Le sfide della “Amoris Laetitia” ai vescovi africani su famiglia, matrimonio e omosessualità
Articolo di Joshua J. McElwee pubblicato sul sito del quotidiano National Catholic Reporter (Stati Uniti) l’11 aprile 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Questa è la reazione all’esortazione (del Papa) del gesuita Agbonkhianmeghe Orobator, rettore del Hekima University College di Nairobi e noto teologo africano:
“Ammetto che questa è una reazione iniziale al testo, il risultato di una “lettura affrettata”, contraria alle raccomandazioni del Papa [nel paragrafo 7].
Francamente, mi aspettavo dal testo più di quanto ho avuto, ma non sono deluso. Vorrei evitare di chiamarlo “innovativo” o “rivoluzionario”. Non credo fosse stata l’intenzione del Papa. Credo che ci sia ancora un lungo cammino prima di fare dei passi veramente coraggiosi, che sono grandemente in ritardo su argomenti critici come il ruolo della donna nella Chiesa, le unioni omosessuali, i diritti riproduttivi, ognuno dei quali è affrontato e analizzato nel documento.
Guardando all’esortazione dalla prospettiva della Chiesa d’Africa, credo che il tono realistico del documento sia una guida di cui abbiamo molto bisogno. In altre parole, capire che il primo compito della Chiesa non è litigare su questioni morali contestate. Inoltre, malgrado la “Gioia dell’Amore”, la vita famigliare e il matrimonio possono essere luoghi di enorme stress, pesi e incubi [paragrafo 30]; non deve essere idealizzata [paragrafo 36]. Se sappiamo cosa questo significhi, possiamo cominciare ad abbassare i toni delle nostre rigide posizioni e vedere la vita famigliare e il matrimonio come opportunità, piuttosto che come problemi [paragrafo 7].
La mia lettura mi dice che Francesco riafferma in termini incontrovertibili l’insegnamento della Chiesa su aborto, contraccezione, controllo delle nascite e matrimonio. Quello che non dobbiamo dimenticare è che egli è altrettanto intransigente nell’affermare la centralità della coscienza [paragrafo 303], del discernimento, dell’accompagnamento pastorale e della compassione..
Per come la vedo io, quando l’esortazione parla di coscienza, essa mette un’arma potente nelle mani dei cattolici sposati, divorziati, e risposati. Per dirla semplicemente, Francesco dà loro il permesso di partecipare alla vita eucaristica della Chiesa senza la paura o l’impedimento da parte della polizia morale che lancia pietre, mascherando la sua crociata moralizzatrice sotto il mantello della dottrina [paragrafo 305]. Parte del suo messaggio è che abbiamo bisogno di astenerci dalla pratica comune di equiparare l’“irregolarità” con il “peccato mortale” [paragrafo 301]. Abbiamo bisogno di rispettare le diverse e complesse realtà delle situazioni delle persone ed evitare generalizzazioni, giudizi affrettati ed etichette.
Francesco apre un’opportunità unica per un rinnovamento della vita famigliare e del matrimonio. Vedo la sua esortazione come l’inizio di una “svolta pastorale” nell’insegnamento della Chiesa su matrimonio e vita famigliare [paragrafo 199], una metodologia nuova che si focalizza sull’ascoltare di più e sul discernimento della voce della coscienza piuttosto sulla preoccupazione di soddisfare i comandi di rigidi precetti morali. Oso dire che coloro che hanno bisogno di essere istruiti in questa metodologia sono soprattutto coloro che siedono nei confessionali, nei tribunali ecclesiastici e che presiedono le curie episcopali – in altre parole, tutti quelli che rientrano nella categoria dei “pastori”. Penso che vada a credito del Papa l’ammettere la tragica inadeguatezza dei pastori a questo proposito [paragrafo 202]. I pastori devono essere coloro che imparano; hanno bisogno che gli sia insegnato meglio!
Se i vescovi africani fossero saggi, capirebbero che il Papa dà loro l’opportunità di essere creativi nell’affrontare situazioni pastorali che riguardano la vita familiare e il matrimonio. Francesco sta dicendo in realtà: “Non nascondetevi sotto il velo del magistero!” [paragrafo 3]. Invece, dobbiamo porgere molta attenzione a quegli elementi unici delle culture africane che permettono alla Chiesa africana di inventare soluzioni pastorali innovative riguardo la vita famigliare e il matrimonio, rimanendo sensibili ai bisogni e alle tradizioni locali [paragrafo 3]. Abbiamo la grande opportunità di essere creativi!
Inoltre, in un continente dove almeno trentotto Paesi criminalizzano l’omosessualità, l’incisivo appello del Papa per il rispetto della dignità umana, per una guida pastorale rispettosa per evitare discriminazioni ingiuste, di aggressione e di violenza [paragrafo 250] dovrebbe spingere la Chiesa d’Africa ad abbracciare con tutto il cuore le famiglie africane e i loro membri LGBT che sono stati stigmatizzati, emarginati ed esclusi dalla vita della Chiesa.
I pastori hanno bisogno di dissociarsi dai governi e dai politici che perseguitano le persone gay e mostrare esempi di rispetto per la loro dignità. In Africa diciamo che la Chiesa è la “famiglia di Dio” e ciò implica accogliere tutti senza discriminazione. Il marchio preminente di questa Chiesa e della Chiesa del mondo è l’ospitalità. Chiaramente, Francesco sta richiamando la Chiesa africana a praticare ciò che predica, diventando una Chiesa che accoglie tutti in famiglia senza discriminazioni”.
Testo originale: African theologian responds to ‘Amoris Laetitia’