Noi cristiani in veglia a Como. Una riflessione del “giorno dopo”
Testimonianza di Daniele, Sergio e Enzo tratta da tresnovios.blogspot.com
Il 4 aprile 2008 ci siamo ritrovati in veglia così, quasi senza rendercene conto. Abbiamo pregato per i derelitti della storia, per le Chiese che anzichè madri sono troppo spesso matrigne, per i nostri amori maltrattati, vilipesi, degradati ,ma che sono sempre e comunque espressioni dell'amore di Dio, qualsiasi sia il giudizio degli uomini. Ciascuno alla fine è tornato a casa col sasso (i cui significati simbolici sono tanti nella Bibbia) ricevuto a ricordo della serata e con la certezza che il cuore di carne dell'uomo è fatto per amare ed essere amato. Anche nel deserto più arido e desolato c'è tanta vita e bellezza: a noi il compito di riconoscerla ed apprezzarla.
Intensa e toccante serata ieri (4 aprile 2008) a La troppiana (la nostra casetta) che ha ospitato la Veglia di preghiera in ricordo delle vittime dell'omofobia e di tutte le vittime della violazione dei diritti elementari, nel 40° anniversario dell'assassinio di Martin Luther King.
Un gruppo di amici, ciascuno con il suo percorso di fede più o meno tormentato, ha accolto l' invito (lanciato in un solo post) di condividere coi cristiani di 7 Paesi un momento forte di partecipazione e presa di coscienza.
La preghiera, cui ha partecipato anche un sacerdote cattolico, ha seguito la bozza che il gruppo di Gionata ci aveva prontamente offerto e che noi abbiamo rivisitato alla luce della nostra realtà comasca. L'ascolto della Parola, la risposta dei salmi, le testimonianze di P. Mazzolari, M. L. King, D. Bonhoeffer e L. van Dijk hanno ispirato riflessioni personali e preghiere spontanee, generando un clima immediatamente fraterno anche tra quanti non si conoscevano.
Abbiamo compreso, come uomini e cristiani adulti, che dobbiamo smettere di piangerci addosso e lamentarci, sprecando energie utili altrimenti, di ciò che non va in noi stessi o nella società: dobbiamo assumerci invece responsabilità personali che non possiamo assolutamente delegare o evitare. Per noi stessi e la nostra vita prima di tutto, ma anche per quella di chi è più debole e abbandonato a se stesso, facile vittima di ingiustizie di ogni tipo.
La speranza, che è un dono dello Spirito santo, chiede di essere alimentata e testimoniata con forza in questo momento storico in cui è facile cadere nella disperazione per i più svariati e reali motivi. Abbiamo pregato per i derelitti della storia, per le Chiese che anzichè madri sono troppo spesso matrigne, per i nostri amori maltrattati, vilipesi, degradati ,ma che sono sempre e comunque espressioni dell'amore di Dio, qualsiasi sia il giudizio degli uomini.
Ci siamo ritrovati così, quasi senza rendercene conto, a vivere una festa che si è naturalmente conclusa con la consumazione dell'enorme "resta" (Tipico dolce comasco pasquale) portata da Lucy, all'interno della quale c'era il tradizionale rametto d'ulivo, simbolo della Pace.
Ciascuno alla fine è tornato a casa col sasso (i cui significati simbolici sono tanti nella Bibbia) ricevuto a ricordo della serata e con la certezza che il cuore di carne dell'uomo è fatto per amare ed essere amato. Anche nel deserto più arido e desolato c'è tanta vita e bellezza: a noi il compito di riconoscerla ed apprezzarla.