No, l’Eterno non mi abbandonerà mai (Isaia 49:14-16)
Riflessioni bibliche* di David K. Popham** pubblicate sul blog The Bible in Drag (Stati Uniti) il 22 giugno 2015, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
Ma Sion ha detto: «L’Eterno mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato».
«Può una donna dimenticare il bambino lattante e non aver compassione del figlio delle sue viscere? Anche se esse dovessero dimenticare, io non ti dimenticherò. Ecco, io ti ho scolpita sulle palme delle mie mani, le tue mura mi stanno sempre davanti.»
Isaia 49:14-16
Israele è arrabbiato con Dio. Promesse fatte, promesse che Israele sente che sono state rotte. “Dio ci ha abbandonato” dicono agitando il pugno davanti al Santo. “Ci hai abbandonati e ci ha lasciato niente di più che uno zerbino per gli altri.”
Queste parole forti riflettono una profonda angoscia riguardante il posto di Israele nel mondo. Sono vulnerabili, disprezzati e percepiti come un fastidio preoccupante dai loro vicini. Suona familiare, non è vero? Noi che ci riuniamo sotto l’ombrello queer troviamo noi stessi, come Israele, mettendo in discussione la validità delle azioni di Dio. È un’autentica gentilezza nei nostri confronti o stiamo per prenderci una mazzata ancora più grande?
La persona queer credente spesso chiede: se odi i gay, perché mi hai fatto così? Siamo, proprio come gli altri esseri umani, figli del caso. Il nostro Paese, i nostri capelli, il colore della nostra pelle, il nostro orientamento sessuale sono le probabilità di dadi lanciati, senza la nostra benedizione. Diventiamo vulnerabili e alienati con una sola promessa: che la vita, o il Dio della vita, è dalla nostra parte. Ma i bambini queer, gli adolescenti queer, gli adulti queer tendono a scoprire che non necessariamente è così.
“Non vendiamo torte di matrimonio a tipi come voi”; “Oh, è così gay!”; “Dio odia i froci”; “Facciamo passare questa legge per la ‘libertà religiosa’”. Certamente c’è molto odio mascherato da zelo religioso, che ci fa pensare che Dio ci abbia abbandonati. Forse, come Israele, abbiamo bisogno di agitare il pugno e domandarne il motivo al Santo.
Forse potrei finire qui il mio post. A volte non siamo abbastanza arrabbiati. Le calunnie e gli scherni continueranno e solo la nostra rabbia sarà in grado di puntare la nostra bussola verso il vero nord. È la nostra rabbia che ci avvisa che la vita potrebbe andare meglio. La nostra rabbia ci spinge a marciare, ad essere orgogliosi e sostenere la nostra richiesta di dignità e rispetto.
Dio risponde alla rabbia di Israele – e alla nostra – con immagini che sono insieme intime e suggestive. La prima è il parto e un neonato che poppa: “Ma anche se questi dimenticassero, io non ti dimenticherò mai”. L’immagine di un Dio materno che ci nutre al suo seno e ci canta tenere ninne nanne all’orecchio ci narra della dolcissima intimità di Dio. Un’intimità che ci conosce in tutto e per tutto, mentre si tiene vicino a noi e non ci respinge, come suggeriscono le icone della Madonna Nera.
La seconda immagine vibra lungo una metafora dimenticata. Il verbo “tagliare” ci ricorda lo stilo e la tavoletta di cera o lo scalpello e il monumento di pietra. Quando si fa una promessa importante, le parole sono scolpite nella roccia, in un materiale che dura oltre la nostra vita. L’annuncio che i nostri nomi sono incisi nell’essere divino significa che il nostro nome – la nostra stessa essenza – è davanti a Dio da sempre e per sempre.
Quando allarghiamo il contesto di questo passo e lo inseriamo nel pieno flusso del libro di Isaia, soprattutto nella sua seconda parte, scopriamo che la promessa di Dio non consiste necessariamente nel sollevarci da quell’incidente che è la nostra nascita. Piuttosto, le promesse di Dio onorano il fatto che siamo nati e che Egli cammina intimamente con noi sulla strada su cui ci mette il caso alla nostra nascita.
* I passi biblici sono tratti dalla versione Nuova Diodati
** David K. Popham è un gay a cui è capitato di essere pastore della Chiesa Unita di Cristo o un pastore a cui è capitato di essere gay? Forse lo capirete da soli. Di certo sa che è venuta l’idea che le minoranze sessuali si approprino della Bibbia.
Testo originale: Dished by God (Isaiah 49:14-16)