Gli omosessuali col complesso di parità
Riflessioni di Mattia Morretta*
Gli aspiranti alla paternità gaia costi quel che costi (per fortuna pochi cani sciolti, benché arrabbiati) in fondo dicono con spudoratezza: se lo fanno gli altri da sempre, perché non possiamo farlo noi? Il “comprar bambini” è usanza antica dei ricconi e dei molto poveri, i primi per la presunzione di dare un prezzo a tutto e tutti, i secondi per la constatazione di non aver niente da perdere.
I gay più agguerriti in tal senso sono affetti da un evidente “complesso di parità” (citando Ennio Flaiano), gli ex-figli di un dio minore, parenti poveri che mangiavano le briciole cadute dalle mense dei ricchi epuloni, ora occupano il posto a tavola e vogliono tutte le portate del pranzo di nozze, alzano il gomito fino a ubriacarsi e perdere il lume della ragione. Ordinano pietanze mai desiderate e mangiano pure senza appetito, ingozzandosi dell’idea di aver diritto e aver la legge dalla propria parte, avendo ereditato la parificazione.
Nella furia emancipatoria vogliono fare finanche gli errori madornali dei “normali” di ieri, un po’ come le signore hanno quasi rivendicato le cattive abitudini dei signori (alcolici, fumo, promiscuità sessuale), pur pagando un alto prezzo in termini di salute. L’invidia sociale si rivela vendicatività appena se ne presenta l’occasione, il padrone e la padrona eterosessuali devono pagare con gli interessi l’abuso di potere e il vantaggio di partenza.
Non va neanche trascurato il ruolo della disastrosa epidemia di Aids, cha ha impresso al cammino dei movimenti gay occidentali un viraggio verso gli status symbol convenzionali del matrimonio e della famiglia (procreazione e adozioni), una reazione di rappresentanza per contrastare l’impronta di morte e l’esclusione dai cicli di generazione della vita avvalorate dalla peste del XX secolo. Questo in pubblico, perché negli circuiti gay non è mai cessata la macina sessuale, tanto che, sotto l’ombrello protettivo delle case farmaceutiche, si assiste al ritorno plateale alla promiscuità orgiastica senza barriere.
Il Fronte pro auto-riproduzione o fotocopia genetica, tuttavia, è un’unione di facciata, tenuto insieme da sentimenti di rancore e frustrazione esistenziale. I gay visibili e chiassosi non rappresentano gli omosessuali, costituiscono di fatto una categoria commerciale che cerca di esercitare pressioni lobbistiche per contare qualcosa. Un insieme di individui che punta solo al proprio tornaconto non contribuisce a far comunità, far rumore per sentirsi potenti non genera appartenenza costruttiva, anzi conferma tutti i pregiudizi e blocca l’evoluzione culturale.
In ogni caso non è in quanto omosessuali che gli araldi gay chiedono la licenza di genitorialità, analogamente a tanti figli incompresi o trascurati. Sul piano privato spesso si tratta del tentativo di normalizzarsi e di accontentare i genitori, magari dando alla propria mamma il nipotino tanto desiderato. Sui grandi numeri si intestardiscono sulla legalizzazione e sulla paternità soprattutto coloro che partono da una profonda ferita intima, saldatasi nella fase giovanile con la problematica omosessuale, cioè la diversità, l’indesiderabilità, la colpa sul piano socioculturale.
Un tentativo di autocura mescolato alla rivincita e al riscatto, un’operazione di confusione di piani e di ambiti (dentro-fuori, privato-politico) che non ottiene l’effetto sperato, anzi porta alle estreme conseguenze la mistificazione. La personalità ne risulta deformata e l’identità omosessuale era e rimane contaminata.
Una domanda aleggia sullo sfondo di tanto baccano: che fine fanno la rabbia, i vissuti di ingiustizia e colpevolezza, le manipolazioni e le fraudolenze, il clima di guerra in cui si mette in atto il progetto genitoriale e adottivo? Non saranno figli partoriti con dolore, ma neppure concepiti nell’amore.
* Mattia Morretta è psichiatra e sessuologo, impegnato sin dalla fine degli anni Settanta nell’analisi della condizione omosessuale, ha collaborato con la rivista Babilonia ed è stato cofondatore della prima associazione italiana di volontariato sulla problematica Aids (ASA di Milano). Nel 2013 ha pubblicato con l’editore Viator “Che colpa abbiamo noi – Limiti della sottocultura omosessuale” e nel 2016 “Tracce vive – Restauri di vite diverse”. Una sua ampia raccolta di articoli e saggi è disponibile sul sito web http://www.mattiamorretta.it/