Nelle chiese il problema è l’eterosessismo, non l’omosessualità
Testo pubblicato sul blog The Wild Reed (Stati Uniti), 11 Novembre 2010, libera traduzione di Silvia Lanzi
Parlando del perché i cattolici dovrebbero supportare il matrimonio gay, il teologo (cattolico) Daniel Maguire* mi regalò generosamente una copia di “Heterosexism in Contemporary World Religions: Problem and Prospect“‘**(Eterosessismo nel mondo delle religioni contemporanee: problemi e prospettive).
Il contributo di Daniel a questa importante antologia è un articolo intitolato “L’eterosessismo, non l’omosessualità è il problema”, che funge da introduzione al libro. Ad un certo punto egli scrive: “L’omosessualità, come l’eterosessualità, è moralmente neutra. È in primo luogo il modo in cui le persone vivono e si relazionano con gli altri e con il loro prossimo che da alle persone la loro identità.
Nelle culture più sane, l’ “essere” di una persona non è determinato dall’orientamento sessuale o dalla statura, ma dagli impegni morali. L’oggetto della passione e dell’amore di un individuo non stigmatizza colui che lo ama. Sappiamo di più di cosa rende persona una persona conoscendo il suo attaccamento alla compassione e alla giustizia.…
Il tema della guarigione appare qua e là come un ambizioso leitmotiv in tutti quei classici imperfetti ma potenti chiamati religioni. La salutare enfasi sul carattere morale delle persone – piuttosto che quella su chi si innamorano – disturba e imbarazza le pretese moralistiche delle culture etero sessiste. Guardare le persone attraverso le lenti etero sessiste distorce la visuale“.
Heterosexism in Contemporary World Religion: Problem and Prospect, nota Daniel, è un invito di cui c’è molto bisogno, ad uscire da questo ripostiglio di paura umiliante, terribile e distruttivo (coming out of the closet o, come in questo caso to exit the closet significa dichiararsi omosessuali n.d.t.) in cui l’eterosessismo ci costringe.
Lo scopo del libro è fornire una luce che guidi le persone in questo viaggio. Il co-curatore, Judith Plaskow, ad esempio, parla dello smantellamento del genere binario all’interno del giudaismo; Ann-Marie Hsiung esamina il (concetto di) genere e le relazioni omosessuali nel confucianesimo e nel taoismo; Yu-Chen Li ricostruisce le prospettive del buddismo nei confronti dell’omosessualità; Mary E. Hunt condivide (con i lettori) intuizioni e consigli su come sradicare il peccato di eterosessismo; Ghazala Anwar offre una difesa del matrimonio omosessuale basata sul Corano e su altre fonti mussulmane; Kelly Brown Douglas esamina l’eterosessismo e la comunità della Chiesa nera americana; Anantanand Rambachan mette in luce l’inconciliabilità dell’Induismo e dell’omofobia; e il co-editore Marvin Ellison difende il matrimonio omosessuale in ambito cristiano. Si tratta senza dubbio di un libro essenziale nell’odierna ricerca per bandire l’eterosessismo dalle nostre vite e dalle istituzioni culturali e religiose.
Estratto da “Heterosexism, Not Homosexuality, is the Problem” (a cura di Marvin Mahan Ellison e Judith Plaskow, Editore Cleveland Press, 2007)
L’omosessualità non è un problema: è l’eterosessismo ad essere un problema. Pensare all’omosessualità come ad un “problema” ciò che anche persone di tendenza liberale possono fare – significa arrendersi al velenoso pregiudizio dell’eterosessismo. L’omofobia è stata definite, ironicamente, “l’ultimo pregiudizio rispettabile”, ma, certamente, nessun pregiudizio merita rispetto. Tutti i pregiudizi producono metastasi in altri campi e diffondono la loro malignità nella politica, nella legge, nel costume e nella cultura. Ogni pregiudizio che viene tollerato rende più naturali altri pregiudizi. Per natura i pregiudizi depredano le persone dei loro diritti umani. Questo bolla le persone in modo negativo semplicemente a causa di ciò che sono.
