Nella Pasqua al tempo del coronavirus: “l’aroma di quel profumo” (Gv 12,3)”
Riflessioni di don Adriano inviate ai ragazzi del Guado Giovani di Milano, prima parte
“E tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo” (Gv 12,3). Sono versetti dell’evangelista Giovanni incastonati in una pagina meravigliosa di Vangelo in cui si parla di una cena, a Betania, un luogo familiare a Gesù, dove vive anche l’amico Lazzaro.
E’ anche la pagina di Vangelo che la liturgia ambrosiana pone all’inizio della settimana “autentica”, o come siamo abituati a chiamarla Santa. Si apre un tempo di grande e assoluta bellezza pur nel dolore che solo dopo una vera condivisione si trasforma in gioia.
Come non sentire la straordinaria relazione tra quella casa di Betania, quel profumo di unguento usato per asciugare i piedi di Gesù, quella tavola di amici avvolta già da ombre e poi l’altra tavola quella del Cenacolo e le nostre case in questi giorni.
Desidero carissimi amici, alcuni più familiari altri meno, arrivare nell’intimità della vostra casa con un messaggio per la Pasqua “strana” che stiamo per vivere. Non possiamo vederci, abbracciarci o scambiarci gli auguri. Da un po’ con alcuni di voi non abbiamo più condiviso la celebrazione dell’eucarestia.
Non ho per scelta voluto celebrarla in streaming perché convinto che è un sacramento “del corpo”, del dono estremo che non può essere surrogato. Preferisco riabbracciarvi dal vivo e celebrare di nuovo quando sarà finalmente possibile, sentendo tutto il dolore e la sofferenza di questa mancanza.
Oggi, tutti insieme, partendo dalle vostre case, che sono per voi da diversi giorni più che mai il luogo dove Dio è venuto a chiamarvi, dove gli avete tenuto compagnia con la vostra preghiera quotidiana, dove ha ascoltato i vostri dubbi e dove avete vissuto i gesti nobili della ferialità tra una padella e un libro, una candela accesa per pregare e l’ultima puntata della serie Netflix da non perdere, iniziamo questo cammino.
Non chiese, strade, processioni, paramenti e canti altisonanti, ma grembiuli, divani, pentole, finestre . Insomma una vera chiesa domestica è più ancora voi stessi, con tutto quello che siete. Sogni, speranze, delusioni e desiderio grande di vita.
Meraviglia del cristianesimo che non è una religione del tempio, ma che rende tempo il nostro corpo. Perché abitato da Signore.
Aprite le finestre di casa e lasciate entrare da subito questo profumo che s’innalza dal gesto bellissimo e profondo di quella donna china a lavare e asciugare i piedi di Gesù.
Come scrive don Angelo Casati parlando dei “giorni della tenerezza” che ci apprestiamo a vivere:
“Voi mi capite, c’è qualcosa da rompere. C’è da rompere il vaso che trattiene il profumo. C’è da rompere qualcosa anche nella nostra vita, se vogliamo fare pasqua, se vogliamo che nella sala, nella sala della chiesa e nella sala dell’umanità, ci sia profumo: «e la casa» è scritto «si riempì di profumo». C’è da rompere questa mentalità mercantile che ci sta inquinando. Se non la rompiamo, udremo parole religiose, ma sarà solo spettacolo, volgare spettacolo.
Solo chi ha la tenerezza che va al cuore, al problema dell’altro, solo chi ha il coraggio di rompere il vaso che trattiene il profumo potrà sostare questa settimana sotto una croce. A contemplare il Signore della croce. A odorare il profumo, profumo di vita, che viene dal vaso squarciato di quel cuore, il profumo che viene da quell’amore incondizionato. Profumo per noi e profumo per tutta la terra”
Libri consigliati in questo tempo per la lettura:
Angelo Casati, I giorni della tenerezza, Edizioni Romena, 2013,128 pagine
Massimo Recalcati, La notte del Getsemani, Einaudi, 2019, 84 pagine
Giovanni Vannucci, Il richiamo dell’infinito, ed. Fraternità di Romena, 2006, 224 pagine
Canzoni da ascoltare:
Niccolò Fabi, La mano sugli occhi
Fiorella Mannoia, L’Amore con l’Amore si paga
Vinicio Capossela, Il povero Cristo