Non avrei mai pensato che i miei fratelli e sorelle LGBT sarebbero stati così importanti
Intervento del reverendo Tom Gordon* a un evento di Affirmation Scotland** tratto dal libretto Parents’ Guide pubblicato da Changing Attitude Ireland*** (Éire e Irlanda del Nord), il 30 aprile 2011, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Quando ho iniziato la mia carriera come pastore, quasi quarant’anni fa, tra tutte le cose che avrei potuto fantasticare di fare – e non chiedetemele! – non ho mai sognato di stare davanti ad un’assemblea sponsorizzata da Affirmation Scotland (se avessi avuto idea di cosa sarebbe stato) come pastore eterosessuale (non ho mai pensato ce ne potessero essere di altro tipo…), appoggiando i pastori gay, in una riunione prima di una Assemblea Generale, in un periodo di vitale importanza per la Chiesa.
Non l’ho mai sognato… perché non avrei mai potuto pensare che questo sarebbe stato un problema che sarebbe venuto alla ribalta come poi ha fatto; non avrei potuto credere che sarebbe stata una questione che avrebbe preoccupato la collettività della Chiesa, come ha fatto negli ultimi tempi; e non avrei mai pensato che mi sarebbe importato così tanto.
Ma eccomi qui… perché… in quarant’anni la società è cambiata oltre ogni limite. Ho avuto un padre, che era uno degli uomini più carini che avreste mai potuto incontrare, ma si riferiva ai gay come “checche” e e diceva che l’omosessualità era un’aberrazione malvagia. Adesso non avrebbe… E in quarant’anni la Chiesa è cambiata, ma ci vorrebbe troppo tempo per approfondire… e in quarant’anni io sono cambiato. Non sono più il cristiano dal viso fresco, ben rasato, astemio, indottrinato, che va ai gruppi di preghiera, fervente evangelico, certo di tutto come lo ero quando avevo vent’anni: grazie a Dio! Ma non conoscevo la mia fede come la conosco ora… non mi ero seduto accanto a persone morenti che erano tormentati dalla loro relazione con la Chiesa a causa della propria sessualità; non avevo abbracciato persone omosessuali in lutto perché non potevano soffrire apertamente per i loro partner; non ero diventato il migliore amico di un pastore gay e non avevo benedetto la sua relazione, e non avevo conosciuto la pena che ancora sopporta per la sua relazione con la sua confessione religiosa e la sua vocazione, a causa della sua sessualità; non avevo sancito la relazione di una coppia gay rifiutata dalla Chiesa; non avevo mai fatto il funerale ad una donna di ventotto anni e non avevo avuto un membro stretto della mia famiglia che fosse gay.
È cambiato così tanto… E ora mi ritrovo ad essere oggetto di una questione che non mi aspettavo mi appassionasse così. Perché? Perché mi importa così tanto? Perché ho pianto di fronte alla Commissione Speciale quando ero lì con mia moglie Mary, quando non me lo aspettavo e non volevo nemmeno farlo? Perché dovrei andare fino agli estremi confini della Terra per l’inclusione nella Chiesa, e comunque, cosa c’è al di là dell’inclusione? (L’accettazione non è più importante?) Perché dovrei dare il mio tutto per uno qualsiasi dei miei figli, gay o etero, come farebbero l’uno per l’altro? Perché dovrei sacrificare tutto quello che ho perché il mio nipotino di tre anni capisca quanto conti l’incoraggiamento, sia o non sia all’interno della Chiesa, a prescindere dalla sua sessualità?
Non per una campagna personale, o perché sono una persona monotematica… né perché sono su un determinato carro o un oratore improvvisato o perché sposo cause liberali… ma a causa della teologia… Ed ecco l’erudizione per questa sezione… saprete, per via della vostra profonda conoscenza della storia ecclesiastica e delle lingue classiche, che Agostino d’Ippona ha definito la teologia come “un ragionamento o una discussione riguardo la Deità”…
Il mio problema era… cosa sapeva Agostino d’Ippona della vita cristiana moderna? Che ragionamenti o discussioni si richiedevano? Sapevo chi era Dio, come fosse Dio… la mia fede era certa; la mia teologia, pura; le mie definizioni erano solide; sapevo cosa facevo… Ero il venditore di Dio, con una valigia piena di cose buone da vendere, cose in cui credevo, certezze di cui ero sicuro, una fede per la quale mi ero impegnato. Usavo io stesso i miei prodotti. Erano cose buone. Non prendevo in giro clienti ignari perché dovevo o perché ero pagato per farlo.
