Noi valdesi che siamo stati perseguitati vi diciamo: accogliere è un dovere
Articolo di Lodovico Poletto pubblicato su “La Stampa” il 27 Agosto 2018.
Il «Padre nostro» cantato in francese alla fine rito. Le offerte raccolte sulla porta del tempio: «Grazie, andrà tutto per gli sfollati di Genova». Il the col latte sul prato all’inglese accanto alla casa valdese, sotto un sole che sa già di settembre.
Eccoli qui gli «eretici valdesi». Con i loro riti e le loro tradizioni. Ma sempre graffianti quando parlano di sociale, come quando in tema di gay dicevano «sì» alle unioni civili. Anche oggi si fanno sentire. Hanno scelto di parlare dell’accoglienza. E lo fanno forti di un manifesto firmato dalla Federazione delle Chiese Evangeliche (di cui fanno parte). Certo, nella Federazione non ci sono tutte quelle esistenti, ma sono un bel po’ e fanno riferimento a 350 – 400 mila persone.
Lì, c’è scritto già molto di ciò che si diranno in questa settimana: dalle critiche alla campagna politica contro gli immigrati, all’opposizione alle politiche italiane ed europee di chiusura delle frontiere. Questo è il fil rouge delle riflessioni. Anche perché il tema è caldo, e questa non è – ancora – una valle dove la Lega ha fatto il pieno.
Certo, il Sinodo detta la linea sull’accoglienza, ma i temi sul tappeto sono una quantità. Per dire: in un momento di sintesi e di riflessione come questo puoi mica non parlare del numero dei fedeli che cala. Qui, come nella Chiesa cattolica, come in tutti i culti tradizionali.
«Ma noi i ragazzi li abbiamo. Non sono qui, perché questo è il Sinodo. E i delegati sono persone che hanno esperienza. Ma i ragazzi ci sono, eccome», sentenzia Eugenio Bernardini, che è il direttore della Tavola valdese. Un incarico a scadenza, e questo è il suo ultimo anno.
E dove sono i ragazzi?
«Sono nelle chiese che si trovano in tutti i paesi di questa vallata. Sono nelle chiese sparse in giro per l’Italia. Non fatevi trarre in inganno: ce ne sono tanti qui, quanti nel mondo cattolico».
Se è così non c’è da preoccuparsi se oggi a Torre Pellice – e per tutta la settimana – dominerà un mondo «over». Over quaranta. Che discute di temi sociali e compra gadget sotto il tendone. Oggetti fatti a mano, certo. Ma anche magliette, candele e ciondoli simbolo. E gli incassi andranno tutti in beneficenza.
«Perché i Valdesi sono aperti al resto del mondo. Sono attenti ai bisogni degli altri. I Valdesi sono stati vittime di persecuzione, ed è per questo che sanno andare in soccorso di chi soffre. Per qualunque ragione sia» dice la signora delegata da Milano.
Vuol dire che i Valdesi di allora sono come i migranti di oggi?
«Non farei un paragone così netto, ma noi sappiamo cosa vuol dire essere perseguitai. O rifiutati». E mentre lo spiega ci sono ventenni che ascoltano. Già, tra i 180 delegati da tutta Italia, l’infilata enorme di ospiti delle chiese evangeliche e metodiste arrivati anche dall’estero ci sono anche due ventenni. Il più giovane – 21 anni – di nome fa Lorenzo Fantini e, manco a dirlo, viene da uno dei paesi di questa vallata, Pinasca. Dice: «La modernità della nostra Chiesa che parla di accoglienza o di gay si scontra talvolta con tradizioni che rendono il culto troppo vecchio o troppo barocco».
Perché modernità?
«Perché parlare di accoglienza in questo momento vuol dire essere attuali, attenti e non soltanto dogmatici».
E l’accoglienza in queste valli si pratica?
«Noi la pratichiamo».
Tutti i valdesi lo fanno?
«Non lo so. Ma questa è la posizione della nostra Chiesa».
Alle 7 di sera un gruppo di ospiti di lingua tedesca discute animatamente di migranti davanti alla Casa valdese: «L’Italia è diventata come la Germania: siamo tutti troppo cattivi con chi viene da lontano».