Noi genitori cattolici con figli LGBT e le parole dette da papa Francesco
Riflessioni di Cinzia Bellani di San Donato Milanese, una madre che ha partecipato con La tenda di Gionata all’udienza di Papa Francesco del 16 settembre 2020
Alla fine di questa lunga giornata dopo la trepidazione, sgorga un sentimento di gratitudine a papa Francesco per aver accolto con dignità e amorevolezza all’udienza concessa (il 16 settembre 2020) noi genitori cattolici e i nostri figli LGBT.
È stato importante perché la nostra vita nella Chiesa non è facile.
È stato emozionante perché noi tenuti ai margini ci siamo ritrovati per poco nel cuore del cattolicesimo, finalmente riconosciuti come figli amati.
È stato inaspettato per chi come me e
mio marito ha incontrato questa realtà dei cristiani Lgbt+ solo poco più di un anno fa, dopo mesi di dubbi e profonde incertezze.
Come la vedova insistente della parabola bussiamo alla porta della Chiesa per chiedere giustizia e non compassione. Giustizia perché tanti sono i torti subiti finora. Ma soprattutto giustizia nel senso biblico del ’posto giusto, quello secondo il progetto di Dio’.
Un Dio che, come dice il salmo, ama tutto ciò che ha creato e quindi ama anche le persone Lgbt+ perché, come ha detto anche il papa, sono figli suoi.
Un posto giusto che vogliamo cercare
insieme alla Chiesa, inseriti appieno nella Chiesa. Ma come? Mi è sembrata quanto mai provvidenziale la riflessione di oggi sulla necessità di contemplare le creature con lo sguardo di Dio per vedere in loro uno svelamento del Suo amore.
Alla Chiesa, in particolare ai vescovi, ai sacerdoti ed a tutti i fedeli, chiediamo di cambiare lo sguardo sui nostri figli, di lasciarsi illuminare dallo Spirito santo per togliere pregiudizi e paure secolari.
Insomma di fare un po’ come accadde ad Anania che per accogliere Saulo nella comunità cristiana dovette prima superare tutti i suoi timori e fidarsi di Dio. E ancora chiediamo di ascoltare la nostra esperienza di vita e di fede con fiducia e cuore aperto e di compiere gesti concreti di accoglienza.
Allora scopriremo insieme che Dio continua a compiere meraviglie usando le pietre scartate dai costruttori.
Da domani torneremo nelle nostre città e nelle nostre ’periferie’ per dire ad altri che possono passare dal buio del nascondimento alla luce perché sono figli amati.
E ci auguriamo che le comunità cristiane sappiano essere davvero coerenti nei comportamenti con questo spirito mostrato dal papa.