Volevo che avessero una vita migliore, che credessero come credevo io, che conoscessero Dio come io lo conoscevo: il Dio che mi ero portato appresso nella mia valigia di venditore. E da qualche parte lungo il cammino – probabilmente nel mio periodo all’ospizio – Dio mi disse: “Ascolta amico. Abbiamo bisogno di parlarne. Il mio amico, Agostino d’Ippona, aveva ragione, lo sai. Ci sono ragionamenti da fare e discussioni da affrontare. Credi di avermi intrappolato? Ma tu sai poco o niente di me. Non posso essere confinato nella tua valigia. Non sono una serie di prodotti da vendere. Ascolta, amico, abbiamo bisogno di parlarne…” Così sono stato coinvolto nella teologia, “un ragionamento o una discussione riguardo la Deità”… E il Dio che conosco ora, quasi non lo riconosco affatto… perché la sua grazia è troppo grande per me da concepire; il suo abbraccio di umanità è più bello di quanto io possa mai capire; la sua presenza creatrice è al di là della mia immaginazione… così, abbiamo un disperato bisogno di una accettazione della diversità teologica, che per me è l’accettazione della larghezza e della meraviglia di Dio.
E prima di essere accusato – come lo sono stato spesso durante gli anni – di non essere un cristiano autentico, o non abbastanza cristocentrico, lasciatemi continuare parlando di Gesù. Come so com’è Dio? Per via dell’Incarnazione… E cosa significa l’Incarnazione? Dio si è fatto carne cosicché tutta la creazione possa essere redenta; Dio è diventato carne, carne umana; carne sessuata; carne ferita; carne desiderata; carne amata; nella persona di Gesù… è così che posso sapere com’è Dio, pienamente umano; pienamente sessuato; pienamente ferito; pienamente desiderato, pienamente amato. E se è meno di questo, allora Dio è diminuito e intrappolato ancora nella nostra valigia.
Gesù ha rivelato un Dio che è meno di questo? Spero di no. Capisco tutto? No. Sono contento di aver intravvedere qualcosa, di capire un pochino, tanto da darmi speranza? Potete scommetterci che lo sono. La chiave è aiutare le persone a capire che la natura di Dio non può diventare uno sterile dibattito sulla Scrittura.
E questo Dio incarnato viene a redimere l’intera creazione… ognuno creato a sua immagine: certa gente, la gente che non è sicura, la gente che non conosco; gente omosessuale ed etero, gente di destra e di sinistra (e tutte quelle che stanno al centro), pastori e laici; cristiani e umanisti; io, il mio amico, mia figlia lesbica, mia figlia eterosessuale e mio figlio; mio nipote; voi… e tutti quelli che conoscete, che siano felici o feriti, sconfitti o guariti, chi si sente incluso e chi respinto, l’intera creazione… E se è meno di questo, allora Dio è diminuito e intrappolato ancora nella mia valigia.
Così, il Dio che conosco è un Dio che dà senso a cose a cui io non posso darne… il Dio che conosco è un Dio che ride al nostro desiderio di purezza della Chiesa e ci ricorda che quando siamo puri, non c’è apprendimento; dove c’è certezza non c’è crescita; dove ci sono solo leggi e dogmi non c’è la Grazia.
Come ci ha detto il defunto e compianto Roland Walls al New College negli anni ’70, “prendete tutti i libri di dogmatica e buttateli in un bidone… e metteteci un coperchio saldamente sopra… e sedetevi sul coperchio, solo per assicurarvi che il dogma non rispunti ancora fuori!” Non predicate dogmi del Regno alle persone; amatele e lasciate il resto a Dio… (e per farlo dobbiamo essere pazienti, non rigidi.) Così, non importa cosa diventa la Chiesa, Dio ti chiama a credere in Lui come Egli è. Come si è rivelato a te. Abbiamo sentito queste parole dette per noi nella nostra preghiera, all’inizio della giornata:
Ti amerò più di me stesso
E più di ieri;
Se ti è possibile farlo, dimostramelo
Tu sei il nuovo giorno.