Diversamente dai suoi cugini antisemiti, sessismo e razzismo, l’eterosessismo ha ottenuto un’ingiustificata immunità dalle critiche, specialmente da quelle religiose. Peggio ancora, la religione è stata una delle maggiori realtà che ha fomentato i pregiudizi contro le minoranze sessuali. Il papa afferma che i gay non possono diventare sacerdoti.
Come mostra la teologa Mary E. Hunt nel capitolo 6, I cattolici eterosessuali hanno sette sacramenti; I gay e le lesbiche ne hanno sei, dal momento che il sacramento del matrimonio è loro negato. Alcuni episcopaliani vogliono dividere la loro per evitare i matrimoni gay. Lo stress della riproduzione in tutte le religioni denigra il sesso non riproduttivo. Questo tabuizza e insulta le relazioni omosessuali.
I pregiudizi religiosi sono ben radicati nella cultura. Così le minoranze sessuali non solo non possono essere sacerdoti, ma non possono essere nemmeno insegnanti e nemmeno soldati. Le religioni sono sempre attive ed influenti nel definire il significato di quel legame chiamato “famiglia” e l’hanno costantemente sminuito in una ‘riserva’ per gli eterosessuali.
Questo da una benedizione religiosa al monopolio eterosessuale dell’amore impegnato. Trasforma il matrimonio da un diritto umano a un premio per l’essere eterosessuali.
Lo stesso piacere sessuale è messo alla prova; si deve giustificare o ritenere valido per la riproduzione. La gioia sessuale di per se stessa è depauperata dalla sua stessa legittimità naturale. Le minoranze sessuali così non sono le sole vittime della brutalità eterosessista. Il danno è molto più ampio.
La paura della diversità
L’umanità ha bisogno della sua esuberante diversità, ma le persone tendono a fuggirla. William Sloane Coffin scrive: “La diversità può essere la cosa più difficile con cui la società deve vivere – e, probabilmente, la più pericolosa senza cui vivere.” Questa brama autoconservatrice di un monismo rattrappito, infatti potrebbe essere il difetto più fatale per la nostra specie. O impariamo a vivere e gioire nella ricchezza delle nostre differenze naturali e culturali – religiose, etniche, razziali e sessuali – o periremo. Il fervore che anima l’omofobia cerca sfortunati sostegni nella zoologia, sperando di mostrare che la natura richiede l’eteronormatività. Ahimè, la conferma desiderata non è qui, e le conferme contrarie invece abbondano.
Nel suo ampio studio, Biological Exuberance: Animal Homosexuality and Natural Diversity (Esuberanza biologica: l’omosessualità animale e la diversità naturale), il biologo Bruce Bagemihl mostra che l’omosessualità fa parte dell’eredità della nostra evoluzione in quanto primati. Afferma infatti che più di 450 specie sono regolarmente impegnate in un’ampia gamma di attività omosessuali che vanno dalla copulazione al legame a lungo termine. Anche il dimorfismo maschio/femmina, che si considera scontato, non è qualcosa di fissato dalla natura. “Molti animali vivono senza i due distinti generi, o addirittura con generi multipli”. Cercare l’evidenza che le nostre strutture sociali preferite sono esemplificate da esemplari condotte animali è sbagliato. Gli amabili germani reali a volte formano dei “triangoli”, con un maschio e due femmine o una femmina e due maschi.
Omofobia e paura del cambiamento
Una simile timidezza ci rende paurosi dei cambiamenti. Sembra che gli ultraconservatori dicano che “nulla viene fatto per la prima volta.” Il cambiamento è qualcosa che riguarda l’essenza. Dall’infinitamente piccolo delle molecole, all’infinitamente grande dell’universo, il flusso è normativo e incessante. Le “prime volte” sono una caratteristica infinita della natura. Chiaramente ci sarebbero molti cambiamenti nella società se l’eterosessismo con tutte le sue ramificazione nocive venisse bandito dal nostro lessico culturale e sepolto con i mali del passato, come il cannibalismo e il diritto divino dei re. A quanto pare l’entità del cambiamento è molto sentita.
