Noi genitori cristiani con figli LGBT davanti alla diversità
Restituzione dell’incontro del “L’ulivo della vita”*, gruppo pugliese di genitori cristiani di figli LGBT, del 19 febbraio 2021
Abbiamo letto i primi due paragrafi del sesto capitolo del libro della teologa e medico catalano, Teresa Forcades (“Siamo tutti diversi per una teologia queer”, Castelvecchio Ed. 2016). In calce e in corsivo alcuni brani tratti dal testo. Questa restituzione raccoglie gli interventi dei partecipanti così come espressi da ciascuno.
Un genitore ritiene che molte comunità cristiane, parrocchie, hanno paura della “diversità”, di un amore che non ci si scambia tra persone dello stesso sesso. Sarebbe importante che come si prepara alla vita coniugale un uomo e una donna si parli dell’amore e del rispetto anche tra persone dello stesso sesso.
Due coniugi hanno sostenuto che sulla parola “matrimonio” (ma anche per i termini “moglie-moglie” e “marito-marito”, e ferma restando la volontà di pari diritti per ogni tipo di unione), c’è chi pensa che sarebbe meglio che gli omosessuali trovassero in modo creativo un’altra parola con la quale poter esprimere in modo più appropriato il loro rapporto di coppia, considerando anche che oggi la parola matrimonio è associata al fallimento di tanti matrimoni eterosessuali. E anche perché, visto il significato etimologico, sarebbe forse meglio trovare per tutti, etero e omosessuali, un’altra parola che esprimesse questa unione.
Fermo restando che sono comunque gli omosessuali ad avere diritto all’ultima parola su come chiamare le loro unioni. Ma l’unione omosessuale, al di là delle parole, può essere un sacramento? Se i sacramenti sono il segno dell’amore di Dio, che, nel caso del matrimonio, la coppia con il suo amore testimonia davanti alla comunità, questa testimonianza prescinde dall’orientamento sessuale delle persone che compongono la coppia – questo afferma Teresa Forcades. Se quell’unione racconta qualcosa dell’amore di Dio per il suo popolo è sacramento, se racconta sopraffazione e violenza non lo è, anche se la coppia è eterosessuale. Ma allora perché non dovremmo chiamare celebrazione del sacramento quella di una coppia omosessuale che davanti a Dio e alla comunità si scambiasse una promessa d’amore, chiamando la comunità a testimone?
Tenendo anche conto che i ministri del sacramento-matrimonio, secondo il catechismo della Chiesa cattolica, sono gli sposi? “C’è qualcosa di folle nell’attrazione erotica, che porta a fare cose che in altre situazioni non si farebbero. In questo l’eros somiglia alla passione che Dio nutre per ciascuno di noi” – scrive la Forcades. E riviene in mente quell’espressione “perdere la testa” che si usa a volte per una coppia di giovani innamorati. Emerge l’immagine di un Dio che nell’amore per noi esprime la sua follia. E forse con il soffio, con cui al momento della creazione ci ha dato vita, ci ha trasmesso un pizzico di quella follia, che nell’amore di coppia si esprime.
Una mamma si lascia prendere da un momento di commozione ricordando l’amore dei propri genitori nell’ultima fase della loro vita. Quando il padre non poteva più né parlare né muoversi, l’amore di sua madre per lui raccontava e testimoniava qualcosa di quella follia di Dio nel suo amore per noi.
Un padre ha richiamato il significato della parola “matrimonio”: “La parola italiana matrimonio continua la voce latina matrimonium, formata dal genitivo singolare di mater (ovvero matris) unito al suffisso – monium, collegato, in maniera trasparente, al sostantivo munus ‘dovere, compito’”. (Accademia della Crusca). Il significato include l’apporto nell’unione di un compito materno che dovrebbe essere la procreazione. Si è osservato che il fatto che i beni mobili e immobili siano denominati patrimonio sottende una distinzione di ruoli che richiama una visione patriarcale. E poi si è già detto che anche in assenza della procreazione l’amore, inteso come “andare al di là” può esserci ugualmente.
Una madre si è chiesta perché mai l’unione di due persone dello stesso sesso che si amano si dovrebbe chiamare diversamente da matrimonio e perché si dovrebbe rinunciare alla parola matrimonio visto che la sua etimologia non corrisponde alla realtà dell’amore.
