“Nessuno deve sentirsi più solo”. Il coming out di un ragazzo pentecostale
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Articolo pubblicato sul sito Gay.it il 17 aprile 2017
All’inizio del video Artem Kolesov tiene davanti alla faccia un cartello. Sul cartello c’è scritto “404 not found“, il messaggio che indica una pagina internet inesistente, invisibile o cancellata. Ed è così che si è sempre sentito Artem, un violinista russo di 23 anni che oggi vive in America. Dopo i fatti in Cecenia il giovane ha trovato il coraggio di fare coming out “perché quello che ho sempre desiderato è di avere un volto in cui riconoscermi“.
Artem racconta di essere cresciuto in una famiglia pentecostale nella Russia rurale dove entrambi i suoi genitori sono pastori della chiesa. Da pochi giorni ha fatto coming out con un video su Youtube e dice di averlo fatto “perché mi si spezza il cuore sapere quanti bambini russi e altri giovani LGBT in tutto il mondo si sentano come se fossero da soli, come fossero gli unici al mondo”.
Nel video il giovane ripercorre la sua vita in Russia, racconta nel dettaglio gli anni trascorsi a pregare Dio per fargli “perdere la sua omosessualità“, la depressione di cui ha sofferto, i cinque tentativi di suicidio e le ragioni per cui ora ha deciso di parlare.
Artem, che oggi studia violino a Chicago grazie ad una borsa di studio, racconta che gli piacciono i ragazzi da quando aveva cinque anni e fin da subito ha sentito che stava facendo qualcosa di sbagliato: “Durante tutta la mia infanzia ho sentito dai miei genitori e dalla chiesa che l’omosessualità è un peccato enorme” spiega il ragazzo, “così ho iniziato a pregare in segreto chiedendo a Dio di farmi diventare normale. Nella mia famiglia ho spesso sentito dire che tutti i gay dovrebbero essere eliminati e che se qualcuno nella nostra famiglia si rivelasse come gay si sentirebbero autorizzati ad ucciderlo a mani nude”.
Kolesov è cresciuto con i suoi quattro fratelli a Maloyaroslavetz, una città di 5000 persone ad un’ora di macchina da Mosca e non ha mai sentito parlare in modo positivo delle persone omosessuali: “Tutto quello che sapevo era che i gay sono persone che tutti dovrebbero odiare. Avevo paura perché sapevo che ero gay e non conoscevo nessuno nella mia condizione. Mi sembrava di essere l’unica persona gay in tutta la Russia“.
A 16 anni, dopo dieci anni di studio al conservatorio, Kolesov ha vinto una borsa di studio per frequentare una scuola di musica in Canada, qui, la vita cominciò a cambiare in meglio: “Per la prima volta nella mia vita ho incontrato persone LGBT vivono pubblicamente la loro condizione. La prima volta che ho incontrato una persona dichiaratamente gay ho cominciato a tremare, perché sapevo di essere proprio come lui”.
Fare il video in russo con sottotitoli in inglese è stata una scelta precisa, ha spiegato Kolesov a BuzzFeed, così da dare la possibilità ai giovani russi di comprendere al meglio le sue parole. Anche mostrare il suo volto era altrettanto importante – e raro per un russo omosessuale – per dimostrare che non si vergogna.
“Le persone in Occidente troppo facilmente dimenticano come è la vita per le persone LGBT nei paesi in cui vengono condannati, ma piuttosto che sentirsi impotenti, ci sono piccole ma importanti cose che possono fare per aiutare la comunità LGBT russa: è fondamentale far sentire la propria voce, non mantenere segreto il proprio supporto e se il mio video aiuterà anche un solo ragazzino a non sentirsi più solo allora avrò completato la mia missione”.