Noi battisti italiani e le veglie di preghiera per le vittime dell’omofobia
Lettera inviata da Anna Maffei, presidente dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d'Italia (UCEBI)
Anna Maffei, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d'Italia (UCEBI), che raccoglie su base volontaria circa 120 chiese evangeliche battiste sparse sul territorio nazionale, ha scritto una lunga lettera ai credenti che stanno organizzando le veglie di preghiera che dal 2 al 6 aprile ricorderanno le vittime della violenza dell'omofobia. Scrive la Maffei: "l’Unione battista condivide in pieno lo spirito che anima la vostra preghiera comune, così come tutte le manifestazioni contro l’intolleranza di qualsivoglia matrice". Già "nel novembre 2007, nel corso della nostra Assemblea congiunta al Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, abbiamo votato a larga maggioranza un atto in cui, fra l’altro, abbiamo confessato "il peccato della discriminazione delle persone omosessuali e della sofferenza imposta loro dalla mancanza di solidarietà”, abbiamo condannato “ogni violenza verbale, fisica, e psicologica, ogni discriminazione nei confronti di persone omosessuali. …Che il Signore vi stia vicino dunque. Molti delle nostre chiese si uniranno alla vostra preghiera, se non potranno farlo fisicamente, lo faranno almeno nello spirito".
“V’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo,
un Dio unico e padre di tutti, che è sopra tutti fra tutti ed in tutti”. (Efesini 4:5-6)
Cari fratelli e care sorelle della Refo (Rete evangelica Fede e omosessualità) e cari amici che vi riunirete per il 4 aprile a Firenze e in altri luoghi di culto per pregare insieme per le vittime della violenza contro gli/le omosessuali, vorrei trasmettervi il saluto dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia.
Come voi sapete il 4 aprile molte nostre chiese sono impegnate nel ricordo del tragico assassinio del pastore battista e leader del movimento per i diritti dei neri d’America, ucciso 40 anni fa a Memphis da mano bianca, come ultimo atto di una violenza razzista e criminale che a più riprese aveva coinvolto King e il movimento che lui rappresentava.
Per noi segnare il quarantennale della scomparsa di King con manifestazioni pubbliche non è soltanto occasione per ricordare un difensore della libertà e della uguaglianza dei diritti delle persone bianche e nere, ma è soprattutto impegno rinnovato per rilanciare i temi della nonviolenza, della diversità riconciliata, dei diritti delle minoranze, della lotta per la giustizia e per la pace.
So che a Roma la veglia contro la violenza omofobica avrà luogo nei giorni successivi al 4 aprile proprio per non far coincidere le due manifestazioni e vi ringrazio per questa sensibilità. Pur non potendo personalmente partecipare ad alcuna delle veglie ecumeniche che si terranno in quei giorni presso molte chiese e luoghi di ritrovo, perché impegnata altrove, vorrei comunque dirvi che l’Unione battista condivide in pieno lo spirito che anima la vostra preghiera comune, così come tutte le manifestazioni contro l’intolleranza di qualsivoglia matrice.
Siamo molto turbati e indignati quando ancora oggi sentiamo che violenze anche fisiche sono tuttora molto diffuse e interessano varie parti del mondo, tanto da giungere, in alcuni paesi, fino alla pena capitale, cioè alla soppressione della vita da parte di uno Stato sovrano per il solo fatto che delle persone siano omosessuali.
Questo è inaccettabile davanti alla comunità internazionale, è crimine intollerabile contro l’umanità e contro Dio. Siamo spiritualmente accanto alle vittime di tali aberranti comportamenti e ci impegniamo a fare di tutto perché queste mostruosità cessino una volta per tutte dall’essere perpetrate.
Nel novembre 2007, nel corso della nostra Assemblea congiunta al Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, abbiamo votato a larga maggioranza un atto in cui, fra l’altro, abbiamo confessato “il peccato della discriminazione delle persone omosessuali e della sofferenza imposta loro dalla mancanza di solidarietà”, abbiamo condannato “ogni violenza verbale, fisica, e psicologica, ogni discriminazione nei confronti di persone omosessuali”.
Con questa solenne dichiarazione collettiva abbiamo riconosciuto che noi non siamo nelle nostre chiese del tutto immuni da questo peccato e da questa violenza e abbiamo bisogno anche noi del perdono delle vittime e di Dio per la nostra incapacità di amare e di accoglierci gli uni gli altri come Cristo ci ha accolto.
Tale perdono invochiamo ove tali comportamenti dovessero ancora trovare qualche spazio fra noi.
Preghiamo con voi perché possiamo tutti metterci in ascolto umile gli uni delle storie degli altri e tutti insieme possiamo essere sensibili ai sospiri dello Spirito ed essere plasmati da Esso perché là dove agisce produce il suo frutto di “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” (Galati 5, 22).
Nel cristianesimo l’intolleranza, il pregiudizio e la violenza non hanno nessuna legittimazione morale. Di questo – guardando a Cristo crocifisso e risorto – siamo profondamente convinti.
Che il Signore vi stia vicino dunque. Molti delle nostre chiese si uniranno alla vostra preghiera, se non potranno farlo fisicamente, lo faranno almeno nello spirito.
Con amicizia
Roma, 7 marzo 2008