Nella mia parrocchia negarono la comunione a mio figlio perché gay!
Articolo di Giovanni Panettiere pubblicato su QN, Quotidiano Nazionale – La Nazione, Il Resto del Carlino e Il Giorno il 28 novembre 2022, pag.17
Ha visto suo figlio in lacrime, scacciato dall’altare, allontanato dal prete senza la comunione. Come fosse un appestato. Durante la messa, davanti a tutti, senza che nessuno dei parrocchiani alzasse un dito in quel momento o tirasse su la cornetta del telefono per esprimere solidarietà nelle ore, nei giorni successivi. Soli erano rimasti lui, la moglie, la figlia e Francesco, 17 anni e l’urgenza di non nascondere la sua omosessualità.
Alla famiglia, alla Chiesa che l’aveva visto crescere in oratorio e animare la liturgia con la sua chitarra prima di ’condannarlo’. “Non ci potevo credere, in un attimo eravamo tagliati fuori dalla parrocchia – torna a vent’anni fa Roberto Stevanato, classe 1946, docente di Biochimica all’Università Ca’ Foscari di Venezia – A quel punto potevamo scegliere se continuare a frequentare la parrocchia, a testa bassa, come se non fosse successo nulla, oppure andarcene. Francesco era più importante della comunità che ci aveva messo alla porta”.
Educazione cattolica, fedeltà al Catechismo, per Stevanato non è stato facile lasciarsi alle spalle la Chiesa. E nemmeno accogliere la condizione del figlio. “Sinceramente a me e mia moglie in un primo momento è cascato il mondo addosso – spiega – Ci era stato insegnato che l’omosessualità è un disordine personale, un peccato. Era il nostro retroterra, ma, guardando Francesco negli occhi, gli abbiamo detto che era nostro figlio sempre e comunque. Solo l’avevo invitato ad essere un po’ prudente: temevo potesse succedergli qualcosa di male”.
Preoccupazioni di un genitore, non di un ragazzo che chiedeva solo di essere accolto anche in parrocchia per quello che è. Così Francesco si è dichiarato al vicario parrocchiale in confessionale, gli è stata negata l’assoluzione e a messa, la domenica successiva è stato rimandato al posto senza l’ostia.
Troppo per la sua famiglia che ha vissuto un ’esodo’ dalla Chiesa, madre e matrigna, per circa un ventennio. “Anni durante i quali – confida Stevanato – non si è fatto sentire nessuno della parrocchia, salvo l’anziano parroco per le feste comandate; anni in cui siamo entrati in contatto con l’Agedo, l’associazione dei genitori di persone Lgbtq, e ci si è aperto un mondo”.
Grazie all’incontro con altri papà e mamme nella stessa situazione, Stefanato ha fondato un gruppo di genitori cattolici di persone Lgbtq, attivo nel Veneziano