso, né morale né immorale, e nemmeno premorale. Gli atti sessuali che ne derivano, tuttavia, possono essere morali o immorali. Noi applichiamo il principio che abbiamo già enunciato per arrivare a giudicare la moralità o l’immoralità di tutti gli atti eterosessuali o omosessuali.
Gli atti sessuali sono morali quando sono naturali, ragionevoli ed espressi in una maniera veramente umana, giusta ed amorevole. Tutti i termini di questa descrizione sono importanti e vanno attentamente compresi. Gli atti sessuali sono morali quando sono naturali, e sono naturali quando coincidono con la “natura” della persona umana, seguendo una retta ragione e ciò che facilita il fiorire dell’uomo.[3]
Per uomini e donne che sono per “natura” eterosessuali, gli atti eterosessuali sono naturali, ragionevoli e pertanto morali quando sono garantiti tutti gli altri requisiti per atti morali, ed atti omosessuali sono innaturali, irragionevoli e pertanto immorali anche se tutti gli altri requisiti per atti morali sono garantiti. Per coloro che sono per “natura” omosessuali, vale il contrario. Atti omosessuali sono naturali, ragionevoli e morali, ed atti eterosessuali sono innaturali, irragionevoli ed immorali. Gli atti sessuali sono morali quando sono ragionevoli, e sono ragionevoli quando, come risultato di un’accurata attenzione per e comprensione di tutte le circostanze umane rilevanti, una persona, con un giudizio informato, comprende che una data azione sessuale è in accordo con la retta ragione e facilita il fiorire dell’essere umano. Le circostanze a cui fare attenzione includeranno l’orientamento sessuale e la complementarietà olistica, cioè personale e biologica. Gli atti sessuali sono morali quando sono veramente umani, cioè quando essi soddisfano tutti i requisiti della complementarietà olistica.[4]
Gli atti eterosessuali sono veramente umani e pertanto ragionevoli e morali quando sono in linea con la complementarietà olistica, che comprende l’orientamento e la complementarietà personale e genitale (pur non necessariamente riproduttiva). La complementarietà personale comprende tutto ciò che abbiamo preso in considerazione nel cap. 4 sotto le voci delle dimensioni fisica, emotiva, psicologica, spirituale e relazionale dell’autentica sessualità umana. Ogni atto sessuale che viola una qualsiasi di queste dimensioni sarà giudicato ipso facto immorale; ogni atto sessuale che risponderà autenticamente a tutte queste dimensioni sarà giudicato ipso facto morale. Lo stupro eterosessuale, pertanto, o qualunque rapporto eterosessuale che non è giusto ed amorevole, sarà giudicato immorale, e così allo stesso modo lo stupro omosessuale. Un rapporto eterosessuale senza connessione relazionale – sesso occasionale, per esempio, o sesso con una prostituta, sarà giudicato allo stesso modo immorale perché viola la complementarietà personale, e così pure un rapporto omosessuale senza connessione relazionale. Un rapporto eterosessuale che, a priori, è scelto senza responsabilità per le sue conseguenze –per esempio la nascita di un figlio o la comunicazione di una malattia a trasmissione sessuale- sarà giudicato immorale perché viola la complementarietà personale nel senso della giustizia; e lo stesso vale per un rapporto omosessuale. Tuttavia, un rapporto eterosessuale che è scelto in modo libero da entrambe le parti, giusto e amorevole sarà giudicato morale, che sia effettivamente riproduttivo o no, e lo stesso varrà per un rapporto omosessuale.
Conclusione
Precedentemente, in questo libro, abbiamo affermato che, data la natura essenzialmente storica di ogni insegnamento umano, ciò che nel passato Agostino e Tommaso d’Aquino, il Concilio di Trento e il Concilio Vaticano II, Pio, Paolo e Giovanni Paolo hanno insegnato sulla sessualità umana, non può essere la base esclusiva per un coscienzioso giudizio morale sulla sessualità oggi. Tutto deve essere soggetto ad esame critico. È questo esame che abbiamo tentato attraverso questo libro, ed ancora in questo capitolo, a proposito di omosessualità, illuminati dal giudizio di Ratzinger che rimane valido oggi: “Non tutto ciò che esiste nella Chiesa deve essere per questa ragione anche una tradizione legittima… Vi è una tradizione distorta, come vi è una tradizione legittima…[e] … di conseguenza la tradizione va considerata in senso non solo affermativo ma anche critico”.[5]
A proposito di storicità, la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) insegna che “il significato dei pronunciamenti della fede dipende in parte dal potere espressivo del linguaggio usato in un dato tempo e in date circostanze”. Stando così le cose, una verità che è espressa in modo inizialmente incompleto può “successivamente, quando viene considerata in un più ampio contesto di fede o conoscenza umana, essere espressa in modo più completo e perfetto”.[6]
Alla luce della conoscenza umana contemporanea sull’orientamento omosessuale, abbiamo esaminato in questo capitolo le tre basi su cui la Chiesa Cattolica fonda il suo giudizio che gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati e gravemente immorali, vale a dire l’insegnamento della Scrittura, l’insegnamento del Magistero e il senso morale del popolo cristiano. Su tutte e tre queste basi, abbiamo affermato, gli insegnamenti della Chiesa hanno bisogno di una seria revisione.
