Non mi sento rappresentato dai violenti di nessun tipo
Riflessioni di Massimo Battaglio
Ci sono momenti in cui non mi sento rappresentato. Per esempio, succede così quando leggo storie, perlopiù inventate, di sedicenti “ex gay” che sono “tornati alla normalità” con l’aiuto della Madonna. Scava scava, dietro queste narrazioni c’è sempre qualche organizzazione reazionaria, per nulla interessata alla questione omosessuale ma piuttosto attiva nell’ostacolare una legge giusta contro l’omofobia. Oppure, ci sono ciarlatani che, sulle cosiddette “terapie riparative”, ci campano. Spesso, i primi e i secondi coincidono.
Del pari non mi sento rappresentato da chi si difende dall’omofoba con la violenza e propaganda che questa è l’unica strada per ottenere davvero qualcosa. Scava scava, anche questi individui, per fortuna rari, fanno riferimento alla stessa parte politica. Sono cioè, tecnicamente, degli infiltrati.
E’ successo domenica scorsa. In un centro benessere, c’era un tipo piuttosto molesto che faceva il bullo per mostrare alla propria ragazza quanto fosse macho. E c’erano anche due ragazzi gay: uno noto blogger milanese e suo marito. Quando le molestie del bullo sono arrivate al culmine, il nostro blogger è intervenuto riprendendolo. Fin qui, benissimo. L’altro però, come era da attendersi, ha reagito con insulti omofobi. Al che, il marito del blogger è entrato in scena scagliandosi contro il macho per prenderlo a pugni.
E’ comprensibile che, all’annuncio della bravata sui social, molti abbiano avuto un moto di entusiasmo: era ora! Finalmente qualcuno reagisce! Non possiamo sempre e solo prendercele! Avremmo fatto lo stesso!
Io no. Non avrei fatto lo stesso. Ne sono certo. Quando, quarant’anni fa, ricevetti ben peggio di un insulto a bordo piscina, non feci affatto lo stesso. E non mi sento per nulla vigliacco per averle solo prese. Ancora oggi, non saprei da che parte cominciare per restituirle. Per me e per un altro novantanove percento abbondante di persone da tutti i giorni, l’unica soluzione è davvero una legge, non una presunta “legittima difesa”.
Si è sentita anche questa, tra le reazioni scomposte a questo episodio: “legittima difesa”. Ma per amor di Dio!
La “legittima difesa” non è una roba che si applica a capocchia quando fa comodo. E’ una categoria giuridica con cui si giustifica parzialmente un atto violento se è compiuto allo scopo di uscire da una situazione di reale pericolo. La legge italiana ammette cioè di intervenire con violenza per difendersi da un aggressore quando questi pone realmente a rischio la nostra incolumità fisica. Questo è l’unico caso in cui l’uso personale della forza può essere considerato legittimo, ancorché con moderazione. La forza usata deve essere infatti proporzionata a quella di chi sta offendendo. Vale a dire: non è legittimo difendersi con la pistola da chi ci sta solo tirando uno schiaffo.
Non ha quindi alcun senso parlare di legittima difesa se si usano le botte per riparare un insulto, sia perché non vi è proporzione tra l’insulto e le botte, sia perché l’insulto non genera alcun immediato pericolo per l’incolumità di nessuno. Ha ancor meno senso difendere da un insulto una terza persona, menché meno quando questa persona è in grado di autodifendersi.
E’ poi del tutto assurdo accampare qualunque tipo di difesa quando l’insulto è già stato commesso. In questo caso, l’unico modo per risarcire l’offesa è un regolare processo. Diversamente, non si parla di difesa ma di vendetta. E la vendetta è una circostanza aggravante, non un’attenuante.
Sappiamo benissimo che l’insulto omofobo è molto più grave di altri tipi di insulti. Lascia strascichi di malessere psicologico, coinvolge non solo la vittima ma tutti i suoi simili, eccetera. Ed è proprio per questo che stiamo lottando per l’approvazione di una legge che riconosca che una violenza compiuta con motivazioni omofobe merita un’aggravante. Ma io non mi sento rappresentato da chi pensa di sostituire la legge con la propria rabbia individuale, e usa i suoi blog per propagandare questa assurda idea.
E ai provitini, agli adinolfiani e ai pilloniani che già stanno gongolando per l’accaduto, rispondo: tranquilli. Come questi signori non rappresentano me, non rappresentano nessun altro. Se c’è stata qualche reazione del tipo “era ora”, è perché voi ci avete esasperati, non perché siamo diventati improvvisamente teorici della violenza. Ma sappiamo benissimo riconoscere un attivista sincero da un vostro infiltrato.