Non importa quel che succede all’Assemblea Generale, Dio è sempre Dio, e Dio vi chiama a credere in un Dio che è al di là della immaginazione.
Non importa quali fratture appaiono nelle strutture della Chiesa, Dio vi chiama a credere in un Dio che non sarà mai spezzato o minacciato da quello che la Chiesa fa o non fa, perché è un Dio che, in primo luogo, non è stato mai intrappolato nella Chiesa!
Questa era parte della nostra preghiera di prima:
Quanto sei sconcertante Chiesa
ma quanto ti amo!
quante volte ho voluto
chiuderti in faccia le porte della mia anima
e quante volte ho pregato di morire
nella salvezza delle tue braccia.
Non importa quale dolore io e te stiamo attraversando, Dio ci chiama a credere in un Dio che ha ancora molto – così tanto che non potremmo mai immaginarlo – da rivelarci della sua natura, della sua grazia, della sua guarigione, della sua inclusione e della sua accettazione. Le storie della nostra vita che dobbiamo raccontare – le nostre testimonianze – sono potenti ed efficaci: parlano ad alta voce, oltre le parole e i dogmi, e creeranno un’apertura verso il Dio che cerchiamo di rivelare.
Non importa quale sia il rifiuto che sentite, o quale dolore proviate a causa del rifiuto delle persone che amate, credete in un Dio che è uscito rompendo la valigia e aspetta di accogliervi così come siete. Abbiamo bisogno di comunicare in modo intelligente e onesto anche con coloro che stanno al di fuori del nostro circolo. Non importa quanto conosciate Dio e siate certi della vostra fede, credete in un Dio che è più grande di quel che potreste mai sapere e che, anche se siamo aperti, vi batte sulla spalla e dice “Ascolta amico, abbiamo qualcosa su cui ragionare e di cui discutere…”
Non importa come vi sentite impauriti per quello che potrebbe accadere durante l’Assemblea Generale e quanta passione abbiate per la pace e l’unità della Chiesa, credete in un Dio che crede ancora in voi, e in ciò che sostenete e comunicate attraverso la compassione inclusiva e accogliente che mostrate ad un mondo che desidera ardentemente quell’immagine di Dio.
Non importa come vi potreste sentire o essere percepiti là fuori, credete in un Dio – questo Dio amante, stupefacente, sorprendente, vivo, incarnato – che è fuori e dentro le strutture, un Dio che sarà lì dove siete voi, dove sono io, dove sono i miei amici e le mie figlie… là, con le braccia spalancate dicendo “Sei mio”.
Il verso finale della musica condivisa con voi all’inizio dice:
La speranza è la mia filosofia
ha solo bisogno di giorni in cui esistere.
L’amore della vita significa speranza per me
Nato ad un nuovo giorno.
Voi siete il nuovo giorno. VOI, qui e ora, in tutto quello che rappresentate e in tutto ciò che fate, siete il nuovo giorno.
* Tom Gordon è un pastore della Chiesa di Scozia che ha prestato il suo ministero come parroco, per quindici anni, e come cappellano nell’ospizio oncologico Marie Curie di Edimburgo. È scrittore, poeta, insegnante e consulente e crede appassionatamente nell’inclusività della Chiesa e nell’offerta della Grazia di Dio a tutta l’umanità. È sposato con Mary e vive nell’East Lothian. Ha tre figli e due nipoti adorabili.
** Affirmation Scotland è un gruppo formatosi nell’ambito della Chiesa di Scozia, che si dedica al Vangelo e a una Chiesa caratterizzata dalla grazia, dalla compassione e dall’inclusione.
*** Changing Attitude Ireland è un network di persone etero, gay, lesbiche, bisessuali e transgender, laiche e ordinate, legato alla Chiesa d’Irlanda, espressione della Comunione Anglicana nella Repubblica d’Irlanda e nell’Ulster, che opera per la piena affermazione delle persone LGBT all’interno delle Chiese d’Irlanda.
Testo originale (PDF): I Think my Son or Daughter is Gay: Guidance for parents of gay children.