Crediamo di avere mostrato esaurientemente che, seguendo il metodo sancito dal Magistero di leggere le Sacre Scritture – vale a dire quello storico-critico -, i testi citati a supporto del giudizio di grave depravazione sull’attività sessuale di persone ad autentico orientamento omosessuale, che era semplicemente ignoto quando furono scritte le Scritture in questione, non sostengono tale giudizio. Lo stesso approccio storico-critico usato per dimostrare i significati dei testi biblici nei loro contesti sociali e storici si applica nello stesso modo ai testi del Magistero, anch’essi condizionati dal contesto sociale e storico. Noi crediamo di avere dimostrato che anche l’argomento del Magistero sull’immoralità di tutti gli atti omosessuali sulla base di una interpretazione classicistica ed astorica di “natura” è scorretto ed criticabile, come lo è l’affermazione assoluta che gli atti omosessuali non possono mai “procedere da una genuina complementarietà affettiva e sessuale”. Lo stesso vale per l’argomento basato sulla costante fede del popolo cristiano, se messo a confronto con i dati della ricerca contemporanea su quello che realmente credono i cattolici.
Una mancanza di comprensione, in realtà un vero fraintendimento, del pieno scopo della sessualità nella vita umana fino a tempi molto recenti; una mancanza di comprensione, in realtà un vero fraintendimento, del contributo essenziale sia dell’uomo sia della donna nella riproduzione umana fino alla seconda metà del XIX secolo; una mancanza di comprensione, in realtà un vero fraintendimento, della reale natura dell’orientamento sessuale (eterosessuale ed omosessuale): queste non sono buone basi per formulare qualsivoglia giudizio normativo sulla sessualità in generale o, in particolare, sull’eterosessualità o l’omosessualità.
Nessuno degli argomenti da noi avanzati in questo capitolo prova che gli atti omosessuali sono ipso facto moralmente buoni. Noi abbiamo solo sostenuto che gli argomenti avanzati dal Magistero della Chiesa per suffragare il giudizio che tutti gli atti omosessuali sono ipso facto moralmente cattivi sono scorretti e hanno bisogno di essere rivisti. Il nostro giudizio attuale approva quello di Farley: “A questo punto, … è difficile vedere come, solo sulla base della schietta razionalità e di tutte le sue discipline [inclusa la teologia], possa essere mantenuta un’assoluta proibizione delle relazioni o delle attività omosessuali”. Procedendo, essa evidenzia che “il nostro pressante dovere è ancora quello di discernere che cosa deve contraddistinguere le relazioni omosessuali, se esse devono condurre alla fioritura degli esseri umani”.[7]
Ancora una volta siamo d’accordo, benché crediamo di avere sviluppato anche dei criteri, nei capitoli precedenti, per giudicare che alcuni atti omosessuali possono essere moralmente giusti. Ci accontentiamo di ripetere qui i criteri con cui abbiamo concluso uno dei capitoli precedenti. Alcuni atti omosessuali ed alcuni atti eterosessuali, quelli che soddisfano i requisiti delle relazioni sessuali complementari, giuste ed amorevoli, sono autenticamente umani e morali; ed alcuni atti omosessuali ed alcuni atti eterosessuali, quelli che non soddisfano i requisiti delle relazioni sessuali complementari, giuste ed amorevoli, sono immorali. Questo giudizio, riteniamo, rimane valido a dispetto delle affermazioni retoriche del Magistero Cattolico, e rimane valido per il bene della Chiesa intera. Noi aderiamo al pensiero di Moore: “Non è un problema di dissenso o di materialismo; è semplicemente che per ora la Chiesa non produce buoni argomenti cui assentire. È deplorevole, ma in questo campo la Chiesa insegna male”.[8]
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[1] Farley, Ethic for Same-Sex Relations, 105.
[2] Lacroix, Une parole éthique recevable par tous, 148.
[3] Vedi Stephen J. Pope, Scientific and Natural Law Analyses of Homosexuality: A Methodological Study, Journal of Religious Ethics 25, no. 1 (Spring 1997): 110-11.
[4] Vedi Todd A. Salzman e Michael G. Lawler, New Natural Law Theory and Foundational Sexual Ethical Principles: A Critique and a Proposal, Heythrop Journal 47, no. 2 (April 2006): 182-205; Salzman e Lawler, Quaestio Disputata, 625-52; e James F. Keenan, Can We Talk? Theological Ethics and Sexuality, TS 1, no. 68 (2007).
[5] Ratzinger, Transmission of Divine Revelation, 185.
[6] CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE (CDF), Mysterium Ecclesiae, AAS 65 (1973): 402-3.
[7] Farley, Just Love, 286.
[8] Moore, Question of Truth, 282.
* Todd A. Salzman è professore di teologia cattolica e presidente del Dipartimento di Teologia dell’Università di Creighton (USA) e coautore di Marriage in the Catholic Tradition: Scripture, Tradition, and Experience e autore di What Are They Saying about Roman Catholic Ethical Method?.
** Michael G. Lawler è professore emerito di teologia cattolica all’Università di Creighton (USA). È l’autore di What Is and What Ought to Be: The Dialectic of Experience, Theology e di Church and Marriage and the Catholic Church: Disputed Questions.
*** Libro vincitore del Premio CPA 2009 per la teologia dell’Associazione Stampa Cattolica degli Stati Uniti.