“Non abbiate paura!”(Matteo 28,1-10)
Restituzione* a cura di Mariella Colosimo dell’incontro di riflessione biblica del gruppo PAROLA… E PAROLE** di Roma del 18 aprile 2023
Matteo 28:1-10: In un’alba incerta due donne si recano al sepolcro di Gesù. Spavento e gioia accompagnano la scoperta della tomba vuota e la loro corsa per portare l’annuncio ai discepoli: Gesù è risorto!
Difficilmente un racconto della sepoltura e risurrezione di Gesù avrebbe messo in scena delle donne come testimoni della tomba vuota, se non fosse realmente accaduto. Quale scrittore, che ci tenesse a portare “prove” della resurrezione di Gesù, avrebbe inventato un racconto in cui erano le donne ad esserne testimoni? Come poteva essere credibile l’annuncio della resurrezione messo in bocca alle donne che, secondo il diritto degli antichi, non potevano nemmeno testimoniare in tribunale?
Se l’hanno scritto, nonostante fosse per loro motivo di imbarazzo farlo, è perché è realmente accaduto. Gli storici confermano la storicità dell’annuncio portato dalle donne, sulla base di un criterio che chiamano appunto “criterio dell’imbarazzo”.
Ma di quel mondo alla rovescia, in cui agli ultimi e alle ultime toccava il primo posto, i discepoli avevano capito davvero poco: le donne dissero loro ciò che avevano visto e udito, ma non furono credute! Non subito…
D’altra parte, non c’è da meravigliarsi della testardaggine dei discepoli se ancora oggi, a tanti secoli di distanza, nessun ruolo particolare è assegnato all’interno della nostra Chiesa a coloro che Gesù volle e scelse come prime e privilegiate testimoni della resurrezione.
“Gesù, il crocifisso, non è qui. È risorto” – dice l’angelo alle donne. Gesù, il Risorto, è identificato con il crocifisso.
La crocifissione era la più umiliante, la più infamante delle condanne a morte e, peggio, era anche segno della maledizione di Dio: il crocifisso era considerato maledetto da Dio. La morte di Gesù, quella morte, era perciò la smentita di tutto ciò che Gesù aveva detto e fatto nella sua vita. Non era vero che lui portava il messaggio di Dio: la crocifissione ne era la prova.
I Vangeli ci raccontano di alcune donne sotto la croce, ma i discepoli fuggono terrorizzati, temono per la loro stessa vita, nei loro cuori c’è il buio più totale, che neanche il ricordo del cammino fatto con Gesù, delle sue parole, può rischiarare: quella croce metteva la parola fine su tutta la vicenda.
Da questo momento di buio totale al momento in cui gli stessi discepoli torneranno a percorrere la strada indicata da Gesù, mettendo a rischio la propria vita, c’è un salto, un completo capovolgimento: qualcosa di straordinario deve essere successo, che loro hanno chiamato “resurrezione”. Su questo gli storici non possono dire nulla, ma loro, quel gruppetto di donne e di persone che non contavano niente, hanno sentito vivo Gesù, il crocifisso, al punto da giocarcisi la propria vita. Sono risorti insieme al loro Maestro.
Le donne arrivano al sepolcro e accade un gran terremoto, è un segnale della terra, che precede e sembra preparare la resurrezione di Gesù.
Mentre la crocifissione è un atto pubblico, la resurrezione avviene alla presenza di pochi: è un atto privato, intimo, soggettivo.
Il Signore chiama, invita, suscita una ricerca di fede, provoca una reazione di vita, come fa con le due donne, perché, per riuscire a sentirlo risorto, bisogna prima risorgere, sperimentare in noi la resurrezione. Se non risorgo io, anche se la resurrezione ci fosse, non mi riguarderebbe, ci sarebbe senza di me.
“Il suo aspetto [dell’angelo] era come folgore e il suo vestito bianco come neve”… e mi viene in mente la trasfigurazione di Gesù: il suo corpo diventa luce, pienezza di vita, le sue vesti candide e sfolgoranti.
Gli angeli accompagnano la vita di Gesù, dalla nascita alla morte e resurrezione. È un angelo a portare l’annuncio a Maria, e in questo brano, a rotolare la pietra del sepolcro e a parlare alle donne.
