Non arrenderti. Lettera di un cristiano ad una lesbica evangelica
Lettera del teologo protestante Carlos Osma pubblicata sul suo blog Homoprotestantes (Spagna), liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Cara Eva ho appena letto il tuo messaggio e sono rimasto piuttosto colpito da quello che mi hai raccontato. Vorrei risponderti in privato, so che il tuo racconto è molto personale, ma anche se non ci credi, molte persone sono passate per una situazione simile alla tua. Per questo ho deciso di rendere pubblica questa lettera: credo, rispondendo a te, di rispondere anche a molte altre persone, e sicuramente altre persone, leggendola, vorranno aggiungere qualcosa a ciò che sto per dirti.
Hai pienamente ragione: la prima volta che ti scrissi volevo dirti che c’era qualcosa, nel tuo discorso sull’Evangelo, che era diverso dal resto. Non era un discorso fondamentalista, non era un discorso paternalista e tanto meno liberale: era qualcosa di umanamente molto vicino all’omosessualità.
Questo lo fa chi, in un certo momento della sua vita, diventa cosciente di non rientrare in nessuna delle etichette che la maggioranza delle persone ritiene naturali o divine. Certamente l’involucro del tuo discorso era ortodosso, ma le donne come te aspirano prima o poi ad uscire da quei confini che le limitano, o per meglio dire le asfissiano. L’ortodossia evangelicale è come una camera a gas per tutte le persone LGTBIQ che hanno la disgrazia di nascere in questo ambiente.
Suppongo che, quando ho utilizzato la parola disgrazia, tu ti sia sentita a disagio: anche a me succede. La ragione è che in questo ambiente abbiamo ricevuto qualcosa di molto prezioso, che ci ha fatti essere le persone che siamo e al quale non siamo disposti a rinunciare; d’altro canto, però, e per questo ho utilizzato quella parola, ha generato in noi una dissonanza tra quello che siamo e quello che ci dicono che dobbiamo essere; intendo il conflitto per il quale sei passata tu, ma immagino che non ti sia d’aiuto sapere che milioni di persone ci sono passate, come te…
Non tutte sono state forti come te: alcune non hanno retto, altre non hanno avuto coraggio, altre ancora si sono adattate a vivere una doppia vita. Sarebbe bene che tu ti chieda quando deciderai di seguire la via della dignità, dell’autenticità e della verità; forse ti renderai conto che, accanto agli omofobi, ci sono persone attorno a te che cercando dirti che l’Evangelo non consiste nell’accettazione dei dogmi, ma in un modo di vivere che porta alla liberazione chi lo segue.
Capisco bene quello che stai passando, avere davanti l’incomprensione della tua famiglia e della tua chiesa è senza alcun dubbio il momento più doloroso. Quando ti senti sola, per di più ingannata, aggrappati alla fede. È difficile mandar giù il fatto che la tua famiglia ti consideri in modo diverso adesso che hai detto loro di essere lesbica, quando in realtà tu continui ad essere la persona di sempre, che siano disposti a perderti o a cacciarti di casa se non accetti i loro principî omofobi.
Non ti voglio mentire, non so cosa ti succederà in futuro, se finiranno per accettarti o se preferiranno allontanarsi da te… Forse alcuni faranno una cosa, altri un’altra. Avranno bisogno di tempo per digerire il tutto, ma una cosa ti raccomando: non li aspettare. Tutti tendiamo a vivere nella nostra zona di comfort, e se ti porrai al loro fianco, di lì non si muoveranno. Devi muoverti, devi vivere la tua vita, e loro decideranno se fare lo sforzo di stare al tuo fianco.
Non sarà facile per loro, devi riconoscere che anche loro, ora, soffriranno per l’omofobia del loro ambiente evangelicale… Ma dovranno decidersi se desiderano o meno stare con te. È una decisione non tua, tu potrai decidere di dar loro tempo, di essere comprensiva e dialogante… ma non li potrai obbligare ad accettarti come sei. È dura, lo so… ma le cose stanno così.
