Perché voi tutti, etero e gay, siete uno in Cristo Gesù!
Riflessioni bibliche di Paolo, volontario di Evangelici del Progetto Gionata, sul capitolo 5 del libro “Un percorso a Spirale” di Elizabeth E. Green (ed. Claudiana, 2020, 154 pagine)
C’è stato un momento critico nella storia della chiesa dopo la morte di Gesù, che aveva a che fare con l’estensione della grazia di Dio anche ai gentili. Non tutti gli ebrei che formavano il nucleo della chiesa delle origini vedevano di buon occhio le persone pagane, non ebree, che si erano unite ai primi credenti in seguito alla proclamazione del vangelo. In quel contesto storico, sia i giudei che i pagani si sentivano superiori rispetto all’altro gruppo e nutrivano notevoli pregiudizi l’uno verso l’altro. Alcuni dei giudei volevano addirittura obbligare i convertiti pagani a farsi circoncidere e a seguire la Torah.
L’apostolo Paolo affronta la questione nell’epistola ai Romani scrivendo: “Che dire dunque? Noi siamo forse superiori? No affatto! Perché abbiamo già dimostrato che tutti, Giudei e Greci, sono sottoposti al peccato, com’è scritto: «Non c’è nessun giusto, neppure uno.»” (Rm 3:9-10), e ancora: “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.” (Rm. 3:23-24). Qualsiasi vanto, quindi, viene escluso.
La teologa e pastora battista Elizabeth E. Green, nel capitolo 5 del suo libro “Un percorso a Spirale” (ed. Claudiana, 2020, 154 pagine), propone di utilizzare la stessa strategia utilizzata dall’apostolo Paolo, ampliando ciò che afferma nei confronti di Giudei e Greci, ad altre categorie sociali divise tra di loro.
Scrive: «Poiché dunque giustificati per grazia mediante la fede, nessuno può ritenersi superiore in base alla sua origine culturale o religiosa, condizione socioeconomica o genere. Davanti a Dio quindi, l’essere maschio o femmina, giudeo o greco, libero o schiavo, non comporta nessun vantaggio… ciò che prima poteva essere ritenuto motivo di vanto, ora è da considerare privo di valore» (p. 62).
Considerando la posizione dell’autrice, possiamo «pensare di estendere questa logica a chi oggi è oggetto di discriminazione analoga a quella che avveniva all’epoca nella chiesa, penso in particolare alle persone omosessuali, a cui viene perpetuata la stessa dinamica di esclusione subita da altri soggetti come le donne, gli stranieri, le persone di colore etc. (p. 62.) Dunque, qual è il vanto delle persone di un certo orientamento sessuale (etero)? Per quale legge? Delle opere, cioè di essere eterosessuale e non omosessuale? No, per la legge della fede. Il nostro Dio è forse solo il Dio delle persone eterosessuali? Non è Egli anche Dio di tutto il popolo arcobaleno? Certo è anche il Dio degli altri popoli.» (cfr. p. 63)
Secondo la Green, se andassimo a vedere ciò che Gesù ha detto circa l’omosessualità, saremmo delus* perché Gesù sulla identità sessuale, a differenza delle chiese, non ha niente da dire. L’esempio di Cristo piuttosto fu quello di cercare le persone emarginate, allontanate dal popolo e dalla chiesa: peccatori, pubblicani, lebbrosi, prostitute, pagani, donne mestruate (ritenute impure). Gesù andava controtendenza: non solo accoglieva a pieno titolo coloro che appartenevano a tali categorie, ma affermava che essi avrebbero preceduto nel Regno dei Cieli gli uomini vistosamente religiosi come i sacerdoti e gli anziani del popolo! (Mt. 21:31)
Il teologo Alberto Maggi, in una delle sue esegesi, ci ricorda che Dio non si manifesta nella legge ma nella vita, attraverso opere che comunicano vita. Fa parte della vita essere sempre nuova ed imprevedibile, e pertanto chi vuole restare al passo con questo dinamismo della manifestazione divina deve continuamente rinnovarsi. La legge fu data per mezzo di Mosè, la Grazia e la Verità per mezzo di Gesù Cristo. Quanti si vantano della vicinanza a Dio per l’osservanza della legge, non lo conoscono.
“Annulliamo dunque la legge mediante la fede? No di certo! Anzi, confermiamo la legge.” (Rm 3:31)
“Ma prima che venisse la fede eravamo tenuti rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la legge è stata come un precettore per condurci a Cristo, affinché noi fossimo giustificati per fede. Ma ora che la fede è venuta, non siamo più sotto precettore; perché siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo Gesù. Infatti voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù. Se siete di Cristo, siete dunque discendenza d’Abramo, eredi secondo la promessa.” (Gal 3:23-29)
In diversi episodi del vangelo, Gesù accoglie a braccia aperte le persone allontanate a causa della legge, riconoscendo in loro una grande fede. L’espulsione attuata da coloro che si ritenevano “discepoli di Mosè”, consente agli esclusi, di realizzare in Cristo la vera fede e la Salvezza.
Che il nostro sguardo di fede possa posarsi su Cristo, adempiendo in Lui la legge dell’Amore, incarnando appieno l’insegnamento della vita di Gesù sulla terra: Ama il prossimo tuo come te stesso.