Nominato il nuovo nunzio apostolico negli USA: cosa cambierà?
Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 17 marzo 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
La Santa Sede nominerà un nuovo nunzio apostolico per gli Stati Uniti che rimpiazzerà l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, le cui affermazioni controverse non hanno aiutato gli sforzi delle persone LGBT nella Chiesa. Ma la sostituzione potrebbe avere implicazioni ad ampio raggio per l’agenda di riforme di papa Francesco, incluse le questioni LGBT, negli Stati Uniti.
Viganò ha fatto notizia lo scorso autunno, dopo aver organizzato un incontro tra papa Francesco e Kim Davis, l’ufficiale dell’anagrafe del Kentucky il cui rifiuto di concedere licenze di matrimonio alle coppie gay l’ha resa nota in tutto il mondo. Quell’incontro è diventato rapidamente il grido di guerra degli avversari delle persone LGBT, ma le voci che il Papa abbia dato il suo sostegno a Kim Davis sono state smentite. È emerso che l’unico incontro di Francesco mentre era a Washington è stato con un suo ex-studente gay e il suo compagno.
Il fiasco di Kim Davis non è stato il primo intervento dell’arcivescovo Viganò contro i diritti LGBT da quando venne nominato nunzio nel 2011: negli ultimi due anni ha presenziato alla March for Marriage (Marcia per il matrimonio), un raduno conservatore ostile alle unioni civili, nonostante gli appelli dei cattolici ai leader della Chiesa di evitare quegli eventi in cui fossero ospitati degli oratori fortemente anti-gay. Viganò ha adoperato il suo discorso finale alla Conferenza Episcopale statunitense lo scorso autunno per sparare i suoi ultimi colpi. Le dimissioni del nunzio non sono il risultato di questi incidenti, ma del fatto che lo statuto ecclesiastico prevede una lettera di dimissioni al compimento dei settantacinque anni, come riportato da The Advocate. La “scena madre” di Viganò è avvenuta in gennaio. Non è sorprendente, quindi, che papa Francesco abbia accettato prontamente la lettera di dimissioni dell’arcivescovo invece di scrivergli di continuare, come qualche volta accade.
Sembra che il nuovo nunzio per gli Stati Uniti sarà l’arcivescovo Christophe Pierre, sebbene il Vaticano non l’abbia ancora confermato, dal momento che sta aspettando l’approvazione del presidente Barack Obama. Pierre attualmente è nunzio apostolico in Messico e ha servito in varie posizioni diplomatiche, incluse Uganda e Haiti, secondo il settimanale gesuita America. Il tempo trascorso in Messico ha portato il Washington Post a speculare che monsignor Pierre metterà l’accento sulla giustizia per gli immigrati piuttosto che impegnarsi su questioni sociali come i diritti LGBT. Questo cambiamento politico sarebbe notevole e aumenterebbe il contrasto tra il Papa Francesco e i vescovi americani.
A parte la qualifica di ambasciatore del Vaticano, il nunzio apostolico ha enorme incidenza sui ranghi episcopali di una nazione, come spiega Michael Sean Winters del National Catholic Reporter: “Quando una diocesi diventa vacante, il nunzio ha il dovere di indagare sui bisogni di tale diocesi e proporre quindi i nomi di tre candidati che potrebbero soddisfarne le esigenze. Questa terna di candidati viene mandata alla Congregazione dei Vescovi, che può mandarla al papa così com’è, cambiare la posizione dei tre nomi della lista o anche rifiutarla e chiederne un’altra”.
Winters ha notato che sotto il controllo di Pierre e di papa Francesco, tutti i nuovi vescovi messicani sono stati parroci. A circa una dozzina di diocesi, in questo momento, manca un vescovo, e cioè vescovi in stile papa Francesco – come l’arcivescovo di Chicago Blase Cupich – che però potrebbero essere di nomina imminente. Può valere la pena anche ricordare una nota storica. L’ultimo nunzio francese è stato l’arcivescovo Jean Jadot che ha promosso una generazioni di vescovi progressisti, alla Vaticano II, che hanno facilitato il progredire dell’inclusione LGBT, come l’arcivescovo di Seattle Raymond Hunthausen e quello di Milwaukee Rembert Weakland.
Si aspetta la conferma dell’assegnazione dell’arcivescovo Pierre agli Stati Uniti prima di Pasqua. Rimane da vedere come si comporterà da nunzio e quali saranno gli effetti sulle problematiche LGBT nella Chiesa, ma sembra probabile che ci sarà un miglioramento rispetto al periodo di monsignor Viganò. Pierre potrebbe portare a uno slittamento verso modalità più pastorali e misericordiose di guidare la Chiesa, come esemplificato da Papa Francesco.
Testo originale: New Apostolic Nuncio to U.S. May Strike Different Tone on LGBT Issues than Predecessor