Una madre ha detto che ci poniamo tante domande, perché e come chiamare un ‘unione tra due persone, che vivono una “diversità “, mentre quello che nella Chiesa manca è l’accoglienza al “diverso”, ci vorrebbe prima di tutto una bomba d ‘Amore, per aprire, spalancare le porte del cuore di quella Chiesa che è Madre e Sposa di Cristo. Una Madre che abbraccia i suoi figli, tutt*, senza fare distinzioni. Un bomba d’ Amore puro, vivo, incarnato, come Lui, il Risorto che trionfa, con quel pane spezzato, offerto ad ognuno, con la sua croce che ha vinto sul mondo! .. Il mondo che ancora si interroga sul concetto di diversità, che non corrisponde più ai soliti schemi: o Bianco o Nero. la Chiesa ha bisogno di tutti gli altri colori… per essere Luce.
Un partecipante ha voluto sottolineare che Gesù è l’obiettore e il disobbediente. Lo presentiamo sempre Gesù come l’obbediente, sí certo, ma non agli uomini e neanche alla religione del suo tempo ma solo a Dio.
Gli dicevano di non toccare i lebbrosi e lui disubbidiva;
gli dicevano che di sabato non si poteva far nulla, neanche guarire un malato e lui disubbidiva;
gli dicevano che certi cibi erano impuri e non andavano mangiati e lui disubbidiva;
gli dicevano che un vero maestro non doveva avere familiarità con truffatori e prostitute e lui disobbediva.
Già a suo padre Giuseppe, quando aveva solo 12 anni disse: non sono venuto per obbedire a te ma al Padre mio.
Allora, siete sicuri che era un tipo tanto obbediente? Gesù invece era un vero e proprio obiettore: agiva solo in armonia con la sua coscienza e ascoltava solo quelle parole che lo conducevano all’amore puro cioè al Padre.
Sul matrimonio sacramentale non sono certo che sia adatto anche alle unioni gay. Come procedimento strategico ritengo che non sia opportuno, perché bisogna procedere per piccoli passi e fattibili. Io opterei per tendere a vedere le possibilità nella Chiesa (comunità cristiana) di avere benedizioni delle unioni omo tra cristiani, senza avere autorizzazioni necessariamente dalle gerarchie.
Da Teresa Forcades (“Siamo tutti diversi per una teologia queer”, Castelvecchio Ed. 2016)
La teologia queer: “Se questa teologia, come io la espongo, è coerente con il messaggio cristiano del Vangelo, allora possiamo affrontare il tema in modo interessante: da una parte abbiamo il riconoscimento del punto di partenza binario, che è universale; dall’altra abbiamo un orizzonte aperto, che è il dinamismo pasquale, escatologico, della cristificazione.
In questa prospettiva la coppia omosessuale per me non solo non è negativa, e neppure neutra, ma è in se stessa positiva. Tale positività non ha nulla a che vedere con la qualità morale della coppia – non possiamo certo dire che gli omosessuali siano moralmente migliori degli eterosessuali o viceversa -, ma con il fatto che la relazione omosessuale, aprendo a un nuovo modello, introduce diversità”. …
Il Cantico dei Cantici: “E’ un libro che riflette l’amore degli amanti, non nel suo aspetto procreativo. Non si parla di bambini ma di amanti che non sono sposati, che si desiderano, si cercano l’un l’altro e celebrano il piacere di essere uniti fisicamente. Come mai funziona da metafora dell’amore di Dio con noi? Perché riflette il mistero di poter trascendere il proprio io individuale.
L’amore erotico, passionale, porta a voler sperimentare il desiderio di andare al di là di una serie di sicurezze e di barriere che normalmente ci separano dagli altri. C’è qualcosa di folle nell’attrazione erotica, che porta a fare cose che in altre situazioni non si farebbero. In questo l’eros somiglia alla passione che Dio nutre per ciascuno di noi”. …
“L’essenza teologica del matrimonio non deve essere collocata nella capacità della coppia di procreare, altrimenti si dovrebbe proibire il matrimonio alle persone che non possono avere figli. Peraltro è possibile avere figli anche a seguito di una violenza sessuale: che simbolo di dio sarebbe? In sé avere figli non è nulla di spirituale. Spirituale è un abbraccio, un bacio liberamente donato”
* L’ulivo della vita”, il gruppo pugliese di genitori cristiani di figli lgbt fa parte della rete nazionale dei gruppi di genitori di figli LGBT 3volteGenitori. Il prossimo incontro del gruppo si terrà online mercoledì 22 MARZO 2021 dalle ore 19.45 alle ore 21.00. Se vuoi partecipare agli incontri contatta Albarosa, albarosa.sanzo@gmail.com .
Depliant> Il gruppo L’Ulivo della Vita (PDF)