Nelle linee guida del Sinodo dei giovani, una svolta su sesso e coppie gay
Articolo di Giovanni Panettiere pubblicato su ilQuotidiano.net 19 giugno 2018
Nella bozza di lavoro dell’assise di ottobre sdoganato l’acronimo Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transessuali). Molti espiscopati chiedono un approccio più aperto e senza pregiudizi sulla sessualitá.
Sarà ricordato come il primo documento vaticano che sdogana l’acronimo Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transgender), coniato negli anni ‘80, e incoraggia la Chiesa ad affrontare il tema della sessualità “più apertamente e senza pregiudizi”.
Stiamo parlando dell’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo dei giovani, in agenda dal 3 al 28 ottobre, pubblicato stamattina. Oltre settanta pagine, elaborate dalla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi, che guideranno il confronto fra i delegati delle diverse conferenze episcopali di tutto il mondo. Non si tratta di uno scritto già di per sé definitivo, ma di una bozza di lavoro che lascia intravedere comunque un cambio di approccio pastorale su questioni delicate e pregnanti per i ragazzi di oggi.
L’Instrumentum laboris, dal respiro fortemente sociologico e allo stesso tempo realistico, si articola in tre parti: la prima legata al verbo ‘riconoscere’ scatta una fotografia del variegato mondo giovanile: la seconda (filo conduttore la parola ‘interpretare’) offre alcune chiavi di lettura per orientarsi nel contesto attuale delle nuove generazioni; la terza ha l’obiettivo di arrivare a ‘scegliere’, cioé mettere i padri sinodali nelle condizioni di prendere posizione rispetto alle sfide cruciali per i giovani. La bozza è il risultato di un processo complesso avviato nel gennaio 2017, con l’uscita del Documento preparatorio del Sinodo al quale era allegato un questionario destinato alle conferenze episcopali nazionali. Il nuovo testo tiene conto anche delle riflessioni scaturite nel corso del Seminario internazionale sulla condizione giovanile, tenutosi nello scorso settembre, delle risposte a un secondo questionario (questo rivolto ai ragazzi e diffuso online) e infine di quanto emerso dalla Riunione presinodale di marzo che ha visto la partecipazione di 300 giovani in rappresentanza dei cinque continenti.
Questi i temi salienti evidenziati nell’Instrumentum laboris:
La sfida della globalizzazione (numeri 8-9)
Il documento, rivolto in primo luogo a 1,8 miliardi di persone di età compresa tra i 16 e i 29 anni (un quarto circa della popolazione mondiale), sottolinea, nonostante le ovvie differenze regionali, “l’influsso del processo di globalizzazione sui giovani dell’intero pianeta”. Questo determina “una richiesta di spazi crescenti di libertà, autonomia ed espressione a partire dalla condivisione di esperienze provenienti dal mondo occidentale, magari mutuate dai social media”. Una situazione che molte conferenze episcopali non occidentali considerano un campanello d’allarme, tanto da chiedersi come riuscire ad accompagnare i ragazzi in questo “cambiamento culturale che scardina le culture tradizionali, ricche dal punto di vista della solidarietà, dei legami comunitari e della spiritualità”. Sono gli stessi episcopati che “sentono di non avere strumenti adeguati” per raccogliere la sfida e che, in alcuni casi, non rinunciano a parlare espressamente di una “decadenza dei costumi” in atto.
La crisi del padre (numero 12)
La Segreteria generale del Sinodo dei vescovi, facendo leva sulle risposte del questionario online, sottolinea come “la figura materna sia il riferimento privilegiato dei giovani”. Più problematico il discorso sul ruolo del padre. Sul punto si rende necessaria una riflessione accurata, perché “l’assenza” in famiglia dei papà (“evanescenza in alcuni contesti, in particolare quelli occidentali”) produce “ambiguità e vuoti” che investono anche l’esercizio della paternità spirituale.
Adulti cercansi (numero 14)
“Non ci mancano solo adulti nella fede. Ci mancano adulti tout court”: è quanto si legge in uno dei passaggi più accorati dell’Instrumentum. Troppo spesso oggi sono i grandi “a prendere i giovani come riferimento per il proprio stile di vita”. Ne consegue che, a detta di alcuni episcopati, tra giovani e adulti “non vi è un vero e proprio conflitto generazionale” quanto piuttosto una “reciproca estraneità”: i secondi non hanno più interesse a trasmettere valori alle nuove generazioni le quali finiscono per sentirli “più come competitori che come potenziali alleati”.
