L’accoglienza di Dio va oltre (Mt 4:1-11)
Riflessioni bibliche* di Helene Tallon Russell, Michael Miller, Charles W. Allen e Holly Hearon tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2008, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Quando viviamo e amiamo al di fuori delle convenzioni veniamo spesso accusati di ignorare i chiari comandamenti di Dio. Qualcuno dice che le cose sono andate storte nel momento in cui Adamo ed Eva hanno cominciato a fare domande. L’accoglienza di Dio, vissuta tra di noi in Gesù, sorpassa ogni paura di venire cacciati; Dio ci chiama a una vita aperta.
Secondo Matteo, quando Gesù venne battezzato lo Spirito di Dio lo rivelò come il prediletto di Dio. Il Vangelo di questa settimana, Matteo 4:1-11, ci mostra Gesù che lotta per discernere come vivere con questa conoscenza. Come Adamo ed Eva (dice Charles Allen) Gesù si chiede se sia sufficiente essere la fragile creatura che è.
Holly Hearon vede Gesù combattuto tra lasciare a un altro ostile (il tentatore del versetto 3) il compito di definire la sua identità o definire da se stesso cosa significa essere figlio di Dio.
Similmente, Michael Miller si chiede se Gesù sia tentato dall’idea di essere obbligato a dimostrare la sua appartenenza a qualcun altro. Chi tra tutte le creature di Dio ha l’autorità di mettere in discussione la posizione di Gesù (o la vostra, o la mia) di fronte a Dio?
Helene Russell parla di una questione di potere. Gesù è tentato di concepire il regno di Dio in termini di controllo totale, di rendere il mondo e lui stesso liberi dal dolore arrogandosi tutto il potere, facendo così mostra di un amore genuino.
– Quando Dio vi ha definiti “Prediletti”? In che modo i dubbi degli altri vi mettono nella tentazione di mettere in discussione le parole divine di accoglienza incondizionata? Chi lo dice che dovete dimostrare qualcosa a qualcuno?
Non sorprende che i racconti delle tentazioni di Gesù si colleghino al racconto della prima tentazione in Genesi 2. Un serpente parlante dice ad Eva la verità: lei e Adamo non cadranno morti se mangeranno il frutto proibito, bensì diventeranno più simili a Dio. I loro occhi si apriranno e conosceranno il bene e il male e questo, come osserva anche Dio (Genesi 3:22), è più o meno quello che è successo.
L’ironia, come rileva Charles Allen, è che una volta che Adamo ed Eva hanno conosciuto la differenza tra il bene e il male, hanno giudicato erroneamente la loro nudità come una cosa “non buona”.
Si sono vergognati della loro fragilità di creature e si sono “rinchiusi” dietro delle foglie di fico. Si sono nascosti da Dio, e così facendo hanno cacciato se stessi dalla sua presenza ancora prima di essere cacciati dall’Eden. Michael Miller ci avverte che non sempre possiamo distinguere tra la disobbedienza a Dio e la legittima messa in discussione dei confini stabiliti, anche se in entrambi i casi chi preme ai confini è destinato a sentirsi esposto e vulnerabile.
Holly Hearon non è certa che fosse la nudità a preoccupare la coppia quando i loro occhi si aprirono: forse era la consapevolezza di quanto facilmente potessero venire ingannati, la tendenza a peccare. In questo erano ancora ben lontani dall’essere simili a Dio.
– Come distinguete il bene dal male? A chi date ascolto? Quando è bene sfidare le regole stabilite? Quando siete tentati di nascondere ciò che siete?
In Romani 5:12-19 Paolo utilizza il racconto di Genesi per costruire un contrasto con la storia di Gesù. Eva scivola fuori dal racconto ed è Adamo a prendersi tutta la colpa. Adamo prefigura Gesù perché le loro azioni hanno un effetto su tutta l’umanità. Sono ambedue universali, osserva Helene Russell, ma per Paolo la fedeltà di Gesù (o la fedeltà di Dio in Gesù) sorpassa il peccato di Adamo.
L’accoglienza incondizionata di Dio che vediamo nella vita, nella morte e nella resurrezione di Gesù è la verità finale su Dio e su di noi. Infatti (dice Holly Hearon) Dio in un certo senso “trasgredisce” i nostri concetti di ciò che è buono e giusto perché il suo desiderio è che tutti possano avere vita. Questo dono “trasgressivo” della grazia, che diventa sempre più grande, ci fornisce uno spazio protetto (dice Michael Miller) nel quale possiamo onestamente lottare con tutto ciò che le esplorazioni, le avventure e le scoperte della nostra vita implicano, incluse il nostro sfidare i confini stabiliti.
Infatti, come suggerisce Charles Allen, siamo invitati a portare perfino i nostri momenti di maggiore scetticismo alla presenza stessa di Dio, senza paura di essere cacciati. Non dobbiamo celare nessuna parte di noi stessi.
– Vi sentite accolti da Dio, accolti incondizionatamente? Cosa permettete a voi stessi di portare al cospetto del Dio accogliente? Cosa nascondete?
Il Salmo 31 (32) celebra la gioia di vivere senza finzioni. “Beato l’uomo… nel cui spirito non è inganno” (versetto 2). Vivere senza finzioni richiede la confessione dei peccati. Abbiamo bisogno del perdono, come suggerisce Holly Hearon, non per le nostre relazioni omosessuali ma per ogni volta che abbiamo mancato di incarnare l’accoglienza incondizionata di Dio, anche nelle nostre relazioni più vitali.
Charles Allen insiste che noi lesbiche, gay, bisessuali e transgender dovremmo sempre ammettere senza esitazione che siamo peccatori e peccatrici come chiunque altro. Non riusciamo ad amare in grande stile, in maniera trasgressiva, come Dio ha amato noi. E forse il più grande fallimento è nascondere i nostri fallimenti. La confessione è il momento in cui capiamo che Dio è il vero “rifugio” (versetto 7), lo spazio protetto nel quale possiamo vivere pienamente aperti.
– Come vi sentite quando vi identificate come peccatori? È una cosa avvilente oppure può essere liberante?
La nostra preghiera
Dio che sempre accogli
tu ci inviti così come siamo
con le nostre domande e i nostri fallimenti
alla tua presenza vitale;
dacci il coraggio di vivere di fronte a te senza finzioni
così che possiamo conoscere
la gioia del perdono e del rinnovamento
senza paura di essere cacciati.
Amen
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI
Testo originale: Ash Wednesday, Lent and Easter through Pentecost Sunday Year A