Non c’è bisogno di chiedere a Dio di farmi diventare etero
Riflessioni di Greg Coles pubblicate sul sito del Center for Faith, Sexuality & Gender (Stati Uniti) il 15 settembre 2017, liberamente tradotte da Antonino Pane
E’ una verità universalmente riconosciuta che un bravo ragazzo cristiano e integralista quando comprende di essere gay, trascorre anni in ferventi e appassionanti preghiere per chiedere a Dio di farlo ritornare etero. O almeno era ciò che ho fatto.
A cominciare dai 12 anni ho cominciato a misurare la mia vita spirituale in base ai miei progressi per raggiungere l’eterosessualità. Cercavo di notare le ragazze. E cercavo di non notare i ragazzi. Mi inventavo delle “cotte” e desideri romantici che in realtà non avevo per le mie amiche .
Cercavo persino di eccitarmi con foto di donne in abiti succinti, giusto per vedere se ne fossi stato in grado. (Pensandoci, non fu un’idea così geniale. Avevo solo dodici anni.) Ringraziando Dio, non sono mai riuscito a eccitarmi davanti a quella foto.
Anche mentre potevo fissare un poster di articoli in ufficio, non facevo altro che pregare, pregare e pregare. Se il buon Gesù era in grado di farmi tornare etero, probabilmente non lo stavo pregando abbastanza. Non facevo altro che pregare.
All’epoca mi sembrava impossibile che potessi fare qualcosa oltre che pregare per essere etero al 100%. Sentivo di molte persone gay che rifiutavano Dio, ma io non volevo diventare uno di quelli.
C’erano anche omosessuali che credevano nella Bibbia ma si sposavano tra di loro; comprendevo le loro ragioni, ma non abbastanza da accettarle del tutto. E poi sentivo le storie di quelli che erano ritornati etero, gli “ex-gay“.
Se non rientravo né tra i primi né tra i secondi, dovevo per forza far parte dei terzi. Sarei sicuramente guarito. E anche se non fossi mai arrivato nella terra promessa dell’Eterosessualità era mio dovere di cristiano continuare a pregare e a sperare. (In fondo Dio ama la costanza, no?)
Quindici anni dopo la penso ancora come il dodicenne che ero. Credo che, come seguace di Gesù, il matrimonio omosessuale non faccia per me. Credo ancora che sia meglio seguire Gesù. Credo ancora che Gesù possa fare tutto e che tutti noi siamo chiamati a pregare affinché sia fatta la sua volontà.
Ma ho smesso di chiedere a Dio di farmi ritornare etero. Ho smesso di voler essere etero. Se oggi mi chiedessi di scegliere tra una “super pillola che fa ritornare etero” e del paracetamolo, prenderei quest’ultimo.
Cos’è cambiato esattamente?
Ci sono tantissime risposte a questa domanda, e forse ne scriverò di altre nelle prossime settimane. Ma per ora mi concentrerò solo su uno dei motivi per i quali ho smesso di pregare per ritornare etero:
E’ possibile essere eterosessuale senza lodare Dio, ma è possibile anche lodarlo senza essere eterosessuale.
I cristiani che non accettano questa mia decisione di identificami come “gay” sono anche quelli che non tardano a ricordare che l’orientamento sessuale non sia una categoria biblica. E hanno ragione. Gesù e l’apostolo Paolo non avevano le nozioni che abbiamo noi adesso riguardo l’orientamento sessuale, e allo stesso modo non avevano account su Twitter o squadre di calcio preferite. Invece, consideravano tre principali categorie sessuali:
1) Il comportamento sessuale peccaminoso (secondo il nome greco porneia e il verbo porneuo, come si vede in Matteo 15:19 e nella Prima Lettera ai Corinzi. 6:18).
2) La lussuria peccaminosa (secondo il nome greco epithymia e il verbo epithymeo, come si vede in Matteo 5:28 e nella Prima Lettera ai Tessalonicesi. 4:5).
3) La sacra gestione del desiderio sessuale attraverso il matrimonio o la solitudine (trovato nel commento di Gesù sul matrimonio e sulla solitudine in Matteo 19, e nel commento di Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi). 7).
E qui c’è una cosa molto rilevante che riguarda queste tre categorie: tutte e tre sono rivolte sia agli omosessuali sia agli eterosessuali.
Gay o etero, abbiamo tutti voglie e comportamenti peccaminosi, anche se quel particolare peccato dipende dal nostro orientamento. Gay o etero la Bibbia ci offre delle vocazioni grazie alle quali possiamo scegliere di domare la nostra sessualità, anche se continuiamo a combattere contro le nostre predisposizioni peccaminose durante tutta la nostra vita.
Dopo la cacciata di Adamo ed Eva tutti noi portiamo i segni del peccato dentro di noi, ma portiamo anche l’immagine di un Dio che espresse con gioia, “E’ cosa buona e giusta!“.
Poche settimane fa sono andato da due miei amici, Dan e Nicole, per un barbecue. Io e Nicole ci mettemmo a parlare della sua nuova routine di allenamento che, secondo lei, l’avrebbe fatta acquistare un vero look da spiaggia. Le dissi, “Tu sei già bella”, perché era vero.
Un altro amico ci sentì e disse a Dan che era fuori in terrazza: “Greg sta flirtando con tua moglie!“. Abbastanza irritato feci per uscire fuori alla terrazza. Ma Dan mi disse, “Coles, non mi preoccupo che tu possa rubarmi mia moglie. Ed ho molte ragioni per pensarlo“.
E aveva ragione. Le probabilità che io potessi avere un flirt con sua moglie sono proporzionali alla mia voglia di haggis, che è inesistente. Non è che Nicole non è bella; non è neanche che io non le voglia bene.
Sono io che non sono incapace di provare qualcosa verso le donne. (E come ho detto, una volta ci ho persino provato). Le donne non mi attraggono così come non mi attrae la sacra gestione sessuale del matrimonio, che è condotta da molti eterosessuali.
C’è una specie di santità sessuale in me che gli altri miei fratelli eterosessuali e cristiani, credo, non riescono a sperimentare. Però il loro viaggio verso la santità sarà comunque possibile in qualche modo.
L’essere gay non mi rende una persona infelice come se fossi un errore del disegno divino. Io sono semplicemente infelice come lo sono tutti gli altri. Questa mia mediocrità però non m’impedirà di trasformarmi in un recipiente di grazia.
Dio è sempre il benvenuto se vuole farmi ritornare etero, così come è il benvenuto se vuole trasformare l’acqua in vino o tutto il cast di Hamilton in furetti giganti. Ma al momento non sembra interessato a fare niente di tutto ciò.
Quindi, in questi giorni, non prego per ritornare etero. Prego per innamorarmi ancora di più di Gesù, per essere ancora più attratto dalla sua santità. Se vuoi aiutarmi in questa mia preghiera, te ne sarei davvero grato.
* Il seguente testo è stato scritto da Greg Coles. Greg che fa parte del “The Center’s collaboration team” ed ha un dottorato di ricerca in lingua Inglese presso la PennState University, edc è autore di “Single, Gay, Christian: A Personal Journey of Faith and Sexual” (Single, Gay e Cristiano), Editrice IVP Books, 2017, 144 pagine .
Testo originale: You Don’t Need to Pray that God Makes Me Straight