Se i modelli di matrimonio patriarcali venissero cambiati e fossero legittimati modelli di matrimonio e di famiglia più egualitari, si scardinerebbe in qualche misura le strutture sociali correnti. Come sottolinea Marvin M. Ellison nel secondo capitolo, i governi dovrebbero sostenere le persone sulla base dei loro bisogni e non in base ad una striminzita definizione di famiglia. Ecco le sue parole: “Rendere status solo una condotta per poter ottenere questi benefici (il matrimonio) fa molto poco per correggere i modelli consolidati di disuguaglianza sociale ed economic ache si stanno espandendo rapidamente insieme all’ordine sociale del capitalismo globale.”
Il matrimonio di stampo patriarcale la pietra miliare della società, e, attraverso il suo potere simbolico si riflette nei governi e nelle strutture sociali. Diventa un Meccanismo gerarchico dell’espressione del potere. L’eterosessismo e le definizioni prevenute della normalità attacca i gangli centrali dell’assetto politico ed economico attuale. Il cambiamento, in quest’ambito, non è solo personale; è politico e di una certa importanza, e i detentori del potere lo sanno.
Da qui la frenesia e il tumulto nella chiesa e nello stato quando le nozioni attuali di matrimonio e famiglia sono minacciate da un nuovo pensiero. La paura di due persone che si amano e che desiderano un legame legale, e se lo desiderano religioso permanente non presagirebbe, d’altro canto,un disastro sociale. Perché dunque una paura del genere?
Sembra essere una sorta di norma di vita che quando un problema diventa improvvisamente focale nella società, esso raramente ha qualcosa a che fare col problema stesso (???). Mentre ha a che fare con il potere. I detentori del potere, come animali che percepiscono prima degli altri l’avvento del terremoto, sentono per primi i tremori distanti e hanno paura per i loro diritti e i loro privilegi.
Questi i tentativi di spiegare l’impressionante enigma dell’indignazione morale, fuori luogo, nell’arena politica e tra le persone religiose. Si potrebbe pensare che l’odierna fame 1,3 bilioni di persone in situazione di assoluta povertà dovrebbe attirare la nostra attenzione. Se non questo, almeno si potrebbe sperare che l’effetto serra a cui la terra è cucita a doppio filo, con la catastrofe dello scioglimento dei ghiacci polari, dovrebbe interessarci.
Come potrebbe essere compatibile con l’anelito di pace e le tradizioni piene di empatia delle maggiori religioni che fanno campagne contro i bilanci militari che dissanguano l’economia mentre i bambini muoiono di fame e le guerre e l’analfabetismo si diffondono, e ci sono necessità sanitarie fondamentali che non vengono soddisfatte.
Ma no. In paesi come gli Stati Uniti (esiste) un’ortodossia demoniaca, guidata dalla paura della genitalità, che si immischia scandalosamente in questioni come il matrimonio omosessuale, la contraccezione, la politica, le chiese, la legislazione e il potere giudiziario. La verità ampiamente disconosciuta è che l’eterosessismo con tutti i suoi corollari, ci costringe in un ripostiglio (vedi n.d.t. sopra) pieno di paura – una paura umiliante, terribile e distruttiva.
Il libro Heterosexism in Contemporary World Religion: Problem and Prospect (Eterosessismo nel mondo delle religioni contemporanee: problemi e prospettive) è stato scritto come un invito ad uscire da quel ripostiglio.
* Daniel C. Maguire è professore di Morale Etica Teologica alla cattolica Marquette University e Presidente della Consulta religiosa su popolazione, salute riproduttiva e Etica. Maguire si è laureato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.
** Heterosexism in contemporary world religion: problem and prospect, a cura di Marvin Mahan Ellison e Judith Plaskow, Editore Pilgrim Press, 2007, 232 pagine.
Testo originale: Daniel Maguire: “Heterosexism, Not Homosexuality, is the Problem”