Le trappole del web (num. 34-35)
Il rapporto fra nuove generazioni e mondo digitale è tra le prime sfide indicate dal documento vaticano. Gli stessi ragazzi denunciano “la presenza pervasiva” dei nuovi media e sottolineano come la Rete rappresenti anche “un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza, fino al caso estremo del ‘dark web’”. Eppure non va dimenticato che “l’accesso a strumenti di formazione online ha aperto opportunità educative per i giovani che vivono in aree remote e ha reso l’accesso alla conoscenza a portata di click”. Ciò detto, su Internet e dintorni, nella Chiesa le ombre superano le luci. “Anche per ignoranza e scarsa formazione – si ammettono -, i pastori e in generale gli adulti stentano a comprendere questo nuovo linguaggio”. Ne hanno tendenzialmente paura, “sentendosi di fronte a un ‘nemico invisibile e onnipresente’ che a volte demonizzano”.
Sesso senza pregiudizi (numero 53)
Sulla ricezione tra le nuove generazioni dell’insegnamento cattolico in tema di sesso, la Santa Sede si scontra con la realtà. Sempre più studi sociologici mostrano come “molti giovani cattolici non seguono le indicazioni della morale sessuale della Chiesa”. Nessuna conferenza episcopale offre soluzioni o ricette, ma molte ritengono che “la questione della sessualità deve essere discussa più apertamente e senza pregiudizi”. La posizione ecclesiale su “contraccezione, aborto, omosessualità, convivenza, matrimonio” è ormai fonte di dibattito tra i ragazzi. All’interno della Chiesa come nella società. Dalla riunione pre-sinodale giunge così l’invito, ripreso integralmente nella bozza di lavoro pubblicata oggi, “ad affrontare in maniera concreta argomenti controversi come l’omosessualità e le tematiche del gender, su cui i giovani già discutono con libertà e senza tabù”.
Il dramma degli hikikomori (numero 58)
Un uso superficiale dei media digitali, si legge nell’Instrumentum, “espone al rischio di isolamento, anche estremo, è il fenomeno noto con il termine giapponese hikikomori che interessa un numero crescente di giovani in molti Paesi, in particolare asiatici”. Internet poi assume ancora per troppi ragazzi i contorni di “un rifugio in una felicità illusoria e inconsistente che genera forme di dipendenza”. Non mancano nemmeno coloro che “tendono a separare i loro comportamenti on-line da quelli off-line”. Ce ne è abbastanza allora per suggerire “una formazione su come vivere la propria vita digitale” a misura di nuove generazioni. Nella consapevolezza che “le relazioni on-line possono diventare disumane”.
L’ascolto delle coppie omosessuali (numero 197)
Per la prima volta in un documento vaticano compare l’acronimo Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transgender). In uno strano scherzo del calendario la svolta linguistica arriva lo stesso giorno in cui l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) depenna dalle malattie mentali la transessualità. Nell’Instrumentum la Segreteria generale del Sinodo fa cenno ad “alcuni giovani Lgbt” che, attraverso vari contributi giunti alla stessa cabina di regia dell’assise, hanno espresso il desiderio di ‘beneficiare di una maggiore vicinanza e sperimentare una maggiore cura da parte della Chiesa”. Si affaccia anche il tema delle relazioni fra persone dello stesso sesso: “Alcune Conferenze episcopali si interrogano su che cosa proporre ai giovani che invece di formare coppie eterosessuali decidono di costituire coppie omosessuali e, soprattutto, desiderano essere vicini alla Chiesa”. A livello storico risale al 1975 il primo provvedimento della Santa sede incentrato sulla cura pastorale degli omosessuali. Titolo ‘Persona humana’, estensore l’ex Sant’Uffizio. Quanto alle coppie dello stesso sesso merita di essere ricordata la Relazione intermedia del Sinodo straordinario sulla famiglia (2014) che in un passaggio, giudicato dall’assemblea dei vescovi troppo aperturista e come tale poi cassato, riconosceva il valore positivo di una relazione affettiva per per la singola persona gay o lesbica.