Per quanto riguarda la tua chiesa, te lo dirò in maniera romantica: credo che i baci della donna che ami ti abbiano risvegliata dal sogno in cui eri immersa. Noi evangelici non siamo il “residuo fedele”, né “gli eletti”, né tanto meno “gli autentici seguaci di Gesù”.
Nella maggior parte dei casi (con le dovute eccezioni) la loro dottrina dell’amore per gli esseri umani non è altro che un amo per il proselitismo. In realtà, il trattamento che le chiese evangelicali riservano alle persone LGTBIQ è la prova irrefutabile di quanto si siano allontanate dall’Evangelo e dalla sequela di Gesù. So che è difficile, molto difficile, rompere con delle persone con le quali hai condiviso giochi, insegnamenti, esperienze sogni… da quando eri bambina.
So che scoprire la contraddizione profonda tra le loro parole e le loro azioni ti può gettare in una crisi di fede, ma meglio mettere dei chilometri tra te e loro… Non devi fare nulla, faranno loro di te un capro espiatorio per continuare ad aggrapparsi alla loro maniera di interpretare la Bibbia. Se vuoi conservare qualche possibilità di avere una fede evangelica sana, scappa senza guardarti indietro.
Non ti arrendere, continua a cercare e a condividere la tua fede con chi ha idee più in sintonia con gli insegnamenti di Gesù. Spero tu viva vicino a una delle poche comunità inclusive che esistono nel nostro Paese, ma anche in caso negativo ci sarà qualcuno con cui incontrarti per dialogare, leggere la Bibbia, pregare insieme, in un ambiente dove tutti e tutte possano mostrarsi per quello che sono.
Mi dici che non puoi pregare, che sei distrutta e che in questo momento non puoi permetterti di aprirti così. In un momento come il tuo, mi ha aiutato scrivere… esprimere come mi sentivo. Tirare fuori l’ira, la collera, la rabbia, esprimere il dolore che avevo dentro… non so se puoi fare lo stesso, se ti può aiutare… non ti costa nulla tentare.
Credo sia stato C.S. Lewis a dire che pregando non cambiamo Dio, cambiamo noi stessi, ed è questa la cosa più importante: cambiare dentro, ripensare a tutto ciò che hai imparato da quando eri bambina, conservare le moltissime cose buone per le quali dovresti essere grata e buttare via ciò che resta, che ti ha danneggiato… che non ti permette di vivere nel modo che Dio ha pensato per te.
Devo dirti anche che sei una donna fortunata, non tutti si innamorano. Mi dici che la situazione è attualmente difficile per voi due. Se hai chiari i tuoi sentimenti, io non mi arrenderei… In Catalogna celebriamo la festa di Sant Jordi, il cavaliere che, secondo la leggenda, salvò la principessa dal drago.
Alle mie figlie ho insegnato, fin da quando erano piccole, che nessuno è in obbligo di venire a salvarti, che puoi prendere tu l’iniziativa. Se fossi in te andrei direttamente da lei, a portarla via da quella caverna oscura che sicuramente la rende infelice. Se ci riesci e lei accetta, poi sarà bene godere il più possibile del vostro amore… altrimenti, volta pagina e guarda al futuro. Sei una gran donna, e le grandi donne non si arrendono facilmente.
So che in questo momento ti senti fragile, ma devo dirti che non ti vedo così… Hai spiegato semplicemente chi sei, e non è cosa da poco. Mi piacerebbe proprio vedere cosa avrebbero fatto nella tua situazione tutte quelle persone che ora ti voltano le spalle. Mi dici, nella tua ultima lettera, che ti sei resa conto che, se prima stavi in silenzio, non era per cercare di sottometterti al volere di Dio, ma perché avevi paura per la tua reputazione e di perdere il mondo nel quale vivevi. Malgrado questo, hai agito con determinazione…
Ora sei più libera, non perdere l’opportunità di avanzare sul sentiero che tu stessa dovrai tracciare. Non è facile come il sentiero già tracciato per cui camminano molte persone, ma senza dubbio è più autentico e appassionante. Non farti ingannare dai miraggi, non ridurti ad accettare nulla… Vai avanti, il Signore è con te, Egli è il tuo pastore.
Testo originale: Querida Eva