Nella giustizia e nella tenerezza. Storie di religiose lesbiche e queer
Articolo di Ludovica Eugenio pubblicato sul settimanale Adista Notizie n.17 del 14 maggio 2022, pag.13-14
Per suor Janet Rozzano, delle Sisters of Mercy, la scoperta della propria omosessualità è avvenuta gradualmente, nel corso degli anni ‘60 e ‘70, quando nel suo diario raccontava emozioni di gioia e paura nel rapporto con altre donne. Quando ebbe abbastanza coraggio da fare coming out, le sue consorelle la sostennero e immediatamente cominciò a impegnarsi a favore delle persone Lgbtq. Suor Mary Kay Dobrovolny, sua consorella, da quell’esempio fu spinta a svelare senza più troppi timori il proprio essere «incorreggibilmente e entusiasticamente queer».
Sono due delle storie, coraggiose e potenti, raccontate nel libro curato da suor Grace Surdovel in Love Tenderly: Sacred Stories of Lesbian and Queer Religious, pubblicato a fine 2020 negli Stati Uniti dall’organizzazione cattolica di suor Jeannine Gramick New Ways Ministry, e oggi comparsa in edizione italiana col titolo Nella giustizia e nella tenerezza. Storie sacre di religiose lesbiche e queer nella collana “Sui generis” della casa editrice Effatà (pp. 268, € 17), curato e tradotto da Laura Scarmoncin, traduttrice e esperta di studi sul genere, e Cristina Simonelli, teologa e docente di Antichità cristiane, co-fondatrice ed ex presidente del Coordinamento Teologhe Italiane.
Un’antologia di 23 storie di vita e di vocazione raccontate dalle stesse protagoniste – alcune sotto pseudonimo – che, quando apparve negli States, fece molto scalpore per la sincerità e l’onestà che caratterizzavano i racconti.
Sono storie tormentate, segnate dalle lotte per affrontare l’omofobia e la vergogna, ma anche e soprattutto dalla libertà spirituale offerta dalla scoperta della propria identità, una libertà espressa spesso nei termini di una integrazione del proprio io autentico e pieno nelle varie dimensioni della vita. Racconta “suor Emma”: «Per tutti gli anni in cui ho lavorato per essere intera, i desideri sessuali continuavano a sbucare e la mia prima reazione era temerli»; «Ora posso apprezzarli perché mi dicono che sono viva e che sono una persona intera».
E in una lettera alla sé più giovane afferma: «Ciò che imparerai è che le emozioni non sono né giuste né sbagliate, anche se possono essere intense; in realtà, capirai che una buona salute psicologica ed emotiva richiede che tu ne sia consapevole, più la capacità di dare un nome a queste emozioni, di condividerle come si deve e di decidere quando agirle». «Ciò che sono giunta a realizzare come una delle mie verità è che la castità a vita è irrealistica, malsana e, per me, impraticabile», racconta “Sorella Francesca”. «Non potrei mai immaginare di vivere senza abbracci calorosi, baci e contatti fisici. Sono sempre così grata per le esperienze d’amore che hanno segnato la mia esistenza, perché senza non sarei del tutto umana né completa da un punto di vista sessuale, relazionale, emotivo o spirituale».
Ma sono anche storie di dolore: alcune delle religiose sono state vittima di aggressioni sessuali, molte sono state rifiutate a causa della loro sessualità, diverse hanno lottato con la depressione e idee suicidarie quando si sono sentite dire che la loro omosessualità era un peccato; molte di loro sono cresciute negli anni ‘50 e ‘60, quando di orientamento sessuale non si parlava ancora.
Lo spiega bene suor Gramick nella prefazione al volume: «Durante il periodo di formazione gran parte delle sorelle di questa antologia non ha avuto discussioni illuminate sulla castità e l’intimità. Molte pertanto, si sono sentite in colpa o hanno provato vergogna a causa dell’attrazione romantica o sessuale e del loro bisogno di intimità: quando tali desideri naturali affioravano, rimproveravano se stesse». «Il mio desiderio – dichiara – è che invece di affliggersi domandandosi se una loro amicizia è appropriata, possano gioire del suo dono; che invece di struggersi per aver violato la castità, possano godere dei momenti di gioia che la relazione reca con sé; che invece di trepidare per aver oltrepassato un ipotetico limite sessuale, le sorelle ringrazino Dio per aver portato queste amiche nelle loro vite».
«Ho lottato strenuamente con il linguaggio dei documenti ecclesiastici che giudica le persone della comunità LGBTQ+ “intrinsecamente disordinate”», conferma la testimonianza di suor Mary Kay Dobrovolny, «e ho lottato strenuamente contro la mancanza di inclusione delle donne nell’intero ventaglio dei ministeri e della leadership ecclesiale»; «Mentre consolido la mia identità di persona queer, la mia amata congregazione continua a impegnarsi in dialoghi che svelano gli spazi di libertà e di mancanza di libertà tra le nostre sorelle, nei nostri ministeri e nelle nostre strutture istituzionali».
Il libro, spiega nei ringraziamenti la curatrice suor Grace Surdovel, che attualmente è docente di tecnologia alla Wikes University e ha curato il libro con l’assistenza di suor Fran Fasolka, è il risultato di 25 anni di sogni e di progetti coltivati insieme a un gruppo di suore lesbiche e queer; con l’aiuto di un terapeuta autorizzato, hanno scritto domande di riflessione per aiutare le consorelle a contemplare le loro esperienze personali come religiose LGBTQ. «La mia speranza è che nel leggere queste storie il vostro cuore ne sia toccato – scrive – immergendovi in quei momenti in cui avete amato teneramente. Che possiate riconoscere, onorare e riverire la storia della vostra vita».