Pensare che c’è un angelo custode che non mi abbandona mai, mi aiuta nell’affrontare la vita, nel mettere insieme, armonizzandoli, la mia omosessualità e il mio essere cristiano, al di là di quanto scritto sul Catechismo cattolico della Chiesa istituzionale.
Le guardie, alla vista dell’angelo, rimangono pietrificate per la paura, quelle stesse guardie che avrebbero avuto il compito di controllare la tomba. Le donne, che nell’immaginario collettivo sono coloro che hanno più paura, sono invece rassicurate dalla presenza dell’angelo, in virtù della loro fede. E la giustizia divina sembra trionfare sul potere politico.
Quando incontrano Gesù, le donne si avvicinano a lui e gli abbracciano i piedi. È un incontro di corpi che si toccano.
Penso a mia figlia, al mio cammino di avvicinamento a lei dopo il coming out, alla sua capacità di amare fisicamente e spiritualmente la sua compagna, rimanendo fedele a se stessa e al suo desiderio. Mi ha trasmesso l’immagine del corpo e della sua espressione che si manifesta nella sessualità come di una cosa bella.
E così il brano del Vangelo ha suscitato in me un pensiero strettamente fuso con un’emozione: “vivere sulla propria carne il desiderio di Dio”. Ciò che risorge dopo la morte è anche il desiderio carnale, fisico.
Emerge l’imprevisto, l’inaudito, il radicalmente impossibile. Una dimensione nuova e viva si apre davanti agli occhi di Maria di Magdala e dell’altra Maria, ed esse la vedono con fiducia creativa. Le sicurezze delle leggi del mondo vanno in frantumi.
Resurrezione è la capacità di stare in una condizione nuova che si apre, è sorgere di nuovo. Un atto che interrompe la tradizione della norma. Una nuova attenzione a ciò che è vivo e in movimento, che si manifesta indipendentemente da regole, canoni e leggi. Che sembrerà impossibile solo a coloro che stanno nei limiti ristretti delle leggi del sapere e della tradizione.
Un episodio di vita quotidiana. In un gruppo ho trovato il coraggio di uscire allo scoperto e portare una mia testimonianza, anche grazie alla forza che il nostro gruppo, le parole che ho ascoltato qui, hanno generato in me.
Non sempre è facile avere il coraggio di testimoniare la propria fede, di portare la buona novella, anche relativamente alla nostra esperienza di genitori di figli LGBT. Se questa esperienza ci ha fatto risorgere, dobbiamo portare questo annuncio di resurrezione anche agli altri.
Tutti sperimentiamo la morte, i nostri figli la sperimentano quando non vengono riconosciuti. Era venerdì santo, e per strada ho incontrato un ragazzo ventenne che spingeva la mamma su una sedia a rotelle. Davanti a quella sofferenza ho pensato: Questo è il venerdì santo, al di là di tutte le vuote parole pronunciate nel corso delle cerimonie liturgiche tradizionali.
Sta a noi riuscire a trovare nei nostri cuori e a portare segni di luce e di resurrezione che vincano i momenti di buio e di morte. Sta a noi operare per la resurrezione dei crocifissi e delle crocifisse della storia.
Matteo 28:1-10
Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve.
Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto”.
Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: “Salute a voi!”. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”.
*La restituzione è una sorta di resoconto di quanto è stato detto nel corso dell’incontro. Come in un collage, sono messi insieme frammenti significativi degli interventi dei singoli partecipanti, parole e pensieri espressi da ciascuno e ciascuna.
** PAROLA… E PAROLE è un gruppo di incontro esperienziale cristiano per genitori di persone LGBT e genitori LGBT di Roma. Ci incontriamo per percorrere e tracciare insieme il cammino verso una società ed una chiesa inclusive, dove nessuno sia messo ai margini. Lo facciamo seguendo le orme di quel Gesù di Nazareth, che, sulle strade della Palestina, ha condiviso la sua vita con gli esclusi e le escluse del suo tempo. Ci incontriamo una volta al mese, normalmente il primo venerdì, alle ore 20 presso un locale attiguo alla chiesa di Sant’Ignazio. Coloro che sono interessati, possono contattarci a questi recapiti: Alessandra Bialetti 346 221 4143 – alessandra.bialetti@gmail.com; Dea Santonico 338 629 8894 – dea.santonico@gmail.com